STATI UNITI PRIMO ESPORTATORE DI PETROLIO IN L’EUROPA
Gli Stati Uniti non sono diventati solamente il più grande esportatore di gas naturale liquefatto per l’Europa ma anche il primo esportatore di petrolio nel vecchio continente.
Se a qualcuno la guerra tra Ucraina e Russia, con il conseguente allontanamento da parte dell’Europa del suo principale fornitore storico per i combustibili fossili. ovvero Mosca, dopo l’introduzione delle sanzioni economiche ha fatto comodo, sono sicuramente gli Stati Uniti che sono diventati il primo esportatore nel vecchio continente di gas naturale liquefatto e petrolio.
Avevamo analizzato la situazione delle forniture di gas statunitense all’Europa in un articolo alcuni giorni fa, adesso vediamo cosa sta succedendo con il petrolio.
Gli Stati Uniti stanno diventando il principale produttore di petrolio al mondo. Gli Stati Uniti hanno prodotto 13,2 milioni di barili al giorno (b/g) di greggio a settembre, secondo i dati pubblicati giovedì dall’Energyhttps://scenarieconomici.it/usa-esportazioni-petrolio-record/ Information Administration. Si tratta del livello di produzione mensile più alto di sempre, riporta Scenari Economici.
Le esportazioni di greggio statunitense sono state vietate tra il 1975 e il 2015. Per 40 anni, la produzione statunitense poteva essere venduta all’estero solo se veniva prima raffinata e poi esportata come prodotto petrolifero.
La fine del divieto ha aumentato drasticamente le opportunità di mercato per la produzione statunitense, stimolando così una maggiore produzione e creando più affari per le compagnie petrolifere e i proprietari di navi cisterna, continua l’articolo.
Opportunità di esportazione in Europa che si sono moltiplicate con lo scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina con il conseguente impedimento all’acquisto del petrolio russo ad un prezzo superiore ai 60 dollari al barile.
Secondo i dati forniti dal fornitore di informazioni sulle materie prime Kpler gli Stati Uniti hanno esportato nel periodo che va da gennaio a novembre 2023 una media di 4 milioni di barili di petrolio al giorno con un incremento del 19 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel mese di novembre la media giornaliera di esportazione a raggiunto un nuovo record toccando i 4,45 milioni di barili giornalieri.
L’Europa alla ricerca di nuovi fornitori per il petrolio si è rivolta verso gli Stati Uniti. Secondo i dati di Kpler nel periodo che va da gennaio a novembre di questo anno nel vecchio continente sono arrivati in media 1,83 milioni di barili di greggio al giorno con un aumento del 26 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
La quota di importazione di petrolio dell’Europa sul totale delle esportazioni di greggio statunitense è passata dal 36 per cento dell’anno scorso al 46 per cento attuale, mentre la quota dell’Asia è diminuita passando dal 47 per cento del 2022 al 41 per cento dell’anno in corso.
“In termini volumetrici, quest’anno la storia è stata tutta incentrata sull’Europa”, ha dichiarato a FreightWaves Reid I’Anson, analista senior di materie prime presso Kpler. “L’Europa continua a dipendere sempre più dall’energia statunitense, non solo per il GNL ma per tutti i settori”.
Insomma appare chiaro che le imprese energetiche statunitensi, assieme a quelle degli armamenti, si stanno sfregando le mani per i lauti guadagni che questa guerra stanno portando ai loro portafogli. In fondo non dimentichiamo che uno degli obiettivi degli Stati Uniti era proprio sostituirsi alla Russia quale primo fornitore per il vecchio continente. Non potendolo fare con prezzi più bassi quale migliore mossa se non inventare una guerra e pretendere poi, con l’adozione di sanzioni che venisse reciso il cordone che legava l’Europa alla Russia?
E noi, per meglio dire, la nostra classe politica sempre pronta ad asservire gli interessi statunitensi c’è cascata in pieno. .
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info