GUERRA PSICOLOGICA CONTRO CUBA: ULTIMA FRONTIERA
Cuba è un paese che dal primo giorno del trionfo della rivoluzione, il 1° gennaio 1959, è sotto attacco costante da parte degli Stati Uniti che vogliono riprendersi l’isola dopo la cacciata di Batista.
I modi con cui gli Stati Uniti hanno cercato di sovvertire il governo cubano sono innumerevoli, si va dal tentativo di invasione di Playa Giròn all’uso di armi chimiche passando per attentati e misure sanzionatorie come il sessantennale blocco economico, commerciale e finanziario. Ma fino a ora il popolo cubano ha resistito a tutti questi attacchi. Negli ultimi tempi il modo preferito dalla Casa Bianca per attaccare l’isla rebelde è la guerra psicologica. Vengono create e veicolate false notizie diffuse attraverso i social network, dalle conniventi agenzie stampa e dalle persone attraverso il vecchio e sempre attuale passaparola.
Una campagna che negli ultimi tempi sta prendendo sempre più campo è quella che vedrebbe Cuba come un paese insicuro, in cui la violenza è a livelli insostenibili, dove i turisti rischiano quotidianamente di essere assaltati quando mettono il naso fuori casa da bande criminali che aspettano solo i viaggiatori stranieri per rubargli qualunque cosa. Una campagna che viaggia non solo sui grandi mezzi di informazione, ma anche di bocca in boca, soprattutto nei paesi europei, fonte da sempre importante per il turismo a Cuba.
Vengono favoleggiate inesistenti aggressioni ai turisti da parte dei cubani, furti e scippi ad ogni angolo. Viene dipinto insomma un paese che assomiglia più a una favelas brasiliana o a un sobborgo messicano piuttosto che a un’isola in cui chiunque, a qualunque ora del giorno, può muoversi con assoluta tranquillità.
Ascoltando queste favole e sapendo che di questo si tratta ho voluto condurre un’indagine tra i turisti presenti a Cuba per saggiare se davvero hanno percepito un clima di insicurezza o se abbiano avuto modo di subire atti violenti.
Ho incontrato una ragazza dominicana che vive in Svizzera che mi ha confermato come i suoi amici la abbiano sconsigliata di visitare Cuba perché è un paese violento dove è persino pericoloso muoversi. Con grande sorpresa quando è arrivata sull’isola ha constatato che tutte le storie che le avevano messo in testa erano pure fantasie. Mi ha detto che lei ogni sera esce da sola, si reca nei luoghi frequentati dai turisti e dai cubani e nessuno ha mai le ha fatto del male . Mi ha confermato che si sente sicura, che addirittura i cubani sono un popolo socievole e diverse volte, dopo aver chiesto spiegazioni, si sono dimostrati molto gentili e servizievoli. Infine mi ha confidato che appena potrà ritornerà a Cuba perché, nonostante tutti i problemi che l’isola soffre, i cubani sono persone che amano divertirsi.
Ho incontrato un italiano che da un anno sta girando per il continente latino americano, è partito dall’Argentina, ha visitato Perù, Bolivia, Colombia e poi è approdato a Cuba. Mi dice che nella sua vita ha girato almeno una cinquantina di nazioni e quando gli ho chiesto che cosa pensa della sicurezza a Buba mi ha risposto che l’isola è sicuramente tra i cinque paesi più sicuri che ha visitato. Anche lui, come molti turisti, stava visitando l’isola da solo e in nessun momento ha percepito insicurezza e mai è stato assaltato da qualche malvivente.
un’altro italiano che ho incontrato al Museo Archeologico di Trinidad in occasione della presentazione di un suo libro, tra le altre cose, mi ha confermato che tutto si può dire di Cuba, ma non certo che sia un paese insicuro e violento nel quale i turisti devono temere per la loro sicurezza.
Ma allora perché viene diffuso che Cuba è diventato un paese insicuro? La risposta va ricercata nelle mille azione intraprese per sovvertire il governo cubano messe in atto dalle varie amministrazioni statunitense e supportate dai vari gruppi controrivoluzionari che non vedono l’ora di far crollare il sistema cubano. Il turismo ha sempre avuto un’importanza cruciale per L’Avana nell’approvvigionamento di valuta pregiata, privare Cuba dell’ultimo grande mezzo per ottenere dollari e euro necessari per il commercio estero pare essere la strategia degli Stati Uniti, che appoggiati da questi gruppi di cubani residenti all’estero che non lavorano per il loro paese, ma percoloro che vedono in Cuba un paese da normalizzare, tentano di cambiare il corso della storia dell’isola.
Questi sono quelli che vorrebbero prendersi per due soldi il settore turistico di Cuba nella malaugurata ipotesi che il governo venga sovvertito. Aspettano che i nuovi governanti facciano come nella vecchia Unione Sovietica dove tutto è stato praticamente regalato per tre soldi ai furbetti che si sono trovati, guarda caso, al posto giusto nel momento giusto.
Se controlliamo sul sito del nostro Ministero degli Esteri Viaggiare Sicuri ci accorgiamo che Cuba non è considerato un paese a rischio, se poi consideriamo che il nostro governo non è proprio un governo di sinistra, si capisce come le affermazioni diffuse sul rischio di intraprendere un viaggio a Cuba sono pure illazioni.
