Estrazione di petrolioEstrazione di petrolio

BIDEN HA DICHIARATO CHE I PAESI PRIMA DEVONO FARE GLI INTERESSI DEGLI USA POI I LORO 

 

Il Wall Street Journal riferisce che gli Stati Uniti hanno chiesto alcuni giorni prima  all’OPEC+  di ritardare di un mese la riduzione della produzione di petrolio, ma come mai?

Giorni prima che l’OPEC+ approvasse un taglio significativo della produzione di petrolio la scorsa settimana, gli Stati Uniti hanno chiesto all’Arabia Saudita e ad altri produttori del Golfo Persico di rinviare la loro decisione di un mese, riferisce il Wall Street Journal citando fonti vicine ai colloqui.

I funzionari statunitensi hanno avvertito i leader sauditi che un taglio della produzione sarebbe stato considerato come una chiara scelta di Riyadh per schierarsi con la Russia nel conflitto con l’Ucraina e indebolirebbe ulteriormente il già diminuito sostegno al regno da parte di Washington.

L’Arabia Saudita ha respinto le richieste e il 5 ottobre, insieme ad altri membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ha approvato di tagliare la produzione di greggio di due milioni di barili al giorno nonostante la pressione di Washington per estrarre più greggio.

Riyadh considera la pressione dell’amministrazione Biden come una tattica politica per “evitare cattive notizie prima delle elezioni di medio termine che si terranno l’8 novembre negli Stati Uniti., da cui dipende il controllo del Congresso. La decisione dell’OPEC+ provocherà un aumento del prezzo della benzina negli Stati Uniti, dove gli alti prezzi del carburante e l’inflazione sono stati temi centrali nella campagna elettorale.

La richiesta di posticipare di un mese la decisione di tagliare la produzione di petrolio avrebbe permesso quindi al governo di Joe Biden di non far pesare sulle tasche dei cittadini statunitensi gli inevitabili aumenti dei carburanti, cosa questa che non sarebbe stata presa bene dagli elettori prima delle elezioni di medio termine.

Per far abbassare i prezzi del greggio già molto alti nel luglio scorso Joe Biden aveva visitato l’Arabia Saudita, primo produttore di greggio dell’OPEC, per convincere l’organizzazione ad aumentare la produzione di 500 mila barili al giorno. Richiesta che in principio era stata accettata ma al momento di metterla in atto la produzione era stata aumentata solo di 100 mila barili al giorno irritando la Casa Bianca.

La risoluzione di Riyadh ha però deluso Washington. In risposta all’annuncio, la Casa Bianca ha rilasciato una dichiarazione in cui ha dichiarato che il presidente degli Stati Uniti era “deluso da questa decisione miope”.

“È chiaro che l’OPEC+ si allinea con la Russia con l’annuncio di oggi”, ha detto la segretaria stampa della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, definendo la misura un “errore”.

Nel frattempo, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha notato che il suo paese sta considerando diverse opzioni di risposta nelle relazioni con l’Arabia Saudita dopo i tagli alla produzione di greggio annunciati dall’OPEC+. Diversi membri del Congresso americano hanno esortato a cessare le vendite di armi a Riyadh e a ritirare le loro truppe dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti.

Adel al Jubeir, ministro degli esteri saudita, ha detto venerdì in un’intervista a Fox News che “l’Arabia Saudita non politicizza le decisioni sul petrolio” e che “l’idea che [l’Arabia] saudita lo impiegherebbe per danneggiare gli Stati Uniti.” è “assolutamente sbagliata”.

“Siamo impegnati a garantire la stabilità del mercato petrolifero a beneficio dei consumatori e dei produttori”, ha detto, aggiungendo che nel contesto di “rallentamento delle economie in tutto il mondo” è stato importante prendere la misura “preventiva” per evitare “il crollo del mercato energetico”.

Questa è la più grande diminuzione della produzione dall’inizio della pandemia di covid-19, quando l’organizzazione l’ha tagliato di 10 milioni di barili al giorno a causa del calo della domanda.

Vale la pena ricordare che i prezzi del petrolio erano superiori a 120 dollari e sono crollati a 80 dollari a giugno a causa della paura della possibilità di una recessione economica globale.

Il prezzo del petrolio Brent ha raggiunto martedì 94,01 dollari, un aumento del 13% dagli 82,86 dollari registrati il 26 settembre.

Lo sgambetto dell’Arabia Saudita e degli altri produttori di petrolio del medio oriente che sempre sono stati fedeli a Washington non è piaciuta alla Casa Bianca che intende quindi prendere misure di ritorsione che potrebbero rendere ancora più tiepide le attuali non idilliache relazioni con le nazioni della regione. Infatti Joe Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a rivedere le relazioni con l’Arabia Saudita dopo la decisione di tagliare la produzione del petrolio, ha aggiunto poi che i paesi dovrebbero fare gli interessi degli Stati Uniti e non i propri.

Evidentemente però sembra che gli sceicchi mediorientali non sono così sottomessi come lo erano anni fa o come lo sono oggi i politici europei che pensano, come afferma Biden, prima agli interessi dello Zio Sam e poi ai propri.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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