Il presidente della Colombia Ivan DuqueIl presidente della Colombia Ivan Duque

COLOMBIA: SONO CENTINAIA LE PERSONE SCOMPARSE DURANTE LE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA

 

Le violenze nei confronti dei manifestanti in Colombia non cessano, alle persone uccise dalle forze dell’ordine, ai feriti, agli incarcerati vanno aggiunte le moltissime che risultano disperse  edi cui non si hanno notizie.

Nel suo ultimo rapporto il Mediatore per i Diritti Umani ha reso noto di aver ricevuto 145 denunce di persone scomparse durante le manifestazioni, 45 di loro sono state ritrovate mentre per le restanti 90 non si hanno notizie certe e quindi risultano ancora come scomparse. Ma i dati sono incerti, infatti il  Movimento nazionale delle vittime di reati di Stato dichiara che gli scomparsi sono molti di più. Nel loro ultimo rapporto figurano ben 471 denuncia di manifestanti dispersi durante le manifestazioni: 79 sono stati poi rintracciati ma degli altri non si hanno notizie.

Molti di loro hanno riferito di essere stati arbitrariamente privati della libertà per ore o giorni, di essere stati trasferiti in siti non autorizzati dalla legge e senza la presenza della Procura. “In altri casi sono stati picchiati e sottoposti a torture, trattamenti crudeli, disumani e degradanti”., hanno dichiarato dall’organizzazione per i diritti umani.

Hanno aggiunto che alcune vittime erano sorvegliate da persone vestite con abiti civili,, che  hanno ricevuto aggressioni fisiche e psicologiche da parte di membri della Polizia Nazionale e della Squadra Mobile antisommossa (Esmad). Le donne hanno denunciato violenze sessuali e altri abusi di genere.

Tra i dispersi segnalati, riferisce l’organizzazione, due sono stati trovati uccisi nel canale del fiume Cauca: Brahian Gabriel Rojas López, un 26enne che ha manifestato il 28 maggio nel dipartimento di Risaralda di cui non si avevano notizie da sei giorni mentre l’altra vittima non è stata ancora identificata. 

La polizia, lo Squadrone Anti Sommossa e l’esercito continuano intanto le loro violenze contro i manifestanti. A Cali durante una manifestazione pacifica da un camion è sceso un gruppo di uomini in abiti civili ed ha iniziato a sparare contro i manifestanti indifesi. Le indagini successive hanno dimostrato che il camion era di proprietà della polizia di Cali e le persone al suo interno erano poliziotti in abiti civili. Di fronte all’evidenza dei fatti la stessa polizia ha ammesso che il camion era di sua proprietà e gli assalitori facevano parte dei loro agenti ma la versione fornita non corrisponde a quella denunciata dai manifestanti. Il capo della polizia di Cali il Generale Juan Carlos Rodriguez ha dichiarato che il camion sarebbe stato attaccato dai manifestanti ed i suoi occupanti si sono dovuti difendere. Bilancio dell’azione: due persone ferite.

Le violenze delle forze dell’ordine non si fermano di fronte a niente e nessuno. La scorsa notte gli agenti dello Squadrone Anti Sommossa hanno attaccato un gruppo di persone che nella capitale colombiana Bogotà stavano celebrando una veglia funebre in memoria delle persone uccise durante le proteste. Gli agenti arrivati sul luogo della veglia con moto e camion hanno attaccato le persone lanciando gas lacrimogeni e sparando colpi di arma da fuoco. Donne, bambini, anziani e giovani che stavano vegliando e pregando per i loro cari uccisi sono stati costretti a fuggire interrompendo la veglia funebre.

Se poi ascoltiamo le dichiarazioni del Presidente Ivan Duque, del capo della polizia colombiana e del Ministro della Difesa nessuno di loro avrebbe dato l’ordine di usare la violenza e di usare le armi da fuoco contro i manifestanti. Ma allora chi ha dato l’ordine di reprimere le proteste nel sangue? L’unico che ha dichiarato pubblicamente che era lecito usare la forza e le armi contro i manifestanti è stato l’ex Presidente e mentore di Ivan Duque Alvaro Uribe dove in un messaggio su Twitter affermava la necessità dell’uso della forza contro chi stava protestando pubblicato e poi rimosso dal social venerdì 30 aprile.

Se nessuno di loro ha dato l’ordine di usare la violenza potrebbero comunque dare l’ordine di non usarla. Appare quindi evidente che in Colombia non comanda ne il Presidente della Repubblica, ne il Parlamento ma l’ex Presidente Alvaro Uribe. 

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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