L’IRAQ VUOLE ESPELLERE LE TRUPPE DEGLI STATI UNITI PRESENTI SUL SUO TERRITORIO
Il primo ministro iracheno ha dichiarato che il suo paese metterà fine alla missione militare degli Stati Uniti e della coalizione che la sostiene presente sul suo territorio.
“Sottolineiamo la nostra ferma posizione di porre fine all’esistenza della coalizione internazionale una volta che le giustificazioni per la sua esistenza sono finite”, ha detto venerdì il primo ministro iracheno Muhamad Shia al-Sudani in un comunicato.
Al-Sudani ha fatto l’annuncio un giorno dopo che gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco con droni contro una struttura delle Unità di mobilitazione popolare (UMP o Al-Hashad Al-Shabi, in arabo) a Baghdad (capitale dell’Iraq), uccidendo quattro persone, tra cui il vice comandante delle operazioni delle suddette forze popolari irachene a Baghdad, Mushtaq Talib al-Saidi (Abu Taqwa).
Al fine di arrivare all’espulsione delle forze straniere presenti sul territorio iracheno, il premier del paese arabo ha riferito che il suo governo sta formando un comitato per preparare accordi per porre fine in modo permanente alla missione occupante della coalizione guidata dagli Stati Uniti nel paese.
“Il governo sta fissando la data per l’inizio del lavoro del comitato bilaterale per porre fine in modo permanente alla presenza delle forze della coalizione internazionale in Iraq”, ha osservato l’ufficio del primo ministro iracheno nel comunicato. Il comitato comprende rappresentanti di Baghdad e della coalizione di occupazione.
Il premier iracheno ha sottolineato che l’attacco degli Stati Uniti del 3 gennaio 2020, in cui ha ucciso il tenente generale iraniano Qasem Soleimani e il vice comandante di Al-Hashad Al-Shabi dell’Iraq, Abu Mahdi Al-Muhandis, ha compromesso tutte le regole relative ai legami tra Baghdad e Washington.
Allo stesso modo, Al-Sudani ha ripudiato l’attacco di giovedì degli Stati Uniti alla sede delle forze popolari irachene, sottolineando che le UMP sono una parte inseparabile dell’esercito del paese.
L’attacco mortale degli Stati Uniti di giovedì ha suscitato l’ira dei gruppi di resistenza iracheni che hanno chiesto a Baghdad di porre fine alla presenza della coalizione nel paese. Un gruppo di legislatori iracheni ha anche chiesto l’espulsione dell’ambasciatore statunitense.
In Iraq ci sono circa 2500 soldati statunitensi e circa 900 in Siria come parte di quella che Washington sostiene essere una forza di combattimento contro il gruppo terroristico Daesh. Gli Stati Uniti continuano a mantenere la loro presenza, anche se i paesi arabi e i loro alleati hanno sconfitto il gruppo terroristico alla fine del 2017.
Secondo i funzionari statunitensi, da metà ottobre sono stati segnalati più di 118 attacchi contro le truppe degli Stati Unit in Iraq e Siria, mentre i sentimenti anti-americani stanno aumentando in tutta la regione a causa del fermo sostegno di Washington agli attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza assediata, in cui sono stati uccisi più di 22 mila palestinesi, la maggior parte dei quali donne e bambini.
Secondo il leader iracheno gli Stati Uniti sono presenti in Iraq per favorire Israele. (Hispan TV)
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info