CON IL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO DEL SAHARA OCCIDENTALE”

FRANCESCO BASTAGNI ( ex consulente del segretario generale dell’onu)

Le Nazioni Unite sono le maggiori responsabili di questa situazione di impasse.

In passato ci sono state responsabilità dell’Unione Africana, che ha una presenza molto fragile nella questione.

L’Unione Europea ha rapporti politici col Marocco, ma comunque è meno importante dell’ONU all’interno della questione.

L’ONU sta tradendo il popolo Saharawi e i suoi principi per come si sta comportando ora, ciò non vuol dire che vada condannato in toto, in altri contesti agisce differentemente. Ma è giusto denunciare le sua mancanze nel Sahara Occidentale.

1) DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE

BREVE RIASSUNTO STORICO

Decisione dell’Assemblea Generale: è stata fatta una dichiarazione sulla concessione ai paesi e popoli coloniali dove si chiede di “compiere passi immediati per il trasferimento di potere senza condizioni e riserve ai popoli coloniali in base alla loro volontà”. In questa contesto venne elaborato il concetto di autodeterminazione.

Concetto nuovo in ambito di diritto internazionale, non è un diritto universale ma attiene specificamente ai popoli coloniali come concetto giuridico.

1963 – l’Assemblea Generale concorda una lista di paesi coloniali attinenti a questo concetto.

1966 – risoluzione che attiene solo al Sahara occidentale e ribadisce che esso ha il diritto ad un referendum sulla propria autodeterminazione.

Successivamente si è creato un contesto giuridico particolare dovuto alla partenza della Spagna dal sahara occidentale.

In quel momento storico decine di paesi hanno avuto la possibilità di scegliere liberamente il loro futuro.

1974 – Ultima decisione importante presa dall’ONU prima dell’uscita della Spagna: aDicembre l’assemblea Generale elabora un metodo di uscita, la “Consultazione della popolazione indigena organizzata sotto l’organizzazione della potenza organizzatrice e supervisione dell’ONU”.

1975 – Muore Francisco Franco, con conseguente caos in Spagna.

Marocco e Mauritania cercano di creare il contesto per l’annessione del Sahara Occidentale affermando un diritto di sovranità legato al passato, a relazioni tribali.

La corte internazionale di giustizia conclude che non c’è merito in questa richiesta di sovranità e che i Saharawi possano esercitare il loro diritto all’autodeterminazione.

3 Settimane dopo, Hassan II, re del Marocco, ignorando questa risoluzione con 350000 marocchini organizza la Marcia Verde, invadendo il Sahara Occidentale, con il bene placido della Spagna che non interviene. Viene messa insieme una farsa di accordo a Madrid, di spartizione della regione fra Marocco e Mauritania, non presente il popolo saharawi, di nessun valore giuridico, solo per giustificare questa invasione marocchina.

Inizia la guerra fra il marocco e Sahara che dura fino al 1991. Data non casuale, immediatamente successiva alla caduta del muro di Berlino e al collasso di certi sistemi di equilibrio planetario. La speranza era che caduto il muro di Berlino potesse cadere anche il muro della vergogna costruito dal marocco. Così non è stato.

MINURSO – missione dell’ONU dallo scopo duplice: assicurarsi che le due parti rispettassero il cessate il fuoco + organizzare il referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi e organizzarlo entro 9 mesi. Si cerca di determinare chi può votare, la discussione che parte come tecnica, diventa poi in realtà piena di cavilli, passano gli anni e si capisce che la questione non è solo tecnica, ma politica, chiaro che Rabat (capitale del Marocco) non vuole il referendum.

