IL PARLAMENTO BLOCCA LA VENDITA DI ARMI AI PAESI IN GUERRA MA I MERCANTI DI MORTE SANNO COME AGGIRARLA
“Nei primi sei mesi del 2020 il governo italiano ha inviato all’Arabia Saudita armi e munizioni, per la maggior parte pistole e fucili semiautomatici, per un valore di 5,3 milioni di euro. E anche il governo degli Emirati Arabi Uniti (Eau) ha ricevuto dall’Italia spedizioni di armi di tipo militare per un totale di 11 milioni di euro”. Lo denuncia Avvenire all’indomani del voto parlamentare che dovrebbe fermare il traffico di armi verso i paesi in guerra, ma che difficilmente ci riuscirà. Infatti prolunga un divieto che viene abilmente aggirato. Nonostante i proclami ufficiali “nel luglio del 2019 – come riporta Osservatorio Diritti – la Camera dei deputati aveva approvato una mozione che impegnava il governo italiano a sospendere per 18 mesi l’esportazione di bombe aeree e missili verso questi due stati, a causa del loro coinvolgimento nel conflitto che dal 2015 sta infiammando lo Yemen”. esprime soddisfazione per il voto della Commissione Esteri della Camera, sulla proroga ed estensione dello stop all’autorizzazione di licenze per l’export di armamenti italiani destinati ad alimentare il conflitto in Yemen. Una decisione che arriva dopo quasi 6 anni di una guerra che ha già causato centinaia di migliaia di vittime, tra cui oltre 12 mila civili.
“Sono state confermate le misure della risoluzione votata nel giugno 2019 verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti – commenta Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – e finalmente accolte le nostre richieste di estensione del provvedimento per lo stop verso tutti i Paesi membri nella coalizione saudita, autrice di decine di migliaia di raid aerei nel Paese anche verso obiettivi civili. Senza limitarsi, questa volta, a bloccare la vendita solamente di bombe d’areo e missili, ma valutando anche altre tipologie di armi prodotte in Italia”.
In particolare Oxfam ritiene cruciale anche l’invito all’Italia “a giocare un ruolo più rilevante nella risoluzione della crisi, attraverso un maggiore impegno sia diplomatico che umanitario, sostenendo inoltre l’apertura di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto”.
La risoluzione impegna il governo italiano a mantenere in essere la sospensione della concessione di nuove licenze, per bombe d’aereo e missili, anche oltre la scadenza dei 18 mesi, prevista per gennaio 2021, e «a valutare la possibilità di estendere tale sospensione anche ad altre tipologie di armamenti fino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace.
Il voto della commissione Esteri della Camera sulla proroga ed estensione dello stop all’autorizzazione di licenze per l’export di armamenti italiani verso i Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen va anche oltre, rispetto alle decisioni del 2019 (prese dalla precedente maggioranza di Governo) chiedendo di “adottare gli atti necessari per revocare le licenze in essere”, che quindi non potranno più essere riattivate una volta terminata la sospensione. Nel testo si chiede di valutare infine la possibilità di adottare mirate misure sospensive nei confronti di tutti i Paesi coinvolti attivamente nel conflitto in Yemen e dunque non solo verso i due principali attori del conflitto, come da mesi chiedono le nostre Organizzazioni.
“Si tratta certamente di passi positivi sia perché, come già fatto da altri Paesi prima dell’Italia – si legge in una nota diffusa da Amnesty International Italia, Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo – si prolunga lo stop all’invio di materiale militari sicuramente utilizzati in passato per colpire la popolazione civile, sia perché viene ora prefigurata la prospettiva di estendere tale blocco.
Le nostre Organizzazioni chiedono ora al Governo di recepire in maniera rapida le indicazioni provenienti dal Parlamento, in modo che la sospensione continui a rimanere effettiva anche dopo la sua prima scadenza senza soluzione di continuità. Chiediamo, inoltre, che tutte le valutazioni su ipotesi di ulteriori passi, sia rispetto all’allargamento di tipologie di materiali oggetto di blocco, sia come allargamento dei Paesi oggi destinatari delle armi, siano prese in considerazione rapidamente e soprattutto implementate concretamente appena possibile. Chiediamo infine al Governo di farsi protagonista di una iniziativa a livello europeo volta ad un embargo completo su tutti i sistemi d’arma verso gli attori coinvolti nel conflitto e verso i Paesi che commettono violazioni di diritti umani o addirittura crimini di guerra; ricordiamo che lo scorso 17 settembre il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che chiede di “avviare un processo finalizzato ad un embargo dell’UE sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita e altri membri della coalizione a guida saudita”. La decisione odierna del Parlamento italiano è molto positiva ma per essere sicuramente efficace nella risoluzione del conflitto in Yemen deve essere a nostro parere propedeutica ad iniziative congiunte di livello internazionale.
Invitiamo inoltre l’Italia a rafforzare il suo sostegno anche finanziario alle iniziative umanitarie di aiuto la popolazione civile yemenita e alle iniziative diplomatiche per la piena risoluzione del conflitto e l’instaurazione della pace in Yemen”.