IL CONFLITTO TRA RUSSIA ED UCRAINA HA ACCELERATO LA DEDOLLARIZZAZIONE DELL’ECONOMIA
Zoltan Pozsar, stratega e amministratore delegato della banca svizzera Credit Suisse, sulle pagine del Financial Times rileva, tra le altre cose, che il conflitto in corso tra Ucraina e Russia sta accelerando il processo di dedollarizzazione dell’economia globale.
L’Amministratore Delegato di Credit Suisse rileva che attualmente i surplus commerciali di Russia, Cina e Arabia Saudita hanno raggiunto livelli record ma le eccedenze non vengono più convertite nei tradizionali attivi di riserva in dollari.
Invece del dollaro, questi Paesi investono principalmente in oro e materie prime e realizzano anche investimenti geopolitici. L’eccedenza residua è detenuta in depositi bancari in forma liquida per garantirne il pronto utilizzo.
Una delle tendenze economiche che il conflitto tra Ucraina e Russia a causato è senza dubbio l’accelerazione della dedollarizzazione dell’economia mondiale. Questo processo oramai inarrestabile era già iniziato anni fa ma gli ultimi eventi lo hanno senza dubbio accelerato.
Inoltre, la de dollarizzazione è fondamentalmente accelerata da tre tendenze principali: i pagamenti in valute nazionali riducono notevolmente il ruolo del dollaro come valuta mondiale, le valute digitali delle banche centrali permetteranno di effettuare transazioni senza utilizzare l’infrastruttura del sistema finanziario occidentale e le riserve impiegate in titoli del debito pubblico statunitense sono in calo.
La fiducia nel dollaro come moneta di riserva dei paesi emergenti e di quelli che non si sono allineati alle politiche di Washington con il passare degli anni è sempre più affievolita. In particolare molti paesi temono che le loro riserve detenute presso le banche o nel debito pubblico statunitense da un momento all’altro, per il mutamento delle condizioni politiche, possono essere congelate e gettare quindi il paese in gravi difficoltà economiche.
In questo gli esempi non mancano, ricordo che al Venezuela sono stati congelati presso le banche statunitensi diversi miliardi di dollari ed altrettanti miliardi in riserve d’oro si trovano bloccate presso la Banca d’Inghilterra, alla Federazione russa, dopo l’inizio del conflitto, sono stati congelate riserve per almeno 300 miliardi di dollari.
Dopo l’arrivo dei talebani al governo dell’Afganistan l’amministrazione statunitense ha congelato 9 miliardi di dollari mettendo sul lastrico il nuovo governo. Insomma se da un momento all’altro una nazione assume una posizione politica diversa da quella degli Stati Uniti. per sanzionarla e farla desistere dalla loro scelta sovrana su un determinato argomento, rischia di vedersi congelare gli attivi. Per questo molti paesi stanno diversificando gli investimenti per tutelare i propri attivi.
La creazione di nuove piattaforme per le transazioni internazionali e la scelta di molti paesi di commerciare con le proprie monete sta mettendo in serio pericolo il ruolo egemone del dollaro nelle transazioni internazionali. Come non ricordare la decisione dell’Arabia Saudita di iniziare a vendere il proprio petrolio alla Cina in iuan oppure i tentativi di commercio della Russia con Iran e Turchia usando le proprie monete nazionali.
Quindi, se da un lato si voleva, con la guerra contro la Russia, isolare il paese euroasiatico, dall’altro, al momento, il risultato è stato quello di accelerare i tentativi di integrazione tra le potenze economiche attorno ad un nuovo polo economico dove la stessa Russia e la Cina ne fanno i promotori indiscussi. La strategia della Casa Bianca di isolare la Federazione Russa sembra destinata al fallimento a meno che le menti contorte che ci governano non ci portino alla terza guerra mondiale.
Cosa questa purtroppo non scontata dato che la forza degli Stati Uniti si basa proprio sulla possibilità, grazie al dollaro, di scaricare sull’intero mondo il loro colossale e inarrestabile aumento del debito pubblico. Per questo diventa davvero anacronistica e surreale la discussione che in questi giorni affolla la stampa internazionale sull’aumento del tetto del debito pubblico statunitense. E’ una tragica commedia che si risolverà, come del resto così si è risolta innumerevoli volte nel passato, con l’aumento del tetto all’infinito.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info