Kofi Hannan decide poi di riaprire questo dossier politico, designando James Baker, ex segretario di stato americano. Si occupa della cosa fino ad arrivare al 2003: James Baker formula un piano che consiste del seguente schema: un periodo di amministrazione interinaria al cui termine i Saharawi potranno decidere fra 3 opzioni: annessione del Sahara al Marocco, sovranità marocchina con autonomia Saharawi oppure indipendenza Saharawi. Il piano Baker è presentato al consiglio di sicurezza dell’ONU che lo approva all’unanimità. Anche il governo Francese, lo approva. Piano presentato ad entrambe le parti, il fronte Polisario non èentusiasta, poiché il piano non è totalmente equo per i Saharawi, ma accetta

2004 – il governo di Rabat dice che non possono accettare in alcun modo nessuna forma che porti all’indipendenza del territorio.

Qual è stata la reazione del consiglio di sicurezza? Quel che “sorprende” è che esso non ha reagito. Al dil à di esprimere dispiacere per il fatto, on c’è stata alcun tipo di reazione, per questo il Marocco gode dell’immunità nei confronti del consiglio di sicurezza.

Dopo quella data la questione è rimasta abbastanza definita intorno a queste posizioni.

MAROCCO: accetta l’AUTONOMIA del popolo Saharawi ma non autodeterminazione e indipendenza.

SAHARAWI: vogliono indipendenza, è impossibile che il processo di autodeterminazione di un popolo escluda a priori l’indipendenza, non ha senso.

Questi termini della controversia restano a tutt’oggi al centro della questione.

Dal punto di vista del diritto internazionale e del diritto all’autodeterminazione (che risalgono come vediamo agli anni 60, ci sono più di 100 risoluzioni dell’ONU dove viene ripetuto e chiamato in causa questo diritto, non ci sono “zone grigie” in questo senso, questo diritto è categorico e assoluto, confermato anche decisioni di tribunali internazionali e nazionali) la questione è irrisolta, ma non messa in dubbio. Finché questo diritto non verrà esercitato non ci saranno possibilità di soluzioni altre di dialogo con il Marocco.

ESISTE LA POSSIBILITÀ CHE L’ONU PRENDA UNA DECISIONE RISOLUTIVA SENZA INTERPELLARE LE DUE PARTI?

Le Nazioni Unite non sono un’entità astratta, una decisione di questo tipo potrebbe prenderla solo il Consiglio di sicurezza, per porre fine ad una questione che mina la pace e la sicurezza internazionale. Ma viste le decisioni sin qui prese sembra molto improbabile questo tipo di decisione. La soluzione di compromesso è difficile.

QUALI POSSONO ESSERE LE NOSTRE AZIONI PER RISVEGLIARE LA SOCIETà CIVILE SU QUESTO TEMA? I SAHARAWI SONO L’ULTIMA COLONIA DEL MONDO E ANCORA NON SI RIESCE A LAVORARE NELLA DIREZIONE DELL’AUTODETERMINAZIONE.

Lascio la risposta all’ultima parte della conversazione. L’Italia ha un peso molto limitato, non vedo prendere decisioni molto coraggiose. Forse ciò che è più utile, più che agire all’interno dei governi è agire nei parlamenti. I parlamentari possono attraverso il loro impegno creare un minimo di pressione nei confronti dei governi. Nel nostro caso nei confronti dei parlamentari europei. Ci sono altri ambiti anche molto importanti, ne parleremo nella 3^ sezione di questa conferenza.

Comunque per finire di rispondere alla domanda precedente: il fatto che l’ONU non abbia intenzione di prendersi la responsabilità di prendere la decisione per risolvere il problema si vede dalla decisione del 1991. Non ha preso decisioni molto forti all’epoca, non sembrano esserci motivi perché lo faccia adesso.

MI SEMBRA CHE IL PROBLEMA DEI SAHARAWI SIA QUELLO DELLA NARRAZIONE. CI SONO RAPPORTI CON PICCOLE ASSOCIAZIONI CHE HANNO ASSORBITO LA NARRAZIONE DEL MAROCCO, NON QUINDI IN AMBITI ISTITUZIONALI MA NEI CONFRONTI DEL PICCOLO ASSOCIAZIONISMO, COME LAVORARE SULLA NARRAZIONE?

