MESSICO E CANADA CEDONO A TRUMP., PECHINO RESISTE
Messico e Canada cedono alle pressioni di Donald Trump e in cambio il presidente statunitense blocca l’applicazioni dei dazi sull’importazione delle loro merci per trenta giorni, mentre Pechino annuncia misure analoghe.
Il Messico ha iniziato il dispiegamento di 10.000 elementi delle forze federali al confine con gli Stati Uniti, che rafforzeranno le operazioni di sicurezza e che, in particolare, avranno la missione di fermare il traffico di fentanil, ha riferito il quotidiano El Universal.
Altri obiettivi prioritari sono il controllo della migrazione irregolare e del traffico di armi dagli Stati Uniti al Messico.
Il trasferimento delle truppe fa parte degli accordi raggiunti dal presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, e dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nella telefonata che hanno tenuto lunedì.
Così, nelle prime ore di martedì, circa 990 agenti della Guardia Nazionale hanno viaggiato in aereo dal sud del paese verso le città di Tijuana, Sonoyta, Sonora e Matamoros, al confine con gli Stati Uniti, mentre via terra, 6.310 soldati sono già partiti per Tijuana, Tecate e Mexicali, nello stato di Baja California; Agua Prieta e Sonoyta, nello stato di Sonora; Piedras Negras e Ciudad Acuña, nello stato di Coahuila; Ojinaga, Puerto Palomas e Ciudad Juárez, nello stato di Chihuahua; Colombia, nello stato di Nuevo León e Playa Bagdad e Ciudad Mier, nello stato di Tamaulipas.
Sheinbaum ha precisato che il dispiegamento dei militari sarebbe avvenuto immediatamente per frenare la questione del fentanil. Come misura reciproca, gli Stati Uniti si sono impegnati a lavorare “per evitare il traffico di armi ad alto potere in Messico”.
Allo stesso tempo, è stato annunciato che le delegazioni di entrambi i paesi si incontreranno per affrontare le questioni della sicurezza e del commercio; misure che hanno portato alla pausa delle tariffe per un mese, dopo una conversazione telefonica.
La “pausa”, per il momento, ha una ragione: il dispiegamento militare del Messico ai suoi confini. Trump ha sottolineato che ci saranno 10.000 soldati messicani non solo per fermare il flusso di droga, ma anche per fermare il passaggio di immigrati “illegali” che entrano negli Stati Uniti.
Anche il primo ministro canadese Trudeau si è arreso alle richieste di Donald Trump.
“Ho appena avuto una bella telefonata con il Presidente Trump. Il Canada sta implementando un piano di controllo delle frontiere da 1,3 miliardi di dollari che rafforzerà la frontiera con nuovi elicotteri, tecnologie e personale, migliorerà il coordinamento con i nostri partner statunitensi e aumenterà le risorse per fermare il flusso di fentanyl. Circa 10.000 persone lavorano e lavoreranno per proteggere il confine”, ha detto Trudeau.
Inoltre, il Canada si sta impegnando a creare una task force sul fentanyl, a designare i cartelli come gruppi terroristici, a garantire un controllo delle frontiere 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e a lanciare una forza d’attacco congiunta Canada-Stati Uniti per combattere la criminalità organizzata, il fentanyl e il riciclaggio di denaro.
Anche per il Canada l’applicazione dei dazi è stata sospesa per trenta giorni. Chi ancora non si è piegato alle richieste di Trump è Pechino che ha annunciato l’applicazione di sanzioni in ritorsione a quanto fatto dalla Casa Bianca.
Martedì la Cina ha annunciato l’imposizione di tariffe su vari tipi di importazioni statunitensi. La misura è in risposta alle tariffe del 10% introdotte dall’amministrazione di Donald Trump.
Nel dettaglio Pechino ha deciso di imporre tariffe del 15% sul carbone e sul gas naturale liquefatto degli Stati Uniti e del 10% sul petrolio, sulle macchine agricole, sulle auto con motori di grande cilindrata e sui furgoni del paese nordamericano.
I dazi entreranno in vigore il 10 febbraio, si legge nel comunicato. La Commissione per le tariffe doganali del Consiglio di Stato ha precisato che “l’imposizione unilaterale di tariffe da parte degli Stati Uniti costituisce una grave violazione delle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), che non solo è inutile per risolvere i propri problemi, ma danneggia anche la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”.
Domenica scorsa, il Ministero del Commercio cinese ha annunciato che Pechino farà causa agli Stati Uniti davanti all’OMC per le tariffe imposte dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info