I DUE PESI E LE DUE MISURE USATE PER ATTACCARE CUBA
La politica dei due pesi e delle due misure è una pratica oramai consolidata a livello internazionale ma su Cuba questa pratica è diventata davvero scandalosa.
La politica dei due pesi e delle due misure ovvero come un avvenimento ha un peso maggiore se avviene in una data nazione mentre assume una rilevanza minima o nulla se avviene da un’altra parte del mondo è diventata il mezzo privilegiato per giustificare o condannare gli avvenimenti che accadono nel mondo.
Assume una rilevanza mondiale se avviene in Venezuela, a Cuba, in Siria, Russia o Iran, riveste una rilevanza minima o nulla se si verifica negli Stati Uniti, in Italia, in Colombia o in un altro paese che si è inginocchiato alle politiche statunitensi. Insomma se il determinato fatto avviene in una nazione filostatunitense non ha alcuna rilevanza, se avviene in un paese non allineato alle politiche capitalistiche occidentali si trasforma in un evento mediatico mondiale.
Cuba dal trionfo della rivoluzione ha subito questo tipo di attacchi. Viene attaccata regolarmente sul piano della mancanza di libertà, di giustizia e sulla consueta e costante violazione dei diritti umani della propria popolazione come se il governo si divertisse a calpestarne i diritti fondamentali per il semplice gusto di opprimere il proprio popolo o, come dicono molti, per tenerlo sotto pressione.
Una manifestazione di protesta popolare svolta a Cuba si converte in un evento mondiale ed i partecipanti vengono dipinti come eroi che combattono per distruggere un regime dittatoriale e repressivo. Una manifestazione in Italia che chiede pace e non invio di armi in Ucraina viene dipinta come una legittima manifestazione di contestazione alla linea del governo ma i partecipanti non sono definiti eroi che combattono per la pace e per un mondo senza guerra ma come dei semplici cittadini che esprimono le loro opinioni. Finita la manifestazione a Cuba i contestatori del governo continuano ad avere un’esposizione mediatica a livello internazionale e sono usati come punta di lancia per attaccare il legittimo governo.
Terminata la manifestazione in Italia o in un altro paese occidentale cala il silenzio assoluto ed i partecipanti non hanno spazio in alcun mezzo informativo perché contestano le politiche guerrafondaie della Nato.
Se durante la manifestazione a Cuba gruppi di persone spaccano una vetrina per rubare televisori o materassi vengono giustificati perché lo fanno per vivere dato che lo stato non gli permette di acquistare questi beni. Se in Italia un gruppo di manifestanti attacca un negozio e spacca la vetrina vengono giustamente definiti dei delinquenti che spaccano tutto. Definizione che però non è mai stata usata contro i cubani che il 12 luglio dello scorso anno durante le famose manifestazioni di protesta hanno attaccato e distrutto negozi e luoghi istituzionali del governo cubano.
Durante le manifestazioni in Colombia scoppiate il 28 aprile 2021, e continuate nei mesi successivi, per protestare contro le politiche liberiste di Ivan Duque dove un centinaio di persone sono state uccise nelle repressioni che ne sono seguite da parte della polizia e dallo Squadrone Mobile Anti Disturbo, un corpo speciale alle dipendenza del Ministero della Difesa colombiana, nessuno ha alzato un dito o si è minimamente indignato per condannare il comportamento squadrista delle forze dell’ordine.
Il recente giudizio condotto contro i cubani violenti che dicevano che legittimamente protestavano ma che però non altrettanto legittimamente avevano il diritto di rompere vetrine e rubare ciò che dentro si trovava, che ha portato in carcere diverse persone è stato definito come una palese violazione dei diritti umani perché si sarebbe basato non su fatti ma su considerazioni puramente politiche. I condannati non sarebbero stati condannati per i fatti violenti commessi ma perché .dissidenti
Poi i poliziotti che hanno difeso i negozi e l’ordine pubblico sono stati etichettati come barbari dal manganello facile ma durante le manifestazioni nessuna persona ha subito violenze arbitrarie. I poliziotti ed i paramilitari che hanno partecipato alle repressioni in Colombia, ampiamente documentate, non hanno mai visto un’aula di tribunale, ma questo dalle nostre parti non è stato mai menzionato. Non sono mai neppure state menzionate le proteste figuriamoci se menzionano i responsabili delle repressioni.
Altro argomento caldo è l’emigrazione. Pratica questa del tutto legittima ma solo se avviene tra paesi del primo mondo. Se centinaia di giovani italiani decidono o sono obbligati ad abbandonare il nostro paese perché il lavoro scarseggia vengono definiti come ragazzi che cercano altre opportunità in un paese estero. Questo viene addirittura visto come una forma di emancipazione dalla famiglia ma soprattutto il modo per confrontarsi con altre realtà, cosa che gli aprirà ulteriormente la mente e servirà loro quando decideranno di tornare in patria, ammesso poi decidano di tornare.
Dall’altra parte se un cubano decide di emigrare lo fa per sfuggire al solito governo repressivo che non è in grado di garantire ai giovani ed ai meno giovani lavoro e reddito. L’emigrazione cubana si dirige maggiormente verso gli Stati Uniti e per la maggior parte è irregolare non perché Cuba impedisca l’uscita dal paese dei suoi cittadini ma perché semplicemente dagli Stati Uniti non vengono rilasciati visti di ingresso. Secondo gli accordi tra i due paesi per favorire un’emigrazione regolare e sicura gli Stati Uniti dovrebbero rilasciare almeno 20 mila visti all’anno, ma adesso, come in passato, questo accordo non è stato mai rispettato.
Inoltre viene sistematicamente ignorata tutta l’altra emigrazione proveniente dai paesi del centro e sud America. Quotidianamente centinaia di persone in carovane partono dal Salvador o dall’Honduras per tentare di entrare illegalmente negli Stati Uniti attraverso il Messico. Queste persone se ne vanno dai loro paesi perché non hanno letteralmente nulla da fare e vivono in condizioni economiche pessime. Tentano una vita migliore di quella che le loro nazioni, governate da governi capitalisti, non sono in grado di offrire.
Ma la politica dei due pesi e delle due misure enfatizza i cubani che se ne vanno da un paese comunista ma ignora quelli che se ne vanno dai paesi capitalisti come Salvador, Honduras o Colombia. Un cubano che vuole andarsene dal paese diventa un eroe che scappa da un regime dittatoriale, un cittadino del Salvador che tenta di coronare il suo sogno di una vita migliore negli Stati Uniti non fa notizia.
Non nego che a Cuba ci siano dei problemi, come del resto ci sono in molti altri paesi, ma i problemi cubani hanno un peso diverso perché riguardano una nazione comunista. Gli stessi problemi quotidiani della popolazione in un altra nazione non fanno notizia, quelli dei cittadini cubani invece hanno un’esposizione mediatica mondiale perché se ben enfatizzati possono rappresentare il modo per tentare di uniformare Cuba alla politica capitalista internazionale.
Non mi è mai piaciuto dipingere Cuba come il paradiso terrestre, come il paese dove tutto va bene e dove tutti vivono felici perché così non è, ma dato che conosco molto bene quest’isola e le persone che ci vivono mi rendo conto che davvero le varie problematiche della società cubana sono esponenzialmente enfatizzate nei mezzi di informazione e sulle reti sociali. Non vengono mai menzionate i numerosi risultati che la rivoluzione ha ottenuto negli anni, come la recente campagna di vaccinazione che in pochi mesi ha quasi fatto sparire il corona virus eseguita con vaccini prodotti in proprio, ma viene ampiamente dato spazio ad una fila di persone che aspetta per entrare in un negozio dimenticando, volontariamente, che la fila si genera non solo per la necessità di acquistare merci ma anche perché per le regole contro la diffusione del Covid 19 nei negozi l’entrata è controllata come avveniva da noi mesi fa.
Per concludere non posso che raccomandare di non limitarsi a giudicare gli avvenimenti che succedono a Cuba attraverso la semplice analisi di quanto viene riportato dai grandi mezzi di informazione perché occorre sempre ricordarsi dei due pesi e delle due misure.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info