CONTRO IL VENEZUELA RINASCE IL GRUPPO DI LIMA
L’opposizione venezuelana, come del resto era facile aspettarsi, non intende riconoscere la vittoria di Nicolas Maduro alle elezioni presidenziali che si sono svolte domenica nel paese sud americano.
Una serie di paesi del continente americano hanno dichiarato di non riconoscere la legittimità delle elezioni venezuelane affermando che sono state viziate da brogli e che quindi non rispetterebbero la volontà popolare. I paesi che si sono opposti ai risultati sono Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Perù, Uruguay e Repubblica Dominicana che potrebbero ricostituire il fallito Gruppo di Lima che negli anni scorsi si era opposto al risultato delle precedenti elezioni presidenziali del 2018 che avevano visto la vittoria di Nicolas Maduro.
In una dichiarazione il ministero degli esteri venezuelano ha descritto questi paesi come” nazioni subordinate a Washington e apertamente impegnate nei più sordidi postulati ideologici del fascismo internazionale”.
Caracas ha chiesto al suo personale diplomatico presente in questi sette paesi di tornare in patria e ha aggiunto che “affronterà tutte le azioni che attaccano il clima di pace e la convivenza”.
Prima che il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) emettesse il primo bollettino che ha dato come vincitore Maduro, con il 51,20% dei voti, contro il 44,2% del suo principale avversario, Edmundo González, alcuni leader e cancellerie latinoamericane, ostili al governo venezuelano, avevano già avvertito che occorreva rispettare i risultati e lavolontà popolare.
Questo raggruppamento di governi, che sembra una ripetizione dello scomparso Gruppo di Lima, emerso all’interno della Segreteria Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), non gode dell’appoggio del Brasile e della Colombia, come avvenuto invece in precedenza.
Le opinioni che non riconoscono i risultati forniti dalla massima istanza elettorale venezuelana sono state raccolte in un comunicato congiunto, rilasciato dai capi degli affari esteri di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay.
Nel secondo comunicato emesso da questi paesi, dopo che uno simile era stato redatto domenica sera, i governi di queste nazioni “manifestano la loro profonda preoccupazione per il risultato delle elezioni presidenziali” e “chiedono la revisione completa dei risultati con la presenza di osservatori elettorali indipendenti”.
Il ministro degli Esteri peruviano Javier González-Olaechea ha detto che diversi paesi della regione stanno “coordinando azioni congiunte” con l’obiettivo che “la volontà del popolo venezuelano venga indubbiamente rispettata” ed ha richiamato l’ambasciatore a Caracas.
Il presidente ecuadoriano, Daniel Noboa, aveva precedentemente informato di aver chiesto al suo ministro degli esteri, Gabriela Sommerfeld, “di adottare tutte le misure necessarie per convocare il Consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani per affrontare la delicata situazione che il Venezuela sta vivendo”. A questa richiesta si sono aggiunti il resto dei paesi di questo blocco che mette in discussione i risultati che danno a Maduro come vincitore.
Nel 2019, Caracas è uscita formalmente dall’OSA, che considera un “veicolo di intervento” che viola la sovranità dei paesi. Questo organismo non ha riconosciuto il trionfo di Maduro nelle elezioni del 2018 e ha spinto il Gruppo di Lima, che ha sostenuto l’autoproclamazione dell’ex deputato Juan Guaidó, che ha formato un assedio contro il Venezuela chiedendo l’imposizione di sanzioni al fine di aumentare la pressione e forzare l’uscita di scena del presidente venezuelano.
Uno degli ex membri di questo gruppo, il presidente uruguaiano, Luis Lacalle Pou, ha pubblicato suoi account social che il processo di “scrutinio era chiaramente viziato”, aggiungendo che “non si può riconoscere un trionfo se non ci si fida della forma e dei meccanismi utilizzati per raggiungerlo”.
Da parte sua, la presidenza del Costa Rica ha rilasciato una dichiarazione del presidente Rodrigo Chaves, nella quale esprime che il suo governo “ripudia categoricamente la proclamazione di Nicolás Maduro come presidente”, perché la considera “fraudolenta”.
Le dichiarazioni del capo di stato guatemalteco, Bernardo Arévalo, hanno avuto una sfumatura diversa da quella dei suoi colleghi perché, anche se chiede “risultati trasparenti, accurati e rispettuosi della volontà del suo popolo”, afferma che “i rapporti delle missioni di osservazione elettorale sono “indispensabili”.
Hanno espresso i loro complimenti a Nicolas Maduro per la sua vittoria elettorale i paesi aderenti all’ALBA TCP che in una dichiarazione celebrano la vittoria di Maduro “con grande gioia” e che il risultato delle elezioni “conferma la volontà anti-imperialista e anticolonialista del popolo venezuelano”.
In precedenza, il presidente venezuelano ha ricevuto telefonate di congratulazioni dal suo partner del Nicaragua, Daniel Ortega, e dall’ex presidente di Cuba, Raúl Castro. Allo stesso modo, i presidenti di Cuba, Miguel Díaz-Canel, dell’Honduras, Xiomara Castro, della Bolivia, Luis Arce, hanno scritto messaggi di sostegno a Maduro e al popolo venezuelano sulle reti sociali.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info
Gli ultimi articoli pubblicati:
- LA RUSSIA IN SETTEMBRE PRIMO ESPORTATORE DI GAS IN EUROPA
- UCRAINA LANCIA MISSILI BRITANNICI STORM SHADOW
- CORTE PENALE INTERNAZIONALE: MANDATI DI ARRESTO PER NETANYAHU E GALLANT
- EDMUNDO GONZÁLEZ IL NUOVO JUAN GUAIDÒ
- STATI UNITI AUTORIZZANO USO DEI MISSILI STORM SHADOW PER COLPIRE LA RUSSIA