Il presidente cinese Xi JinpingIl presidente cinese Xi Jinping

ITALIA INFESTATA DA SPIE CINESI?

 

Nei giorni scorsi una notizia ha scombussolato la tranquillità politica del nostro paese, mi riferisco alle 11 cellule di spionaggio cinese mascherate dietro a semplici centri specializzati in pratiche scoperti nel nostro paese. Una scoperta che però era ben conosciuta dal nostro Ministero degli Interni.

I centri messi sotto la lente della nostra poco informata stampa nazionale erano dei semplici centri di ascolto specializzati in pratiche per i cittadini cinesi residenti nel nostro paese, una specie di CAF, centri di assistenza fiscale. Ma a differenza dei nostri CAF i centri di ascolto cinesi avrebbero nascosto, secondo quanto ipotizzato, al loro interno una vera e propria struttura di spionaggio e di pressione verso i dissidenti cinesi residenti in Italia per farli tornare in patria.

Secondo il presunto  scoop giornalistico dentro queste strutture, trasformate di fatto in comandi della polizia cinese in Italia, vi si trovano veri e propri agenti segreti camuffati da poliziotti al soldo del governo di Pechino che perseguitavano i dissidenti cinesi presenti sul nostro territorio con torture, rapimenti forzati per poi rimpatriarli illegalmente, minacciavano le loro famiglie in patria per convincerli a rientrare in Cina. Ma lo scoop non si ferma qui: infatti la polizia cinese che conduceva pattugliamenti congiunti  con le nostre forze dell’ordine avrebbe svolto un ruolo primario nella conduzione dei soprusi verso i loro concittadini oltre ad aver condotto vere e proprie azioni di spionaggio nel nostro paese. 

Il presunto  scoop giornalistico si basava su un rapporto redatto da una ong spagnola, la Safeguard Defenders, che però non ha la sede nel paese iberico ma in Cina. Il rapporto preso in esame non fornisce però alcuna prova riguardo al fatto che in Italia ci siano stati casi di abuso. Riporta solo alcuni casi sporadici avvenuti in Olanda ed altri paesi nordeuropei. Il passo è stato breve: se casi di abusi si sono verificati in Olanda allora perché non devono aver avuto luogo anche in Italia.

Ma chi è Safeguard Defenders? La ONG risulta avere il suo quartier generale in Spagna. ma giusto quello. In realtà è l’erede di una vecchia ONG che aveva sede a Pechino. si chiamava China Action. e stando ai media cinesi riceveva cospicui finanziamenti dal nostro caro amico NED, la National Endowment for Democracy, l’arci nota agenzia governativa statunitense specializzata in regime change e rivoluzioni colorate

come si legge dal sito, negli anni, aveva tirato su una rete di sportelli che offrivano sostegno legale gratuito, rivolto in particolare alle vittime di presunti abusi da parte di forze di polizia e amministrazioni locali, in particolare i seguaci del movimento Falun Gong, la setta esoterica fondata nel 1992 dal leader spirituale Li Hongzhi, che nel 1999 in un’intervista al Los Angeles Times aveva dichiarato che “all’inizio di questo secolo gli alieni hanno cominciato a invadere la mente degli umani”, spiega Giuliano Marrucci in un video del canale televisivo on line Ottolina TV.

i rapporti tra il suo fondatore, e ora direttore di Safeguard Defenders, Robert Dahlin, e il Falun Gong non si sono mai interrotti. Dahlin infatti, come sottolinea sul suo profilo twitter, è un collaboratore di Epoch Times, l’organo mediatico della setta, universalmente noto per le massicce campagne di disinformazione a suon di fake news fabbricate ad arte

era il 2019, e Donald Trump, in calo di consensi, cominciava a lavorare alla campagna per la sua rielezione. nel giro di 6 mesi Epoch Times invade letteralmente Facebook con oltre 10 mila pubblicità pro Trump, per un investimento di oltre 1,5 milioni di dollar. 

Se ne accorge pure Repubblica che titola “Epoch Times, la macchina di propaganda pro Trump fondata da cinesi anti-Pechino”. Joe Biden vince le elezioni e i nostri media potranno tornare a prendere per buone le fantasiose supposizioni di tutto l’universo che gravita attorno al Falun Gong e ad Epoch Times, continua il video  di Ottolina TV.

Nei centri di ascolto si nasconderebbe quindi una polizia segreta che avrebbe rimpatriato illegalmente oltre 200 mila persone, secondo Harth, il volto italiano di Safeguard Defenders, che però non fornisce alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni. Ma si sa che se tali affermazioni riguardano la Cina sono sicuramente vere e quindi vanno prese sul serio.

Quando la Cina non era ancora il primo nemico strategico per gli Stati Uniti e quindi anche per gli europei fu firmato un accordo di cooperazione tra la polizia cinese ed italiana. 

