VENEZUELA: LA GIRAVOLTA DI GUAIDO’ PER NON MORIRE POLITICAMENTE
“Come si cambia per non morire”, cantava in una canzone Fiorella Mannoia e migliori parole non si potrebbero usare per definire la nuova strategia politica messa in atto da Juan Guaidò che ha fatto una giravolta di 180 gradi rispetto alle sue precedenti posizioni sul governo di Nicolas Maduro in Venezuela.
Alle parole della canzone di Fiorella Mannoia va aggiunto che la morte di Juan Guaidò è la morte politica. Ma veniamo ai fatti: l’autoproclamato presidente del Venezuela avrebbe deciso di partecipare ai negoziati tra il governo di Nicolas Maduro ed i partiti dell’opposizione venezuelana che da tempo è in atto.
Questo patto stipulato in segreto, secondo Guaidó, prevede “la convocazione di un calendario di elezioni libere ed eque”, la ricerca di soluzioni “realistiche e praticabili” alla crisi del Paese e l’istituzione di garanzie per tutte le parti, in un negoziato che coinvolga organismi internazionali e “potenze mondiali”.
L’emergere di questa proposta non è né casuale né improvvisata. I segnali che indicano che ci sia un negoziato clandestino tra il governo e i partiti di opposizione, al di là di Guaidó, sono evidenti e hanno dato risultati. Uno dei segnali più rappresentativi di questo approccio è la recente nomina di un nuovo direttivo del Consiglio elettorale nazionale (CNE), che coinvolge figure chiave anti chaviste, come Enrique Marquez, appartenente al partito Mud, e Roberto Picón, imprigionato nel 2017, accusato di ribellione, tradimento della patria e furto di oggetti militari, secondo quanto riportato da RT.
La morte politica di Juan Guaidò a cui mi riferivo è quella che sta piano piano oscurando la sua figura. Infatti dopo le ultime elezioni parlamentari svoltesi l’anno scorso in Venezuela Guaidò ha perso il suo seggio, l’Unione Europea gli ha tolto il suo appoggio non riconoscendolo più quale presidente del Venezuela, i partiti dell’opposizione venezuelana lo hanno scaricato da tempo quindi la sua stella sta lentamente spegnendosi.
“Il nostro obiettivo è uscire dalla tragedia e riconquistare la democrazia. Questo è ciò su cui dobbiamo concentrarci. Il nostro avversario oggi è la brutale dittatura che dobbiamo affrontare. Questo è il mio messaggio al Paese”, ha scritto Guaidò su Twitter. La politica dell’autoproclamato Presidente non ha portato a nulla negli ultimi due anni da quando da perfetto sconosciuto, nel gennaio 2019, in una piazza di Caracas si autoproclamava come Presidente del Venezuela assecondando i progetti dell’allora inquilino della Casa Bianca Donald Trump. Adesso che piano piano viene messo in disparte ha deciso di giocare l’ultima carta che ha a disposizione.
Cerca di non essere definitivamente messo all’angolo e quindi accetta di partecipare ai negoziati iniziati da tempo tra gli altri partiti dell’opposizione ed il governo di Maduro. Tenta di usare l’ultima carta a sua disposizione ovvero l’appoggio che ancora gode dagli Stati Uniti. In pratica metterà sul piatto dei negoziati la sua presunta facoltà di mediatore con l’amministrazione Biden per toglier o alleggerire le sanzioni economiche che stanno strangolando il Venezuela in cambio di libere elezioni a cui anche lui parteciperà per non sparire definitivamente dalla vita politica venezuelana. Se è vero che le sanzioni hanno messo il paese sud americano in ginocchio è anche vero che dal lato politico non sono servite a nulla.
La giravolta di Guaidò può essere letta solo come un’azione opportunista dettata dalla consapevolezza di essere oramai alla fine dei suoi giorni. E’ stato usato per cercare di sovvertire il governo di Nicolas Maduro, in due anni i risultati sono stati miseri, i nuovi rivoluzionari hanno solo intascato milioni di dollari e non hanno portato a casa nessun risultato degno di nota. Adesso la sua stella va eclissando lentamente e per restare a galla bisogna pure cambiare strategia. I partiti del G4, Azione Democratica, Primero Justicia, Volontà popolare e Un nuovo tempo che appoggiavano le politiche violente di Guaidò sono spariti e l’autoproclamato Presidente rischia di essere scavalcato da l’ex candidato presidenziale Henrique Capriles e dall’ex Vicepresidente del Parlamento Stalin González che partecipano da tempo ai negoziati con il governo in rappresentanza dell’opposizione è stanca delle politiche di Guaidò che non hanno portato a niente di concreto.
Insomma per non morire si cambia strategia politica in nome della coerenza, coerenza che tra l’altro nessuno di questi candidati ha mai dimostrato.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info