ARRESTATI GLI ASSASSINI DEL PRESIDENTE DI HAITI, MA CHI ERA MOISE?
Il portavoce del governo di Haiti Frantz Exantus ha dichiarato che la polizia haitiana ha arrestato i presunti assassini del Presidente Jovenel Moïse. Il Presidente del paese caraibico è stato ucciso ieri notte nella sua abitazione della capitale Porto Principe.
“”I presunti assassini del presidente sono stati intercettati dalla Polizia Nazionale poco prima delle 6 di questo pomeriggio”, ha scritto il segretario di Stato per la comunicazione sul suo account Twitter. Il direttore della polizia nazionale, Léon Charles, ha sua volta dichiarato mercoledì sera che quattro dei sospetti sono stati uccisi e altri due sono stati arrestati durante un’operazione di polizia.
“Outsider”, inesperto, delfino politico, dittatore. Molti di questi soprannomi accompagnavano il nome del controverso presidente di Haiti, Jovenel Moïse, ucciso da un gruppo armato nelle prime ore di mercoledì, mentre sua moglie, la first lady Martine Moïse, è stata ferita gravemente.
Un comunicato del Primo Ministro Claude Joseph e le immagini sfocate dell’operazione, hanno riportato Haiti al centro dei media mainstream, cosa che non era successa nonostante la grave crisi economica e le violenze che affliggono il paese.
L’assassinio di Moïse segna ora una nuova svolta in un paese che si è abituato alla crisi essendo la sua normalità. Ma chi era Jovenel Moïse?
Jovenel Moïse era nato a Trou-du-Nord, nel nord-est di Haiti, nel 1968. Figlio di una sarta e di un contadino, arrivò a Porto Principe nel 1974 e vi si stabilì fino alla laurea nella Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università di Quisqueya. A metà degli anni ’90, iniziò a gestire una piantagione di banane con l’aiuto di sua moglie, Martine Joseph. Nel 2012 ha creato l’azienda Agritrans nella zona franca agricola di Haiti, con l’obiettivo di esportare il prodotto principalmente in Germania. Il suo ingresso in politica è arrivato nel 2015, quando l’ex presidente Michel Martelly lo ha unto come suo delfino nel partito di centrodestra Tèt Kale, scrivono José Beltrán e Nazareth Balbás in un articolo apparso su RT.
La carriera di Moïse come uomo d’affari fu la chiave della sua campagna politica, che intraprese con il soprannome di “monsieur banane”, continua l’articolo. Tuttavia, non sono mancate le critiche per la presunta opacità nella gestione delle finanze della sua azienda.
Nonostante la sua reputazione di “outsider” perché non proveniva da settori tradizionali della politica, il fatto che i gruppi economici finanziavano la sua campagna per la Presidenza era qualcosa che i suoi oppositori politici non dimenticavano quando volevano deligittimare le sue aspirazioni. Il 25 ottobre 2015, Moïse ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali nel paese caraibico.
Ma quello è stato un trionfo agrodolce. L’instabilità politica, il rinvio del secondo turno e le accuse di frode hanno costretto all’annullamento del risultato di quelle elezioni e allo svolgimento di nuove consultazioni alla fine del 2016, in cui Moïse è stato nuovamente proclamato vincitore della presidenza, posizione che ha finalmente assunto il 7 febbraio 2017.
“Faccio appello ai giovani del paese, a tutti gli haitiani che vivono all’estero, a tutti i professionisti del paese affinché si impegnino dalla mia parte a mettere in piedi il paese, perché Haiti è in ginocchio”, ha detto Moïse al suo arrivo al potere. La sua immagine di uomo d’affari di successo prometteva di sollevare un paese devastato dalla povertà, dall’instabilità politica, dall’interventismo, dai disordini sociali e dal saccheggio.
Ma le promesse del nuovo Presidente si sono scontrate con la realtà della nazione. Salute, pace e ordine sono stati i tre impegni firmati dal governo di Moïse alla fine del 2016. All’epoca, il paese stava ancora sopportando il duro impatto del terremoto del 2010, che lasciò più di 200.000 morti; il peso di una crisi energetica, esacerbata dall’incapacità dello Stato di pagare i milioni di debiti nei confronti dei grandi fornitori di carburante; la presenza di gruppi della criminalità organizzata impegnati nel saccheggio, nella rapina, nel rapimento e nell’estorsione di cittadini; un’aspettativa di vita che non raggiunge i 63 anni; e un’inflazione superiore al 12 per cento, insostenibile per oltre il 60 per cento della popolazione che vive in povertà.
Nei quattro anni e cinque mesi in cui ha governato Haiti, Moïse non è stato in grado di “mettere il paese in piedi”, come aveva promesso all’inizio della sua presidenza. , circa 500.000 haitiani sono stati costretti a migrare nella Repubblica Dominicana, secondo il governo della nazione vicina.
La crisi politica, economica e sociale ha causato un’esplosione violenta nelle principali città del paese, mentre la ripresa dell’ordine pubblico promessa da Moïse è rimasta una dichiarazione vuota.
A febbraio 2020, quasi un terzo del territorio del paese era controllato da oltre 150 bande armate, che spesso disponevano di armi migliori delle forze di sicurezza. La popolazione civile è stata lasciata alla mercé di gruppi criminali in territori inaccessibili alla polizia. I rapimenti di civili perpetrati da gruppi armati, con l’obiettivo di ottenere un riscatto, sono cresciuti in modo tale che lo stesso Moïse ha chiesto sostegno alla popolazione nel gennaio di quest’anno per combattere questo flagello.
La pandemia di COVID-19 ha esacerbato la mancanza di accesso al cibo e all’acqua pulita ad Haiti. L’Agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha stimato che entro il 2021 ci sarebbero state 4,4 milioni di persone insicure dal punto di vista alimentare, tra cui 1,9 milioni di bambini su una popolazione complessiva di 11,2 milioni di abitanti. In questo contesto, la nazione caraibica non ha ancora iniziato la vaccinazione contro il corona virus.
La bassa affluenza alle urne alle elezioni è stata il terreno fertile per molteplici proteste contro Moïse, dall’inizio del suo governo. Tuttavia, il malcontento è peggiorato poiché il presidente ha affermato che il suo mandato sarebbe finito nel febbraio 2022 e non nel 2021, come è costituzionalmente previsto. L’argomentazione di Moïse si basava sul fatto che si era insediato un anno dopo la sua controversa elezione, ma la Magna Carta e la stessa magistratura hanno deciso che il suo mandato doveva terminare nel febbraio di quest’anno.
Ironia della sorte:, l’argomentazione del Presidente haitiano di rimanere al potere per un altro anno non è stata applicata in Parlamento. All’inizio del 2020, Moïse ha sciolto il Congresso sostenendo che il mandato per il quale era stato eletto era già terminato, quindi ha deciso di continuare a governare per decreto. In risposta, l’opposizione ha proclamato il giudice della Corte Suprema Joseph Mécène Jean-Louis presidente ad interim, che è stato successivamente destituito da Moïse, anche se non aveva alcuna autorità costituzionale per farlo.
La lotta politica ha portato ad accuse di autoritarismo contro il presidente haitiano che, da parte sua, ha denunciato che era in corso una cospirazione da parte di uomini d’affari per realizzare un colpo di Stato contro di lui. In particolare, Moïse ha detto a febbraio che “un piccolo gruppo di oligarchi, appartenenti all’élite economica colpita dalle decisioni del suo governo, voleva fare un colpo di stato per “impadronirsi” di Haiti.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info