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TRIBUNALE LONDINESE INDAGHERA’ SU MORTI SOSPETTE IN AFGANISTAN 

 

Un tribunale di Londra ha aperto un’indagine pubblica su almeno 30 presunti casi di esecuzioni extragiudiziali di civili in Afghanistan per mano delle forze speciali britanniche. Più di 80 morti sono attribuibili a questo tipo di atti di violenza, perpetrati tra la metà del 2010 e la metà del 2013, ha riferito lunedì lo studio legale Leigh Day.

Il giudice Charles Haddon-Cave, che presiede l’indagine, studierà sia i presunti omicidi che la risposta data dal Ministero della Difesa e da altre autorità militari alle rivendicazioni delle famiglie delle vittime per anni. I parenti denunciano di non aver ricevuto risposte alle loro domande e ora sperano che il processo “metta fine al “muro del silenzio” e all’ostruzione che hanno affrontato nell’ultimo decennio”, ha detto l’avvocato Tessa Gregory.

Le famiglie vogliono che il processo “garantisca che vengano trovati i  responsabili”, ha detto l’avvocato, che ritiene che questa responsabilità “dovrà coinvolgere quelle persone di alto livello nelle forze armate e nel governo che sono responsabili della gestione e della supervisione delle nostre forze d’elite”.

Il comunicato riporta la testimonianza di due cittadini afgani che hanno subito violazioni e attacchi indiscriminati nelle loro case. Uno di loro, di nome Mansur Aziz, ha ricordato che la sua casa “è stata violata da stranieri” nel 2012, in un’operazione in cui suo fratello, sua cognata e due figli “sono stati gravemente feriti mentre dormivano nel loro letto”. “Vogliamo sapere la verità e perché è stata la nostra casa ad essere perquisita”, ha affermato.

Saifullá, ha perso suo padre, i suoi due fratelli e un cugino nel febbraio 2011. “Io e la mia famiglia abbiamo chiesto al team investigativo di fornirci la verità e di spiegare perché e su quali basi abbiamo dovuto passare attraverso questa crudeltà”.

Durante le udienze saranno chiamati a testimoniare i  parenti e varie persone coinvolte nei fatti, compresi funzionari ministeriali e membri della polizia militare reale britannica. Le prove indicano che numerosi membri del comando e consulenti legali delle forze speciali erano a conoscenza delle preoccupazioni su queste morti, ma non hanno informato le forze di polizia, mentre un ufficiale britannico si è riferito a uno di questi incidenti come “l’ultimo massacro”.

Gli avvocati sostengono che c’era un “modello diffuso di esecuzioni extragiudiziali” da parte delle forze speciali britanniche (UKSF), e citano il caso di un soldato che ha detto a un ufficiale che durante le operazioni “tutti gli uomini in età per combattere” dovevano essere uccisi, indipendentemente dal fatto che rappresentassero una minaccia reale o che fossero disarmati.

Inoltre, lo studio ha trovato in documenti ceduti dal Ministero della Difesa indicazioni di tentativi di coprire il problema, così come di “pressioni politiche” al comando militare per non indagare sugli ufficiali di più alto rango e di chiusure di casi di revisione giudiziaria “fornindo informazioni altamente fuorvianti e false”. (RT)

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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