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USAID E IL SOFT POWER 

di Antonio Evangelista

 

In principio furono i processi, poi seguì la demonizzazione mediatica e infine arrivarono le pallottole… ma Donald Trump è ancora qui e resta l’unico presidente, negli ultimi trent’anni che non ha bombardato un paese con l’arrogante pretesa di esportare la ‘democrazia occidentale’. Anzi a sentir lui se fosse stato in carica al posto di Joe Biden la guerra in Ucraina non sarebbe mai cominciata. 

Ora sta traducendo in concreto propositi annunciati prima e durante la campagna elettorale per far cessare le guerre in Ucraina e Israele. E tra i più irritati figurano Francia, Germania e Gran Bretagna. I primi due mentirono a Minsk per dare tempo all’esercito ucraino di armarsi e prepararsi, come riferito da Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Mentre Boris Johnson volò a Kiev, durante i negoziati di pace con la Russia a Istanbul nel 2022, definiti da Foreign Affairs, mai così vicini. E poi tutto saltò: Guerra! Circostanza confermata da Victoria Nuland in una intervista nella quale ammette che ‘divenne chiaro a noi e ai britannici e ad altri che la principale condizione richiesta da Putin era sepolta in un allegato dell’accordo secondo il quale includeva limiti ai sistemi di arma che l’Ucraina poteva avere una volta firmato l’accordo. Tali limiti non erano previsti per la Russia e allora persone in Ucraina e fuori da essa si chiesero se l’accordo convenisse e fu allora che l’accordo crollò.’

Ecco allora che, mentre la politica europea resta sorda alle istanze di pace provenienti da più parti, negli USA il nuovo ‘Dipartimento’ DOGE – Department of Government Efficiency – guidato da Elon Musk, blocca i fondi destinati a USAID e NED. Organizzazioni che secondo autorevoli fonti statunitensi, dietro una facciata di buone intenzioni, costituiscono di fatto il cd. ‘soft power’ strumentale al rovesciamento di governi stranieri per piazzare al loro posto politici ‘amici’ allineati con le strategie guerrafondaie e rapaci dell’occidente democratico. L’anticamera dei colpi di stato, delle rivoluzioni colorate o in casi estremi delle ‘bombe democratiche’.

E la conferma ci viene da un’analisi approfondita del ruolo di queste agenzie ‘benefattrici’ del mondo dell’Università di Portland firmata dai professori Gerald Sussman and Sascha Krader, intitolata ‘Marketing U.S. Regime Change in Eastern Europe, risalente all’agosto del 2008.’ Nel documento, disponibile sul web, gli autori sostengono che le cosiddette “rivoluzioni colorate” in Serbia, Georgia, Ucraina e Kirghizistan non sono state rivolte spontanee come dipinte dai media occidentali, ma sono state invece il risultato di un’ampia pianificazione e di un’influenza esterna, in particolare da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Queste rivoluzioni coinvolsero una varietà di strategie volte a promuovere la ‘democrazia’, tra cui il sostegno finanziario, la formazione tecnica e l’uso di tecniche di marketing per plasmare l’opinione pubblica. Gli autori sottolineano che questi interventi facevano parte di una più ampia agenda neoliberista per espandere l’influenza occidentale nell’Europa orientale, assicurando il dominio commerciale e strategico dei paesi del G-7, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti. Lo studio universitario di Portland spiega come L’USAID ha svolto un ruolo cruciale in questo quadro, finanziando iniziative allineate con gli interessi strategici degli Stati Uniti nella promozione della democrazia evidenziando parimenti il coinvolgimento del NED – National Endowment for Democracy, altra agenzia made in USA. Quest’ultimo ha lavorato al fianco di varie organizzazioni affiliate, per ‘democratizzare’ popoli e nazioni, tra cui l’International Republican Institute (IRI) e il National Democratic Institute (NDI), per fornire assistenza e guida ai gruppi di opposizione. Questa coalizione comprendeva anche organizzazioni sindacali come l’AFL-CIO e istituzioni private come Freedom House e Open Society Foundations di George Soros. Ma illuminanti sono le parole – sul Washington Post del 22 settembre 1991 – di Allen Weinstein, co-fondatore del Ned che, spiegando ruolo e funzione del NED, riferisce “molto di ciò che facciamo oggi veniva fatto in segreto dalla CIA 25 anni fa”. 

 

Ma non è solo una questione di pace a ben vedere.

