IN PAKISTAN DUE RAGAZZE RAPITE ED UCCISE PERCHE’ NON VOLEVANO CONVERTIRSI ALL’ISLAM

Rapite, ammanettate e strangolate per aver rifiutato di convertirsi all’Islam. È questa l’atroce fine toccata a due sorelle cristiane di 26 e 28 anni, Abida e Sajida, uccise a Makhan, villaggio a maggioranza cristiana non lontano dalla città di Lahore, in Pakistan.

Le ragazze, che lavoravano in una fabbrica di medicinali, in passato erano state molestate sessualmente in più di un’occasione da Muhammad Naeem e Mumtaz Khan, due colleghi musulmani, arrestati dalla polizia per l’omicidio delle due donne.

Gli indiziati avevano fatto richieste sempre più pressanti affinché le giovani si convertissero all’Islam, stando a quanto raccontato dal marito di Sajida, Mushtaq Masih, ai media locali.

Le due sorelle erano scomparse lo scorso 26 novembre. La famiglia, come ricostruisce l’agenzia Fides, aveva sporto denuncia per sospetto rapimento. Nei giorni scorsi, poi, la polizia ha annunciato il ritrovamento dei corpi. Entrambi rinvenuti con i polsi legati e i segni dello strangolamento.

Il sospetto è che ad uccidere per vendetta le due ragazze siano stati i colleghi arrestati dalla polizia nelle scorse ore. Sul caso il primo ministro del Punjab, Usman Buzdar, ha chiesto una relazione all’Ispettore Generale di Polizia.

“L’uccisione spietata di Abida e Sajida è una tragedia che mostra come la vita delle minoranze religiose in Pakistan sia appesa a un filo o sia senza valore”, scrive Nasir Saeed, Direttore della Ong CLAAS (Centre for Legal Aid Assistance & Settlement), in una nota inviata alla stessa agenzia di stampa.

“Stupro, rapimento, conversione forzata e perfino omicidio di ragazze cristiane sono fenomeni preoccupanti. Il governo non deve negarlo e ha il dovere di fermare la violenza sui cristiani”, incalza l’attivista.

Secondo Saeed, inoltre, “non vi sono molte speranze che la famiglia possa mai ottenere giustizia, poiché ottenere giustizia in Pakistan è molto costoso, il processi sono lunghi e le famiglie povere non possono sostenere le spese legali”. “Inoltre – ha aggiunto – quando l’autore di un crimine è musulmano e la vittima è cristiana, persuadere i giudici è molto più difficile, perché la religione gioca il suo ruolo in tutti i ceti sociali in Pakistan”.

La maggior parte della comunità cristiana che vive a Makhan, infatti, come succede anche altrove in Pakistan, è composta perlopiù da famiglie povere e non istruite che, in casi come questo, faticano a farsi giustizia.

Quello di Abida e Sjida, infatti, non sarebbe un caso isolato. Anzi. Episodi di molestie e maltrattamenti, come conferma a Fides il pastore protestante Amir Salamat Masihil, si verificano “quasi quotidianamente”.

“Le lavoratrici cristiane – ha detto il religioso, che conosce la famiglia delle vittime – sono maltrattate, affrontano l’odio e sono considerate inferiori ai musulmani, mentre le ragazze cristiane – soprattutto se avvenenti – vengono spesso molestate e sono oggetto di attenzione di uomini musulmani”.

“Queste due sorelle – ha concluso il sacerdote – hanno incontrato la morte solo perché erano cristiane, perché non hanno voluto abbandonare la loro fede in Cristo, fino alla fine”.

In Pakistan è in vigore dal 1986 una controversa legge sulla blasfemia che punisce anche con la pena capitale chi insulta o disonora il profeta Maometto e si presta a strumentalizzazioni contro le minoranze religiose.

Negli anni migliaia di persone sono state incriminate e chi ha cercato di cambiare la legislazione o l’ha criticata è finito assassinato dai fondamentalisti islamici, come il governatore del Punjab, Salmaan Taseer, o il ministro cattolico per le Minoranze, Shahbaz Bhatti. 

Il caso più eclatante dell’applicazione della legge è stato quello di Asia Bibi, la bracciante cristiana condannata a morte nel 2010 e rinchiusa in carcere per otto anni, prima di essere dichiarata innocente dalla Corte Suprema del Pakistan.

https://it.sputniknews.com/mondo/2021011310001494-non-volevano-convertirsi-allislam-due-sorelle-uccise-in-pakistan/

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