Non è un problema facile da superare. Bisogna continuare ad insistere a spiegare com’è la questione. Dire che il Sahara Occidentale è una colonia, che ha “perso il treno” che negli anni 60 ha permesso a molti paesi africani di diventare indipendenti. Raccontare eventi che permettono di combinare gli avvenimenti e la Storia con quello che succede ogni giorno, c’è una quotidianità che ci permette di veicolare la narrazione. Recentemente il governo saharawi ha preso una decisione importante come quella di stabilire la capitale temporanea nel territorio liberato. Associare quindi la parte “teorica” ad avvenimenti “pratici”.

A LIVELLO DI DIRITTO INTERNAZIONALE NON VI È NESSUNA RISOLUZIONE A FAVORE DEL MAROCCO?

No, esiste una potente lobby a favore del governo Marocchino che evita che certe decisioni vengano imposte, anche perchè in termini giuridici come abbiamo visto nulla può essere detto a favore del Marocco. Ci sono dei tentativi , soprattutto da parte di Francia e USA per legittimare maggiori spazi di azione del Marocco nel Sahara occidentale, ma niente di ufficiale, nessuna risoluzione.

2) IL PRIMARIO DIRITTO DEI SAHARAWI VIOLATO: L’AUTODETERMINAZIONE

Alla violazione del diritto all’autodeterminazione consegue una serie di altre violazione dei diritti umani. La prima commissione sui diritti umani è stata fatta nel 2006. Il punto centrale di questa missione è stato dire: tutte le violazioni dei diritti umani dei Saharwi è conseguenza della negazione del diritto all’autodeterminazione.

Il capitolo 11 della carta delle Nazioni Unite contiene una dichiarazione riguardante i territori che non si autogovernano: cosa prevede il sistema, per questi popoli si nomina una potenza amministratrice che ha una sacred trust di garantire l’interesse di questi popoli (tutela del patrimonio culturale, sviluppo socioeconomico, sostegno delle varie necessità da parte delle varie agenzie dell’ONU). Le potenze amministratrici devono rendere conto all’ONU di cosa viene fatto in termini di istruzione, sanità etc. Nel caso del Sahara non esiste una potenza amministratrice (la spagna ha rifiutato il ruolo) quindi il dibattito avviene senza un osservatore che possa portare informaizoni super partes. C’è una carenza di tutela mancando questa potenza garante. C’ è quindi un vuoto di inazione da parte della comunità internazionale. Viene negato il sostegno che l’Onu prevede per quei popoli che ancora non hanno potuto decidere per la loro autodeterminazione. È quindi essenziale che si decida per l’autodeterminazione per poi lavorare anche su tutti gli altri diritti. Cosa si potrebbe fare? Imporre almeno che su questi temi il segretario generale agisca come dovrebbe agire la potenza amministratrice, che quindi il segretario generale si occupi di fare un “report” annuale su quello che avviene nel Sahara

NOI INTRATTENIAMO RAPPORTI CON PERSONE PREOCCUPATE DELLA SITUAZIONE DI QUESTI GIORNI. TIPO GLI ARRESTATI. PER ESISTERE I SAHARAWI DEVONO AVERE DOCUMENTI MAROCCHINI. QUAL È LA SOLUZIONE IN QUESTO SENSO? QUAL È IL LORO STATO ”GIURIDICO”?

La presenza marocchina nella gestione a livello giuridico e di diritti è illegittima e contro i principi del diritto internazionale, ma poi di fatto l’amministrazione marocchina opera nel sahara occidentale e l’Onu non ha preso provvedimenti a riguardo. Si potrebbe introdurre un’amministrazione ad interim delle Nazioni Unite per ovviare, per fare uno step di sostituzione all’amministrazione marocchina in modo legittimo. Questa potrebbe essere un’opzione. Ma esiste una volontà politica di prendere una decisione in questa direzione?

