VENTI ANNI FA LA PROVETTA DI COLIN POWELL SEGNAVA L’INIZIO DELLA SECONDA GUERRA DEL GOLFO
Venti anni fa, il 5 febbraio 2003, il Segretario di Stato degli Stati Uniti Colin Powell si presentava al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con in mano una provetta contenente borotalco, ma fece credere a tutti che invece contenesse antrace sviluppata dall’allora nemico numero uno della Casa Bianca Saddam Hussein.
Quella sceneggiata permise, nonostante il Consiglio di Sicurezza non avesse dato il suo benestare, agli Stati Uniti di iniziare la seconda guerra del golfo contro l’Iraq di Saddam Hussein che causò centinaia di migliaia di morti tra la popolazione civile. Sceneggiata mai condannata dalla sempre attenta comunità internazionale che attua secondo il classico e collaudato doppiopesismo.
A venti anni da quell’infausto giorno il Vice Ministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov commenta alla testata giornalistica «Vzglyad» e all’agenzia d’informazione «RIA Novosti quanto avvenne.
“L’immagine di Colin Powell, che mostra una provetta con presunta polvere di antrace, è diventata da tempo un sinonimo dell’ipocrisia e della sicurezza dell’élite dominante statunitense nella propria impunità, nell’indiscutibile diritto di insegnare con arroganza al resto del mondo, usando la forza contro un nemico deliberatamente debole per mantenere la propria egemonia globale.
Invece, da persona perbene, Colin Powell successivamente non ha nascosto di essere stato costretto a mentire, obbedendo all’ordine. Ammettiamo persino che fosse tormentato dalla coscienza che non è caratteristica della classe politica americana, in linea di principio, dei leader della generazione moderna.
Nelle realtà geopolitiche in rapido mutamento, gli Stati Uniti sono ormai oggettivamente impossibilitati a ricorrere all’uso della forza ogni volta che lo desiderino, senza gravi conseguenze per se stessi. L’ignominiosa fuga dall’Afghanistan ha delineato i limiti delle capacità militari americane, ma, come dimostra l’intervento americano in Ucraina nel ruolo di parte del conflitto, non li ha convinti ad abbandonare vecchie abitudini e maniere, né la solita retorica aggressiva e sfrenata.
Tuttavia, gli americani dovranno ancora riadattarsi alle nuove condizioni, liberandosi della sindrome «a noi tutto è permesso», che si è manifestata così chiaramente nello scandalo della provetta. D’ora in poi dovranno anche fare i conti con Russia e Cina, nonché con altri grandi attori internazionali che stanno plasmando un ordine mondiale multilaterale, più equo.
È inutile sperare che il ricordo di quanto accaduto 20 anni fa venga sepolto nelle sabbie mobili della storia
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info