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SULLA GUERRA DEI DAZI SONO GLI STATI UNITI AD AVER CAPITOLATO

 

Donald Trump, come è noto, dopo aver imposto dazi doganali a quasi tutti i paesi del mondo ha fatto marcia indietro, ma perché ha preso questa decisione?

Secondo il giornalista di Fox Business specializzato in questioni finanziarie, Charles Gasparino, il motivo della marcia indietro della Casa Bianca  riguardo all’ambizioso piano tariffario va ricercato nella  forte pressione del mercato obbligazionario.

“Chiariamo cosa è successo, chi ha capitolato qui e perché. E, sai, non voglio dire questo, perché sono un patriota, sono americano, ma è la Casa Bianca che ha capitolato, secondo tutto quello che sento e tutte le mie fonti”, ha dichiarato Gasparino questo mercoledì, spiegando la situazione in diretta alla presentatrice e agli spettatori.

Secondo le sue fonti, il governo ha notato che qualcuno ha iniziato a vendere in massa i buoni del Tesoro degli Stati Uniti in suo possesso, portando il rendimento dell’obbligazione a 10 anni vicino al 5%, un segnale di allarme per l’economia.

I rendimenti delle obbligazioni a 10 anni sono aumentati fino al 4,51% prima di scendere al 4,45%, mentre anche le obbligazioni a 30 anni hanno registrato aumenti dei tassi. 

Nonostante i primi sospetti che fosse la Cina, uno dei maggiori detentori di obbligazioni degli Stati Uniti, il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha insinuato che è stato il Giappone, che ha iniziato a sbarazzarsi delle obbligazioni perché riteneva che non fossero più un buon affare. 

La vendita da parte del Giappone si è verificata durante i colloqui tra il paese asiatico e gli Stati Uniti riguardo all’introduzione dei dazi doganali.

Il giornalista ha spiegato che la vendita di obbligazioni da parte del Giappone avrebbe costretto l’amministrazione di Donald Trump a moderare la sua posizione, poiché un crollo del mercato del debito potrebbe paralizzare il sistema creditizio. Anche se il presidente canta vittoria  deciso di “prendere la vittoria” approfittando della situazione per negoziare accordi con diversi paesi, il cambio di rotta sarebbe stato una risposta diretta alla pressione finanziaria, non una concessione politica.

Il repentino aumento dei tassi pone una nuova sfida per l’amministrazione Trump, che in precedenza aveva indicato che la riduzione dei rendimenti dei buoni del tesoro è uno degli obiettivi della sua politica, quindi potrebbe causare la perdita di fiducia degli investitori nel più grande mercato del debito sovrano del mondo. (RT)

Evidentemente Donald Trump aveva fatto i conti senza l’oste, e l’oste, i mercati finanziari, si sono ribellati facendo fare marcia indietro al presidente degli Stati Uniti. Forse non aveva considerato che lui conta ben poco.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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