Nel 2004, IL MAROCCO RIFIUTA IL JAMES BAKER PLAN. NON C’È STATA RISPOSTA DA PARTE DELL’ONU? QUALI SONO LE ARGOMENTAZIONI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA NEI CONFRONTI DI QUESTA RISPOSTA DEL MAROCCO?

No, l’Onu non funziona così. C’è stata una reazione mite del consiglio di sicurezza che dimostra come l’influenza di alcuni membri sia preponderante. Pensate alla questione del conflitto Israelo-palestinese. Non se ne parla nemmeno.

3) ASPETTO POLITICO

Perchè l’ONU è venuta meno all’adempimento dei suoi doveri nei confronti del popolo Saharawi? Nell’ambito dell’Onu ci sono pochi paesi interessati alla questione del Sahara occidentale, paesi influenti, schierati a sostenere l’interesse del Marocco. Perchè sono interessati a difendere questi interessi? Per motivi diversi. Industria della pesca, per la Spagna. Per la Francia, sostegno storico. Per gli USA il Marocco è il paese moderato che dà garanzie nella regione nell’antiterrosismo.

Sia cosa sia, tanti paesi sostengono per i più diversi motivi il Marocco (Francia , Inghilterra, Spagna, USA). La Russia ha un ruolo di testimone passivo. È una cosa folle, se ci pensate. Non c’è un singolo paese africano nel consiglio di sicurezza, nessun paese che abbia vissuto la decolonizzazione. Inoltre c’è la connivenza di altri governi. I 190 paesi sono o non interessati alla questione o collusi con questi paesi forti del consiglio di sicurezza.

Inoltre c’è la questione dei segretari generali, che solitamente si sono dimostrati riluttanti a forzare la mano per indirizzare la questione.

CHE FARE?

L’importante è ciò che avviene sul terreno, la strategia politica, ciò è legato a cosa avviene sul territorio. Ad esempio quello che è successo a El Guerguerat, che è una reazione. Molto dipende dalla leadership Saharawi. L’importante è rompere il monopolio dei paesi del consiglio di sicurezza, aprendo la questione a paesi che possano essere più aperti e sensibili. Al di là di questo ci sono gli interessi regionali. L’unione magrebina sta vivendo una situazione di congelamento dovuta a questa situazione di tensione nella regione. C’è la questione di cui si parla all’ONU di come sia più economico intervenire con iniziative di prevenzione dei conflitti, anziché agire dopo che sono scoppiati.

Es: a Ginvevra c’è un gruppo che si sta impegnano per la questione dei diritti umani dei saharawi, è una voce importante, esistono iniziative che vanno incrementate. Il governo del Sudafrica, ad esemèio, ha denunciato la situazione.

Il punto è: dove si dibatte la questione del sahara occidentale nell’ONU?

C’è stata molta attenzione alla questione del consiglio di sicurezza, fondamentale nella questione, ma ci sono un sacco di altri canali che vanno utilizzati. Ad esempio: allargare il mandato della MINURSO perché si occupi di diritti umani, ci sono paesi che dicono che la questione dei diritti umani riguarda gli stati sovrani (ad es. La Cina perché non vuole interferenze)

Fuori dall’ONU che fare? Azioni nei confronti dei parlamenti, solitamente più flessibili dei governi.

IMPORTANZA ESTREMA DEI MOVIMENTI SOLIDALI, per l’aiuto concreto sul territorio, come testimonianza, atto di presenza e aiuto anche piscologico. Non si parla solo al sostegno ai Saharawi ma a valori e principi che sono sussunti alla questione che sono fondamentali per tutti noi.

LA DIFFERENZA FRA RAPPRESENTANTE SPECIALE E INVIATO PERSONALE. POTREBBE FARCI UN FOCUS SU QUESTO PUNTO?

Il rappresentante speciale del segretario generale è il capo della MINURSO.

