TRUMP NOMINA IL CUBANO-AMERICANO MAURICIO CLAVER-CARONE COME INVIATO SPECIALE PER L’AMERICA LATINA
Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato la designazione di Mauricio Claver-Carone come suo inviato speciale per l’America Latina, una mossa che sottolinea l’intenzione della sua nuova amministrazione di dare priorità agli affari dell’emisfero occidentale.
Questa nomina avviene in un contesto di crescente interesse per la regione, segnata da sfide legate alla migrazione, al traffico di droga e alle tensioni politiche in paesi come Venezuela, Cuba e Nicaragua.
Claver-Carone, di origine cubana, è una figura ampiamente conosciuta negli ambienti politici di Washington e dell’America Latina. Durante il primo mandato di Trump, ha svolto un ruolo chiave come consulente nel Consiglio di sicurezza nazionale, dove ha contribuito a definire la politica di sanzioni contro il governo di Nicolás Maduro.
Inoltre, è stato direttore della Banca interamericana di sviluppo, ha anche ricoperto ruoli di primo piano nel Dipartimento del Tesoro e nel Fondo Monetario Internazionale, dimostrando il suo interesse nel salvaguardare gli interessi strategici degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale.
Trump ha elogiato l’esperienza di Claver-Carone nel suo annuncio, sottolineando che “conosce la regione e sa come mettere gli interessi degli Stati Uniti AL PRIMO POSTO”.
La nuova amministrazione di Trump sembra configurare una squadra con una forte attenzione all’America Latina, nominando il cubano-americano Marco Rubio, alla carica di Segretario di Stato, e Christopher Landau, ex ambasciatore in Messico, per la posizione di sottosegretario di Stato.
La decisione della nomina di Mauricio Claver-Carone come inviato speciale per l’America Latina è piaciuta al membro del Congresso repubblicano Mario Díaz-Balart, anch’esso di origine cubana e acerrimo nemico del governo di Diaz Canel. Ha accolto con favore la decisione affermando che “Mauricio è un vero combattente per la libertà e si impegna a promuovere la democrazia e la libertà per coloro che soffrono sotto regimi oppressivi”, , riferendosi chiaramente ai governi di Cuba, Venezuela e Nicaragua. Strategia quella di attaccare continuamente i governi di Caracas, L’Avana e Managua che ha garantito a Mario Díaz-Balart la sua fortuna politica.
Secondo Diaz-Balart, una delle principali priorità di Claver-Carone sarà garantire la sicurezza nazionale degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale. Ciò include l’opposizione ad accordi che, a suo avviso, avvantaggiano dittatori come Maduro e i Castro, tanto perché sia chiara qual’è la posizione politica del prossimo presidente statunitense nei confronti di queste nazioni. Mi domando quali siano le azioni che i governi menzionati possono mettere in campo per minacciare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Ce li vedete Cuba, Venezuela e Nicaragua ad organizzare un’invasione armata contro gli Stati Uniti?
“Le dittature a Cuba, Nicaragua e Venezuela sono deboli e vacillano. Il 20 gennaio arriverà abbastanza presto”, ha aggiunto Díaz-Balart, lasciando intendere che l’amministrazione Trump cercherà di esercitare una maggiore pressione su questi governi, considerati minacce costanti alla sicurezza nazionale del paese a stelle e strisce per compiacere tutti i gruppi controrivoluzionari di Miami che evidentemente gli hanno garantito il voto e che aspettano che crolli il governo cubano per accaparrarsi per pochi spiccioli il settore turistico dell’isola.
La nomina di Claver-Carone riflette il cambiamento drastico nella strategia della politica estera di Trump che vuole concentrarsi sulle sfide e soprattutto sulle opportunità che offre l’emisfero occidentale, in contrasto con l’approccio più globale delle amministrazioni precedenti.
I temi prioritari includeranno l’affrontare le cause strutturali della migrazione di massa, combattere il traffico di droga e rafforzare i valori democratici nella regione attaccando frontalmente i governi ostili agli Stati uniti. Claver-Carone, con il suo curriculum nella progettazione e nell’attuazione delle sanzioni e nella difesa della democrazia, quella proposta dalla Casa Bianca che se non condivisa equivale a guerre sicure, sembra essere una scelta calcolata per guidare questa strategia.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info