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UNO STUDIO AFFERMA CHE A CUBA LO STATO HA GESTITO LA PANDEMIA IN MODO MIGLIORE RISPETTO AGLI STATI UNITI

 

La rivista scientifica statunitense Journal of Public Health in un articolo risalta come il sistema sanitario cubano abbia risposto in modo più coordinato ed efficace nella lotta alla pandemia rispetto a quello degli Stati Uniti.

Non ci voleva certamente il saggio analitico pubblicato dalla rivista statunitense Journal of Public Health per  constatare che il sistema sanitario statale abbia risposto in modo più coordinato ed efficace nella lotta alla pandemia rispetto a quello degli Stati Uniti. Potremmo dire senza alcuna presunzione che la rivista ha scoperto l’acqua  calda.

Il saggio pubblicato ha comunque un grande valore politico in quanto smonta, anche se non ce ne era certamente bisogno, dal lato scientifico tutte le menzogne che ogni giorno, per ovvi motivi, vengono confezionate su Cuba dall’amministrazione statunitense. 

Secondo la pubblicazione non sorprende che Cuba mostri risultati significativamente migliori rispetto al paese nord americano a causa delle differenze fondamentali nella struttura e nell’organizzazione dei sistemi sanitari, nella filosofia politica e nella cultura.

Nel saggio si rileva che al 15 luglio  il numero di contagi rispetto alla popolazione negli Stati Uniti era quattro volte superiore a quello registrato a Cuba, Inoltre il numero dei decessi causati dal virus nell’isola caraibica era ben dodici volte i inferiori a quelli avvenuti negli Stati Uniti. Per giustificare tali differenze tra i due paesi la pubblicazione evidenzia che l’accesso alla salute a Cuba è un diritto universale sancito dalla Costituzione e l’efficacia della sua rete di cure primarie composta da più di 11.100 studi medici e quasi 500 policlinici garantisce un accesso alla sanità a tutti i cittadini.

Considera come punti di forza del sistema sanitario  cubano, che ha permesso di ottenere tali risultati, l’interazione tra specialisti delle cure primarie e circa 28.000 studenti di medicina che hanno svolto le  indagini e diagnosi precoci dei casi, lo schema di sorveglianza agli ingressi del paese, l’aumento della quantità e della qualità dei test diagnostici, la qualità dei centri specializzati per elaborarli e la strategia di quarantena e ospedalizzazione dei casi confermati. 

Dall’altro lato lo studio sottolinea che negli Stati Uniti, a differenza di quanto avviene a Cuba, la copertura sanitaria non è garantita. Sostiene che “nonostante la nazione vanti un’assistenza sanitaria di alta qualità, ma solo per coloro che possono accedervi o permetterselo, il sistema rimane afflitto da disuguaglianze e disparità”.

Inoltre negli Stati Uniti il rilevamento e la sorveglianza sono stati relativamente scollegati. Lo studio  richiama l’attenzione sui messaggi disorganizzati e contraddittori che hanno segnato l’atteggiamento del governo federale nei confronti della pandemia durante i primi mesi, nonché sulla generalizzazione delle misure di contenimento, come l’uso della mascherina sanitaria negli spazi pubblici, a causa della presunzione di incostituzionalità.

Il testo afferma che “i messaggi informativi relativi alla pandemia da Covid-19 negli Stati Uniti sono stati caratterizzati da conflitti, incoerenze e palese disinformazione”. Inoltre, afferma che l’ex presidente Donald Trump “ha pubblicamente e ripetutamente minato l’autorità e l’esperienza del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e di altre agenzie sanitarie”. A Cuba invece l’informazione alla popolazione è fornita solamente da esperti che trattano i temi sanitari e non forniscono informazioni pubblicitarie.

Per quanto riguarda lo sviluppo dei vaccini, l’articolo evidenzia che l’industria cubana è completamente di proprietà statale, quindi “la concorrenza e le azioni a scopo di lucro delle aziende private non sono state un fattore nello sviluppo” di questi farmaci.

Inoltre sottolinea che, nonostante le limitazioni causate dal blocco economico, commerciale e finanziario imposto dal governo degli Stati Uniti, il paese caraibico ha ottenuto tre vaccini ad alta efficacia e due candidati vaccinali e si è impegnato a vaccinare l’intera popolazione entro la fine del 2021.

Negli Stati Uniti invece nonostante il  partenariato pubblico-privato per lo sviluppo dei vaccini i problemi sono rimasti. In particolare viene evidenziato come i problemi legati alla distribuzione, alla disparità di accesso in base alla razza e alla disinformazione o riluttanza dei cittadini la campagna vaccinale non abbia raggiunto i livelli di Cuba dove quasi tutta la popolazione ha ricevuto il vaccino. In breve la pubblicazione afferma che la pandemia di Covid-19 ha evidenziato le gravi disuguaglianze sanitarie di fondo che persistono negli Stati Uniti.

Insomma per concludere lo studio constata che a Cuba, nonostante tutte le difficoltà che ogni giorno a causa del blocco economico, commerciale e finanziario l’isola deve sopportare, lo stato che gestisce la sanità pubblica ha gestito la pandemia in modo più efficace di quanto avvenuto negli Stati Uniti, paese questo che dispone di ingenti risorse finanziarie. 

Infine spero che gli Europarlamentari che nei giorni scorsi hanno approvato l’ennesima risoluzione di condanna contro governo di Cuba per la violazione dei diritti umani  dei propri cittadini, che conteneva tra le altre cose anche l’esortazione a provvedere ad una migliore gestione degli effetti della pandemia sulla popolazione, abbiano letto questo studio. In alternativa aspetto una risoluzione di condanna verso gli Stati Uniti per la pessima gestione della pandemia.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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