Il NED era nato come un’operazione bipartisan ma negli ultimi anni ha assunto una postura contraria all’elezione di Trump alla presidenza nel 2016. In quel momento, secondo un ex direttore, la NED ha lanciato un attacco implacabile a Donald Trump e al partito repubblicano. Durante la campagna elettorale del 2016, Carl Gershman, l’ex presidente del NED, pubblicò un articolo sul Washington Post sostenendo che Trump avrebbe lavorato con Putin per vincere le elezioni. Poi sostenne che, dopo la vittoria di Trump, la democrazia americana era stata in qualche modo “spezzata”. E molti altri nel NED si allinearono a questa posizione. Anne Applebaum, membro del consiglio di amministrazione del NED, ha recentemente pubblicato un libro dipingendo Donald Trump come figuro oscuro e autoritario non dissimile da Putin, Orbán, Aleksandr Lukashenko della Bielorussia e così via, affermazioni ripetute durante la campagna elettorale del 2024 e ha pubblicato un articolo tre settimane prima delle elezioni intitolato “Trump parla come Hitler, Stalin e Mussolini”. Robert Kagan, consulente del NED nel 2023 ha pubblicato un articolo sul Washington Post dal titolo “Una dittatura di Trump è sempre più inevitabile” e nel 2024 ha financo pubblicato il suo libro sostenendo che Donald Trump e i suoi elettori vogliono distruggere la democrazia americana e l’ordine costituzionale. Inoltre, si è dimesso dal suo ruolo di redattore del Post quando il suo editore si è rifiutato di appoggiare Kamala Harris alle elezioni presidenziali. Allineati con i precedenti soggetti anche Larry Diamond, consulente del NED e redattore del Journal of Democracy. In precedenza, nel 2019, aveva pubblicato un libro intitolato Ill Winds in cui sosteneva che Trump aveva guidato gli Stati Uniti nella direzione dell’autoritarismo. Rachel Kleinfeld, un altro membro del Consiglio di amministrazione del NED, ha detto che il partito repubblicano, sotto la guida di Trump, è un’operazione antidemocratica. Steven Levitsky e Lucan Way, due degli esperti designati dal NED, hanno scritto nel 2022 che il Partito Repubblicano “si è radicalizzato in una forza estremista e antidemocratica che mette in pericolo l’ordine costituzionale degli Stati Uniti”. 

E i tagli a USAID e NED arrivano a breve distanza di tempo dallo sbarco Victoria Nuland, ora in pensione, nella famigerata Ngo. Il falco dei falchi… quella che in Ucraina nel febbraio 2014, allora assistente del Segretario di Stato per gli Affari europei ed eurasiatici, al telefono con Geoffrey Pyatt, ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina ‘nominava’ i ministri per la formazione del nuovo governo ucraino. Insomma, parliamo di quella ‘signora’ per la quale ‘l’EU si poteva fottere’. La stessa che annunciò la ‘fine’ del gasdotto russo Nord stream prima dell’attentato che lo rese inutilizzabile, con buona pace della Germania e dell’Europa.

Quindi, tutto considerato, se esaminiamo gli ultimi accadimenti che in un modo o in un altro hanno riguardato chi ha cercato di adoperarsi per la pace in Ucraina, quale che sia la ragione/tornaconto, dal Papa a Trump, passando dal presidente dell’Ungheria Viktor Orban e dal primo ministro slovacco Robert Fico… registriamo tentati omicidi, incidenti e isolamento internazionale, sanzioni EU, sproloqui minatori. A fare da contraltare a tale scenario stanno una serie di dichiarazioni scomposte dell’UE e dei suoi massimi rappresentanti su come spendere di più e meglio per armarsi, per sconfiggere la Russia… e adesso per demonizzare Donald Trump che sta lavorando per la pace. A prescindere dalle motivazioni reali o supposte.

Da ultimo Emanuel Macron ancora una volta fugge in avanti, come in Libia, e attacca nuovamente la Russia definendola ‘una minaccia esistenziale per l’Europa’… forse lo è per lui che dopo aver perso l’uranio africano punta a quello ucraino che non vedrà più se Trump ci mette le mani sopra. 

Eh, sì avete capito bene… Trump e Putin uniti da un nemico comune e guerrafondaio che ha versato migliaia di miliardi dei contribuenti statunitensi a USAID che si sommano ai 700 miliardi che la Commissione Europea vorrebbe dare all’Ucraina dopo le elezioni tedesche, all’insaputa dei suoi cittadini, come rivelato dal Berliner Zeitung. 

E tutto questo avviene anche grazie – come illustrato da Thomas Fazi nel suo report di febbraio corrente – alla propaganda dell’Unione Europea che tramite il finanziamento di apposite Ngo’s promuove la sua agenda.

“Uno degli esempi più significativi è il programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori (CERV), che convoglia ingenti finanziamenti alle organizzazioni della società civile, comprese le ONG e think tanks. Nella relazione si sostiene che questi sforzi equivalgono a una “propaganda per procura”, in base alla quale la Commissione finanzia ONG e gruppi di riflessione per sostenere le sue politiche e i suoi obiettivi – e persino per fare lobby a suo nome. … E questa forma di propaganda segreta può essere paragonata al modo in cui il governo degli Stati Uniti incanala i finanziamenti alle ONG di tutto il mondo attraverso organizzazioni come l’USAID per promuovere i propri interessi geopolitici – una pratica che ha attirato un’attenzione significativa sulla scia del congelamento degli aiuti esteri di Trump.”

Meccanismi, sotterfugi, manovre… per aprire la strada al partito della guerra in Unione Europea… l’organizzazione che era nata per mantenere e promuovere la pace. Sic!

Allora mi torna in mente un passaggio del libro dello storico Jacques R. Pauwels ‘IL MITO DELLA GUERRA BUONA’: …

“La guerra in Europa apriva prospettive estremamente interessanti per l’economia americana. … Gli stati belligeranti avrebbero avuto bisogno di ogni tipo di armamento e di materiali, almeno fintantoché la guerra fosse continuata.” Così negli anni ’30 il mondo degli affari americano si riprese dalla crisi conosciuta come ‘la Grande depressione’. 

In conclusione, credo che si debba essere ciechi, o in malafede, per non riconoscere in questo quadro una oligarchia tecnocratica bellicista targata UE pronta a bagnare l’altare della guerra col sangue dei nostri giovani.

 

Antonio Evangelista

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