Ma la campagna che è stata montata contro Cuba al fine di disincentivare il turismo non si basa solo sulla diffusione della notizia che l’isola sarebbe insicura, ma anche sul fatto che ci sono frequenti blackout energetici e sulla mancanza di generi alimentari, fattori che renderebbero la vacanza un inferno. Una campagna quella di impedire ai turisti in ogni modo di visitare l’isola nasce negli Stati Uniti molti anni fa. Infatti dal 1963 ai cittadini statunitensi è vietato visitare l’isola. Divieto non certamente legato ai rischi che tale viaggio turistico comporterebbe per loro, ma semplicemente per impedirgli di rendersi conto che su Cuba si sono prodotte menzogne di ogni tipo. Impedire di visitare l’isola ha rappresentato per le varie amministrazioni statunitensi il modo per continuare a mentire spudoratamente sulle condizioni di vita dei cubani, sullo stato di polizia che il governo avrebbe attuato, sulla mancanza di libertà in cui il popolo cubano vivrebbe giornalmente.
E’ curioso che proprio gli Stati Uniti, il paese che proclama di rispettare tutte le libertà dei propri cittadini, abbia limitato il loro diritto costituzionale a viaggiare impedendogli di visitare Cuba. Si stima che se tale divieto venisse revocato sull’isola potrebbero arrivare oltre un milione e mezzo di turisti provenienti dagli Stati Uniti. Nove anni fa, il presidente Barack Obama ha autorizzato 12 tipi di viaggi speciali non turistici a Cuba, e nel 2018 sono arrivati 638.000 visitatori dagli Stati Uniti. Ma è arrivato Donald Trump che, all’interno di un pacchetto di 243 nuove sanzioni, ha vietato i viaggi individuali, i voli verso nove dei dieci aeroporti cubani e l’approdo delle navi da crociera, il che ha tagliato l’importante afflusso di valuta estera e ha portato alla rovina centinaia di attività private, ricorda Cubainformaciòn.
Non contenti di tutte le sanzioni applicate dal governo di Donald Trump i democratici durante il governo di Joe Biden hanno inasprito la guerra contro Cuba che ha visto un nuovo attacco contro il turismo. Infatti fino al 2022 i cittadini di 42 stati (per lo più europei) potevano viaggiare negli Stati Uniti senza visto, compilando un modulo online veloce chiamato ESTA. Da quel momento in poi, il fatto di aver viaggiato a Cuba significa perdere questo vantaggio, e per entrare negli Stati Uniti è necessario completare la lunga e ingombrante procedura di richiesta del visto presso un consolato statunitense. L’impatto intimidatorio è stato brutale. Un solo esempio: lo scorso anno il turismo dalla Spagna a Cuba è diminuito del 26,8 per cento.
Le stesse agenzie turistiche, in molti casi, sconsigliano di viaggiare a Cuba proprio per questo. Ai potenziali turisti viene ricordato che se viaggiano a Cuba per un successivo soggiorno negli Stati Uniti dovranno chiedere il visto al consolato con lunghe attese.
La nuova amministrazione che tra pochi giorni si insedierà, il cui segretario di stato è Marco Rubio, da sempre acerrimo nemico del governo di L’Avana, starebbe pensando di introdurre questa misura sanzionatoria anche ai turisti canadesi. Il Canada è il paese che fornisce il maggior numero di turismo all’isola.
Uno dei numerosi mezzi che si dedicano quotidianamente ad attaccare il governo cubano diffondendo false notizie sulla presunta situazione catastrofica dell’isola è ADNCuba, la cui sede si trova non a caso a Miami. ADNCuba, come un’altra decina di siti e agenzie, dipinge la situazione cubana come al collasso e invita i cittadini stranieri a non visitare l’isola. Secondo loro a Cuba i turisti non possono godere di una vacanza tranquilla non solo per la violenza che solo nelle loro menti malate sembra trovare posto, ma anche a causa dei frequenti blackout energetici e per la mancanza cronica di prodotti alimentari, come se i cubani stassero morendo di fame. Tanto per capire cosa è ADNCuba è utile citare che, controllando tra la lista dei giornalisti che collaborano con loro, troviamo Radio Martì che riceve ogni anno cospicui finanziamenti dal governo degli Stati Uniti per diffondere informazioni false e tendenziose sul governo cubano.
Insomma la campagna di attacco contro Cuba, nella quale l’isola viene , dipinta come un paese violento e insicuro, dove per alimentarsi occorre sperare in un miracolo, sembra ottenere buoni risultati se si pensa che addirittura il governo tedesco sconsiglia i suoi cittadini di visitare l’isola per il clima di insicurezza che vi si respira. Se poi si parla con i turisti che la visitano si scopre che pensano tutto il contrario.
La guerra psicologica degli Stati Uniti contro Cuba è in pieno svolgimento e cerca di colpire l’ultima risorsa che l’isola dispone per resistere al più grande e potente impero della storia che da oltre sessanta anni tenta in ogni modo di riprendersi l’isola trasformandola in quella che era al tempo di Batista.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info
In poche parole hanno dipinto Cuba come l America (democratica) e (liberale) mafia corruzione sfruttamento povertà assoluto senza sanità statale e chi più ne ha più ne mette questa è l America (democratica) e (liberale)