Il rappresentante personale è colui che gestisce il dossier politico della situazione, viaggia per le nazioni, organizza incontri, crea “habitat” per il dialogo politico. Questo posto è vacante al momento da 18 mesi. Storicamente il rappresentante speciale è diventato il capo della MINURSO, ma in realtà non dovrebbe esserlo per poter avere una voce con il Marocco. in quanto referente del segretario generale, così non è.

QUAL È IL RUOLO DELLA MINURSO IN GUERRA?

La componente militare della MINURSO è quello di osservatore militare. Sono caschi blu, non sono armati, devono assicurare che le due parti rispettino i termini del cessate il fuoco. Se ci sono delle violazioni informano il consiglio di sicurezza. Nei loro report ci sono liste di violazioni. Non possono intervenire. Ciò spiega la loro sostanziale assenza attiva a El Guerguerat, a parte fare un report sulla situazione.

NEL CASO DEL SAHARA OCCIDENTALE C’È UNA STAGNAZIONE. NASCE UN PROBLEMA, A LIVELLO INTERNAZIONALE, BISOGNEREBBE FAR SÌ CHE QUESTA CAUSA POSSA PASSARE AL DI SOPRA DI ALTRE PRATICHE. PENSO ALLA QUESTIONE DEL KOSOVO. COME SI FA A FAR SÌ CHE IL POPOLO SAHARAWI POSSA PORTARE SUL TAVOLO DEI POLICY MAKER LA SUA CAUSA E ATTUARE UNA CAMPAGNA DI RICONOSCIMENTO DA PARTE DI ALTRI STATI AFFINCHÉ POSSANO AVERE PESO E RAGGIUNGERE QUALCHE OBIETTIVO?

La questione del Kosovo non è una situazione di autodeterminazione, quindi diversa da quella del Sahara. Dal punto di vista del diritto internazionale la secessione della Serbia non ha un valore giuridico, è un atto di fatto. Non è come la questione dell’autodeterminazione dei saharawi dal punto di vista giuridico. Sicuramente i Kosovari si sono assicurati però di avere il riconoscimento da parte dei paesi “che contano”. Sulla questione del riconoscimento va ricordato che la repubblica saharawi è riconosciuta da molti paesi dell’unione araba ad esempio. Nel caso del kosovo questi paesi erano “pesi massimi” nel caso del Sahara Occidentale l’importante è fare in modo che il riconoscimento avvenga da parte di paesi “che contano”.

L’INGHILERRA FA PARTE DELLE NAZIONI CHE SOSTENGONO IL MAROCCO?

L’inghilterra rispetto agli altri membri del consiglio di sicurezza è quello che talvolta ha ed ha avuto delle aperture nei confronti della questione Saharwi. Il regno unito segue molto la linea di Washington. Ma per esempio c’è stato qualche anno fa interesse nei confronti dei diritti umani del sahara occidentale, e su temi non strettamente legati al referendum ci sono degli spazi di apertura. Francia e Usa sono le due nazioni che portano avanti maggiormente la difesa degli interessi del Marocco.

RIGUARDO ALLA 4° COMMISSIONE DELL’ONU, È STATO COMPLESSO, COME UTILIZZARE BENE QUESTO STRUMENTO?

Ci sono due dimensioni nella quarta commissione: si può offrire spazio ai petitioners, che a margine possono presentare la loro opinione sulle tematiche, avendo alcuni minuti a disposizione. Si sentono pareri estremi da una parte e dall’altra, queste cose non contano niente, purtroppo. Non lasciano un segno su quelle che sono le azioni dei diplomatici. Sono interventi fatti il pomeriggio dove i ¾ della sala sono vuoti, scusate il cinismo, non c’è da illudersi che queste cose lascino un segno. Servono altri strumenti. L’Onu è gestita da governi, quindi le richieste dei petitioners non vengono ascoltate.

