SABOTAGGIO DEL NORTH STREAM E DEINDUSTRIALIZZAZIONE DELL’EUROPA
Il sabotaggio dei gasdotti North Stream è il punto finale della strategia statunitense per deindustrializzare l’Europa ed ora che è stato compiuto quali saranno gli sviluppi del conflitto tra Russia ed Ucraina?
Il sabotaggio dei gasdotti che collegavano la Russia con la Germania è un evento che avrà delle ripercussioni molto serie sulla vita economica del vecchio continente nei prossimi anni ma soprattutto ne avrà sulle vite di tutti noi cittadini europei. Non è solo un fatto di cronaca ma un evento di importanza continentale.
Attenzione, quindi, a non cadere nella facile retorica della destra che mette gli interessi nazionali al primo posto e dopo, quando si parla di appoggiare le politiche imposte dagli Stati Uniti e dalla NATO riguarda alla crisi ucraina, non riesce o non vuole vedere che sono proprio queste ad intaccare la sovranità dei paesi europei.
Mi sembra che gli interessi nazionali siano un paravento creato per nascondere l’atlantismo intrinseco della destra e purtroppo anche del centro sinistra, che negli ultimi anni cerca di rincorrerla sullo stesso piano.
A tale riguardo le parole pronunciate da Giorgia Meloni in occasione del suo saluto a Viva 22, la kermesse di Vox, il partito di estrema destra spagnolo, sono emblematiche.
La leader di Fratelli d’Italia ha affermato che “Nei prossimi giorni trasformeremo queste idee in politiche concrete di governo come già stanno facendo i nostri amici della Repubblica Ceca, Polonia, come spero presto faranno i nostri amici svedesi, come continueranno a fare i nostri amici lettoni, e come spero che accada entro il prossimo anno a Vox”.
Ma quale sarebbero le idee di Meloni che già sono messe in atto dagli amici della Repubblica Ceca,dalla Polonia, definita oggi durante l’incontro con i parlamentari di Fratelli d’Italia un paese modello, e dalla Lettonia? In politica interna la compressione dei diritti sociali mentre in politica estera la completa genoflessione agli interessi degli Stati Uniti e della NATO. Non a caso proprio questi paesi sono quelli che stanno in prima linea nel sostenere la necessità di continuare il conflitto in Ucraina per vincere sul campo la Russia. ,Oddio anche in casa nostra, con il governo Draghi, non ci siamo lasciati mancare nulla …
Durante la cerimonia di inaugurazione del gasdotto che collega la Norvegia alla Polonia il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, uno degli amici di Giorgia Meloni, ha trionfalmente esplicitato tutto il suo livore: “L’era del dominio russo nel settore gas sta finendo; un’era caratterizzata da ricatti, minacce ed estorsioni”.
A quasi otto mesi dall’inizio dell’operazione speciale russa sembra che il presidente Zelensky ed i suoi tirapiedi siano diventati personaggi scomodi. Come avevo scritto in un precedente articolo gli Stati Uniti si sono smarcati da alcune azioni condotte dagli ucraini come l’attentato alla figlia di Alexander Duguin e l’attacco al ponte di Crimea. Infatti la stampa statunitense ha addossato le colpe ai servizi segreti ucraini affermando che per l’attentato a Daria Duguin non ne erano a conoscenza.
Il sabotaggio dei gasdotti North Stream ha chiuso il cerchio intorno alla Russia per l’amministrazione di Joe Biden, che in continuità con le precedenti, ha sempre cercato di tagliare il cordone ombelicale che legava il Cremlino con l’Europa, in particolare con la Germania. La Germania è sempre stato un competitore economico con gli Stati Uniti ed in qualche modo andava isolata, il taglio del gas, sua principale fonte energetica, è stato il modo più semplice per farlo.
Fino al 26 settembre l’economia dell’Unione si fondava principalmente sulla produzione dell’industria tedesca, cui gli Stati Uniti, interrompendo il Nord Stream, hanno tagliato le gambe. Secondo la formula di lord Ismay, il primo segretario generale della Nato, la “grande strategia» degli anglosassoni è: «Mantenere gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto tutela”, scrive in un articolo Thierry Meyssan.
Poche ore dopo il sabotaggio, veniva inaugurato in pompa magna il gasdotto Baltic Pipe dal presidente polacco, dal primo ministro danese e dal ministro norvegese per l’Energia. Il nuovo gasdotto non ha certamente la stessa portata del Nord Stream, ma basterà a causare mutamenti radicali. L’Unione Europea, prima dominata dall’industria tedesca alimentata dal gas russo, ora, grazie al gas norvegese, sarà sottomessa alla Polonia, continua Thierry Meyssan.
Quindi se l’intento degli Stati Uniti era quello di privare l’Unione Europea del suo storico collegamento economico con la Russia con la guerra in corso in Ucraina, che ha permesso di emettere centinaia di sanzioni verso la Russia, e con il conseguente sabotaggio dei gasdotti North Stream, che ha privato il vecchio continente, ma soprattutto proprio la Germania principale acquirente, del gas russo per sempre, è arrivato a compimento. L’isolamento e la deindustrializzazione dell’Europa è completata.
A questo punto pensare che ci sia un tentativo di disimpegno degli Stati Uniti nei confronti della loro marionetta in Ucraina potrebbe non essere solo una teoria di fantapolitica. In fondo agli Stati Uniti non conviene affatto rischiare che il conflitto faccia un passo in avanti perché potrebbe comportare un allargamento molto pericoloso della guerra con conseguenze imprevedibili. Dal loro punto di vista strategico l’obiettivo principale è stato raggiunto ovvero rompere ogni legame economico con la Russia ed impedire che l’Europa potesse diventare troppo potente economicamente. Penso che dall’altro lato dell’oceano abbiano paura che Zelensky ed i suoi pensino davvero che di loro a qualcuno alla Casa Bianca importi e che questo possa fargli montare troppo la testa.
Si preannunciano tempi duri per il vecchio continente ma la nostra classe politica, sempre sottomessa alle politiche statunitensi, pare non preoccuparsi di quanto succederà nei prossimi anni. Ma l’attentato al ponte di Crimea ha, al momento, fatto oltrepassare una delle tante linee rosse tracciate dal Cremlino.
La risposta decisa che da Mosca oggi è stata messa in atto, dopo gli innumerevoli avvertimenti che un attacco ad infrastrutture civili essenziali sul territorio russo avrebbe avuto conseguenze dirette molto forti, pone le possibilità di pace più lontane.
La domanda che mi faccio io a questo punto è come gli Stati Uniti, se il loro obiettivo è stato raggiunto, faranno a far capire ai politici europei che è arrivato il momento di lasciare solo Zelensky ed i suoi ed abbandonare il suo sostegno incondizionato. A meno che la Casa Bianca non voglia lasciare che il conflitto continui all’infinito.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info