LA MONSANTO BATTUTA IN MESSICO DA UNA PICCOLA APICULTRICE
Dal settembre 2017 il Servizio alimentare e agricolo messicano ha revocato il permesso alla Monsanto di coltivare soia geneticamente modificata in sette stati. Una vittoria dei popoli indigeni la cui economia e sopravvivenza era stata messa a rischio.
Per una volta Davide ha battuto Golia. Tutti capiamo chi è Golia in questa storia ma è doveroso che tutti sappiano altresì che Davide in Messico si chiama Leydy Pech, una piccola donna che due giorni fa ha ricevuto per questo il prestigioso premio della Goldman Environmental Foundation, il Nobel dell’ambiente, “ed è un vero peccato che in Italia non abbia trovato alcuna eco”, commenta Mosaico di pace.
Leydy Pech è un’apicultrice indigena Maya che abita a Hopelchén, nel piccolo Stato messicano della Campech. Leydy Pech da qualche tempo si era resa conto della moria anomala delle sue api e alla fine capì che ciò era dovuto alle piantagioni estensive di soia transgenica che la Monsanto aveva disseminato dalle sue parti grazie a una concessione governativa. Per il diritto internazionale e per le leggi messicane, per poter concedere il permesso di quelle coltivazioni, il governo deve ottenere il consenso delle popolazioni indigene. Ebbene di 34 etnie che abitano quell’area, solo 6 erano state ascoltate. Leydy Pech non ha perso tempo ed ha organizzato una coalizione che è riuscita a portare i vertici messicani della Monsanto fino alla Corte Suprema che, dopo lungo ed aspro dibattimento in cui si sono esercitati i migliori avvocati messicani a servizio della multinazionale, ha confermato che il governo ha violato i diritti costituzionali dei Maya. Per questo ha sospeso la piantagione di soia geneticamente modificata.
Fonte: Mosaico di pace
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