L’altra dimensione della quarta commissione è quella intergovernativa. Sono cose che vanno preparate in anticipo, ad es. presentare risoluzione che chieda al segretario generale di fornire periodicamente a questa commissione un report sulla questione e che nell’assenza di una potenza amministratrice permetta all’Onu di agire come potenza mediatrice. Quando uno rischia di mettere questa proposta poi arriva il momento della verità: chi la vota e chi non la vota. Se arriva una petizione di questo tipo, quanti governi sono disposti a sostenerla? Si inizia a contarsi in questo modo.

IN RIFERIMENTO AGLI STATI CHE POTREBBERO SOSTENERE IL SAHARA OCCIDENTALE COL DIRITTO INTERNAZIONALE. A PARTE I PAESI SCANDINAVI CITATI QUALI ALTRI PAESI EUROPEI POTREBBERO SOSTENERE I SAHARAWI?

In Europa direi di nuovo i paesi scandinavi dove esiste un maggiore sostengo di principio ai valori a cui facciamo riferimento. Anche alcuni paesi Africani che potrebbero arrivare ad essere più attivi e impegnanti in seno alle nazioni unite. Tutti i paesi influenti in Africa comunque sono schierati sul lato della causa Saharawi e molti di loro potranno fare di più. Inoltre ci sono i paesi latino americani. Questi interessi devono coagulare, unirsi. Questi paesi interessati stanno ancora definendo le loro aspettative etc… quindi siamo ancora un po’ indietro sulla questione, ma si sta procedendo.

COME VEDE QUESTA BATTAGLIA CHE STA AVVENDO ADESSO (RIF. EL GUERGUERAT) DAL SUO PUNTO DI VISTA?

Al di là del motivo immediato credo che nella provocazione di el guerguerat ci sia un messaggio chiaro alla comunità internazionale, il fatto che questa paralisi sta durando da troppo, che ancora non sia stato nominato un successore a Koeler. Quindi al di là del conflitto su cui non so cosa succederà credo che quello che è successo sia una sorta di elettroshock che risvegli la comunità internazionale. La causa è forte, lo dico per rispondere allo scoramento che ho sentito negli interventi precedenti. È forte dal punto di vista del diritto internazionale. Ci sono delle cose che stanno succedendo. Ho l’impressione che l’attuale leadership del fronte abbia una grande energia e vitalità per far muovere le cose e questo è un motivo di speranza.

C’È UNA LETTERA DI DI MAIO CHE HA CONFERMATO DI SOSTENERE LA CAUSA SAHARAWI. È POSSIBILE A FARE PRESSIONE ALLE NAZIONI CHE HANNO DICHIARATO DI SOSTENERE LA CAUSA SAHARAWI AFFINCHÈ APRANO I PROPRI CONSOLATI?

Certo, perché non dovrebbe farlo l’Italia ad esempio. Idealmente. Non ce li vedo però sinceramente gli ambasciatori italiani ad esprimere preoccupazione per questa questione, in primo luogo DiMaio. L’Italia praticamente non ha politica estera, non ha molta credibilità nel foro internazionale. Non mette il becco sulle questioni che possano infastidire il consiglio di sicurezza

PRIMA DOMANDA: IL PAPA POTREBBE AVERE UN RUOLO?

SECONDA: CREDO NELLA SENSIBILIZZAZIONE DEL PERSONE TRAMITE I MOVIMENTI. ESISTONO DEI MOVIMENTI PRO-SAHARAWI NEGLI ALTRI PAESI AFRICANI?

Il papa? Perché no? La sfida è di visibilità quindi se il papa si pronunciasse a riguardo potrebbe fare moltissimo a livello della sensibilizzazione.

L’Unione Africana ha avuto influenza agli inizi. Adesso in un certo senso ha lanciato la palla alle nazioni unite. Magari in futuro potrà essere utile, al momento tiene un basso profilo.

[n.d.r. A tutto questo si aggiunge l’interferenza dell’amministrazione Trump che, per comprare il silenzio del Marocco ( pare) abbia dato il suo via libera all’occupazione totale marocchina del Saharawi sfociata negli attacchi degli ultimi tempi]

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