Il gruppo Wagner si ritiraIl gruppo Wagner si ritira

PRIGOZHIN FERMATO DALLA DIPLOMAZIA 

 

Chi sperava nella cavalcata vittoriosa del prode cavalier Prigozhin in direzione Mosca è rimasto deluso, chi sperava nella guerra civile in Russia ha fatto male i propri conti, chi vedeva alle porte il ribaltamento del fronte di guerra in Ucraina con l’avanzata vittoriosa di Kiev grazie alla confusione che si sarebbe prodotta in tutto il territorio della Federazione Russa non ha dormito un sonno tranquillo stanotte.

Insomma tutte le cassandre che hanno affollato i nostri mezzi di informazione ieri che auspicavano un cambio di governo in Russia dopo una sanguinosa guerra tra Putin e Prigozhin hanno fallito miseramente le loro analisi e le loro speranze, per il momento, sono drammaticamente state deluse dagli eventi successivi. Nessuno avrebbe pensato che Prigozhin avrebbe girato i tacchi e sarebbe tornato indietro a meno di 200 chilometri dal suo, auspicato da molti, ingresso trionfale nella Piazza Rossa con la spada grondante di sangue.

Ma come spesso accade tra fantasia e realtà la distanza è notevole. Cosa resta oggi  quindi dei fiumi di parole gettate al vento da analisti, commentatori e giornalisti che ieri hanno affollato il nostro etere? Nulla ovviamente.

Ma si sa, fare autocritica e ammettere di aver sbagliato tutto non è cosa facile quando si devono ripetere a pappagallo le veline di Washington. Allora adesso tutti si concentrano sulla debolezza del governo russo e di Putin che non ha autorizzato l’esercito russo e i reparti speciali a fermare Prigozhin durante il suo avvicinamento a Mosca. Per questi, che dicono di essere esperti, Putin avrebbe dovuto impiegare le forze speciali e l’esercito per fermare in un bagno di sangue i membri del gruppo Wagner, che è miracolosamente passato da sanguinaria milizia mercenaria colpevole dei più indicibili crimini di guerra a plotone di ribelli che stanno lottando contro la corruzione e il malaffare delle forze armate russe. 

Tutti i telegiornali stanno ponendo l’accento sul fatto che Putin, essendo debole, non ha autorizzato l’uso della forza contro il gruppo Wagner. Come se aver risolto una crisi senza spargimento di sangue sia un demerito di un capo di stato. Ma mettiamoci d’accordo una volta tanto. Se Putin avesse autorizzato l’uso della forza e sul campo fossero rimasti centinaia di morti avrebbero gridato allo scandalo, avrebbero riempito con fiumi di parole pagine e pagine di giornali affermando che il presidente russo è, come del resto da sempre affermato un sanguinario dittatore senza scrupoli che massacra pure i suoi concittadini per mantenere il potere, e via dicendo.

Ma siccome la crisi è stata risolta in modo pacifico allora Putin è un debole, uno che non sapeva come risolvere l’insurrezione, un presidente che ha dovuto chiedere aiuto all’alleato bielorusso. Magari a qualcuno non sarà venuto in mente che, secondo quanto dichiarato da Alexander Lucashenko,  stava trattando con Prigozhin fin dalle prime ore della mattina e quindi, per non mandare a monte la trattativa, dal Cremlino abbiano deciso di lasciare fare la galoppata verso Mosca al prode cavaliere senza interferire ma solamente controllandola in attesa di quanto stava accadendo.

Pensare di risolvere una crisi grave come quella di ieri in Russia senza lanciare tonnellate di bombe e lasciare sul campo centinaia di morti non fa, evidentemente, parte della diplomazia statunitense e di conseguenza neppure di quella europea che vedono la risoluzione dei problemi internazionali solamente con l’uso della forza bruta: la democrazia che esportiamo nei paesi guidati da dittatori ha un prezzo che deve essere pagato con il sangue.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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