L’accordo di cooperazione internazionale di Polizia tra Italia e Cina dà seguito al memorandum d’intesa sottoscritto all’Aia il 24 settembre 2015 tra il ministero dell’Interno e il corrispondente dicastero della Pubblica sicurezza della Repubblica Popolare Cinese. I colleghi cinesi, prima di sbarcare in Italia, hanno seguito un training formativo a Pechino tenuto da ufficiali e funzionari italiani. I pattugliamenti congiunti inizieranno nelle città di Roma e Milano e saranno coordinati operativamente dalle questure e dai comandi provinciali dei Carabinieri. I poliziotti cinesi presteranno servizio con le proprie uniformi per essere ben riconoscibili dai propri connazionali, si legge sul sito del Ministero degli Interni in un articolo pubblicato il 2 maggio 2016.

Nello stesso articolo viene inoltre presentata l’iniziativa di pattugliamento congiunto tra la polizia cinese ed italiana nelle città di Roma e Milano. L’iniziativa è stata presentata nel  pomeriggio del 2 maggio 2016 al Viminale dall’allora  ministro dell’Interno Angelino Alfano e dall’ambasciatore della Repubblica Popolare della Cina Li Ruiyu, insieme al capo Dipartimento della Polizia, Alessandro Pansa e al direttore generale del Dipartimento della cooperazione internazionale cinese, Liao Jinrong.

“Da oggi (2 maggio 2016, ndr) fino al 13 maggio prossimo, periodo di massima affluenza in Italia da parte di turisti cinesi, poliziotti della Repubblica Popolare della Cina coadiuveranno a Roma e Milano i colleghi italiani della Polizia di Stato e dei Carabinieri nelle attività istituzionali e nello scambio di informazioni rivolte all’assistenza dei turisti cinesi per facilitare eventuali contatti con le autorità locali e rappresentanze diplomatiche”, si legge sul sito del Ministero degli Interni.

“Una giornata importante quella di oggi”, commentava il ministro dell’Interno Alfano “perché viene dato il via ad una iniziativa senza precedenti, un progetto sperimentale, che potrà allargarsi anche ad altre città, che rafforza la cooperazione di polizia e vede l’Italia come punto di partenza per tutta l’Europa. Per questo, vogliamo ringraziare il governo cinese. Il servizio è pensato per i flussi turistici e, se funzionerà bene, potremo valutare nuove forme di collaborazione considerata la presenza della comunità cinese nel nostro Paese”.

Vogliamo che il nostro sistema di polizia sia sempre più percepito come un’organizzazione di ‘”Polizia di prossimità”, vicino alle esigenze dei cittadini, ha commentato l’allora capo della Polizia Pansa. 

L’accordo tra le polizie dei due paesi è continuato anche negli anni successivi. Sul sito della Polizia Italiana il 5 novembre 2019 si legge che “Ripartono oggi, per il quarto anno consecutivo, i pattugliamenti congiunti italo-cinesi in Italia. In quattro città, Roma, Milano, Torino e Padova, operatori di Polizia della Repubblica popolare cinese svolgeranno servizio di pattuglia con poliziotti e carabinieri”.

“Le pattuglie miste avranno come compito principale quello di assistere le pattuglie operative nelle attività di controllo del territorio e di tutela della sicurezza pubblica, agevolando la comunicazione dei numerosi turisti cinesi presenti in Italia sia nei rapporti con le autorità locali che con le rappresentanze diplomatiche e consolari, e nelle eventuali criticità che possano emergere nel loro soggiorno”, continua l’articolo sul sito della Polizia.

L’iniziativa era stata presentata dal vice capo della Polizia – direttore centrale della polizia criminale, Vittorio Rizzi, a Roma nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, parteciparono all’evento l’ambasciatore cinese in Italia Junhua Li e il vice capo dipartimento per la cooperazione internazionale Yundong Yang.

Bastava fare una piccola ricerca su internet per rendersi conto che l’iniziativa congiunta tra le polizie cinesi ed italiane era ben conosciuta al Ministero degli Interni e dai comandi della Polizia di Stato e che quindi dietro questo presunto scoop c’era solamente fuffa. I più scettici potranno affermare che dietro l’apparente collaborazione tra le due polizie, da parte cinese, si celava il solito complotto. ovvero aver convinto della buona fede dei poliziotti che invece erano veri e propri agenti segreti che si occupavano di reprimere i loro concittadini.

Se ciò fosse allora la questione si sposterebbe sul piano dei nostri servizi segreti che sarebbero stati presi per il naso dal governo cinese che avrebbe usato i centri di ascolto per infiltrarvi i poliziotti al fine di convincere  i dissidenti presenti in Italia a tornare nel loro paese.

In tutta questa storia ci sono troppi “se” e “ma” e nessuna prova del grande complotto cinese. 

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *