STATI UNITI: PROSSIMO OBIETTIVO CINA
La decisione della Russia di intervenire militarmente in Ucraina il 24 febbraio ha segnato un punto di svolta nell’ordine mondiale a guida Stati Uniti ma non segnerà la fine delle crisi, prossimo obiettivo sarà la Cina.
Aver deciso per Putin di intervenire militarmente in Ucraina ha sancito ancora una volta che il nostro modello di società si basa non sulla diplomazia e l’uso dell’intelligenza ma sul fatto che per farsi riconoscere come attori internazionali occorre mostrare i muscoli. Niente di nuovo dato che Gli Stati Uniti hanno mostrato i muscoli per diventare ciò che sono oggi. Secondo la loro idea eccezionalistica del mondo gli statunitensi sono stati eletti da Dio quale nazione illuminata che doveva condurre gli altri popoli che si trovavano nell’ombra sulla giusta via.
Quindi in questo mondo per essere riconosciuti come potenza economica e politica a livello internazionale occorre dimostrare che siamo pure una potenza militare. Putin lo ha dimostrato ed ha detto al mondo che quando vengono prese delle decisioni occorre fare i conti o almeno occorre mediare anche con la Russia.
La crisi è stata ben costruita grazie alla potente macchina mediatica che l’occidente dispone, macchina mediatica che è servita anche per giustificare le guerre degli anni scorsi come quella in Afganistan, in Siria, in Iraq e in molte altre. Questa testa d’acciaio non si fermerà quando presto la crisi ucraina terminerà.
Non si fermerà perché nel mirino degli Stati Uniti il primo nemico non è la Russia, anche se in queste ultime settimane potrebbe sembrarlo, ma è la Cina. Cina che tra non molto sarà la prima economia al mondo e toglierà lo scettro proprio agli Stati Uniti quindi va fermata.
Come è stata usata l’Ucraina per attaccare la Russia gli Stati Uniti useranno Taiwan per attaccare la Cina. La narrativa che verrà messa in campo sarà la medesima usata contro la Russia.
Verrà insistentemente lanciato il messaggio da tutti i media che a breve la Cina sta programmando di invadere l’isola di Taiwan per impedirgli di reclamare l’indipendenza. Anche se la narrativa è proprio l’opposto di quella usata per il caso Ucraina dove due regioni chiedevano l’indipendenza ciò non importa. I mezzi di informazione sapranno anestetizzare la poco attenta opinione pubblica anche in questo caso convincendola della necessità di un’azione da parte dei buoni contro i cattivi con gli occhi a mandorla.
Sì perché in Ucraina è stata usata la narrativa sull’indivisibilità del suo territorio per non ammettere che una parte della nazione potesse dividersi anche se in realtà dalle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk era solamente richiesta una maggiore autonomia. Qualcosa di paragonabile a quanto avviene nelle regioni a statuto speciale italiane come il Trentino Alto Adige, ma evidentemente si parlava di concessioni impossibili da applicare.
Per Taiwan la narrativa usata a livello mediatico sarà contraria: verrà attizzato il fuoco dell’indipendenza dalla dittatura cinese. L’isola ribelle dovrà godere della possibilità di essere indipendente dal colosso asiatico ed ovviamente questa indipendenza raggiunta la porterà sotto l’ombrello degli Stati Uniti che così avranno anche una testa di ponte di fronte alle coste cinesi. Probabilmente dopo il successo conseguito con il caso ucraino alla Casa Bianca staranno pensando seriamente di iniziare al più presto questa nuova campagna sapendo che i soci della Nato gli saranno anche questa volta a fianco.
Rischio terza guerra mondiale? Penso proprio di no, agli Stati Uniti basterà poter applicare alla Cina, come avvenuto per la Russia, una serie di sanzioni che tentino di bloccare il suo sviluppo economico. Sanzioni che non sarebbero in altro modo giustificabili.
Fantapolitica? Forse, ma spesso la realtà supera la fantasia.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info