Abu Mohammed al-Jolani,

DAMASCO CADE E ISRAELE FESTEGGIA 

 

Nella notte damasco, la capitale siriana è caduta, e il presidente Assad è fuggito dal paese lasciando la nazione araba in mano a quella che dalle nostre parti viene definita l’opposizione moderata.

Opposizione talmente moderata che il suo leader Abu Mohammed al-Jolani, faceva parte dell’Isis e di Al Qaeda e per questo aveva sulla testa una taglia di 10 milioni di dollari, ma per il PD, Iacoboni, +Europa e i radicali, si è trasformato in un leader legittimo e moderato.

. Ma si sa, con il tempo le persone cambiano, da terroristi diventano agnellini, oppure come ci piace chiamarli jaidisti moderati. La redenzione sulla strada di Damasco sembra essere stata totale …

A Damasco intanto, nonostante le rassicurazioni del leader degli insorti, i nuovi padroni del paese siriano, festeggiando la vittoria sul governo di Assad si dedicano ai consueti saccheggi. L’ambasciata iraniana è stata assaltata mente il personale, secondo le autorità di Teheran, è stato evacuato. La rappresentanza irachena, a sua volta, è stata sgomberata.

Il vicino Israele non ha perso tempo, le forze di difesa israeliane hanno occupato il monte Hermon, sulle alture del Golan entrando, per la prima volta,  in territorio siriano dal 1974. 

L’occupazione è avvenuta dopo che l’esercito siriano si è ritirato dalla zona nel mezzo della crisi che il paese sta subendo dopo la presa del potere da parte dei gruppi armati.

Le forze di difesa israeliane hanno dichiarato oggi che stanno schierando truppe nella zona cuscinetto tra Israele e Siria, senza rivelare i luoghi specifici.

Da parte sua il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è arrivato in pompa magna nelle zone occupate del Golan e ha affermato che Il cambio di potere in Siria apre nuove opportunità per Israele, e come dargli torto. Dopo tutto sono riusciti, grazie alla collaborazione di Turchia e Stati Uniti, a far capitolare il governo di Assad.

Secondo Netanyahu, si tratta di “un giorno storico”. “Questo, ovviamente, crea nuove possibilità molto importanti per la nazione di Israele, ma anche che non ci sono rischi”, ha sottolineato.

“Prima di tutto, stiamo lavorando per proteggere il nostro confine”, ha affermato, aggiungendo che stiamo cercando “una politica di buon vicinato”.

Allo stesso modo, Netanyahu ha affermato che l’accordo firmato nel 1974, che regolava la divisione delle forze tra Israele e Siria attraverso una zona cuscinetto tra i paesi, non esiste più. “Quell’accordo è crollato, i soldati siriani hanno abbandonato le loro posizioni”, ha detto, aggiungendo poi che “Non permetteremo a nessuna forza ostile di stabilirsi al nostro confine”.

L’offensiva lanciata la scorsa settimana dalla provincia di Idlib da una coalizione islamista guidata dal gruppo armato Hayat Tahrir al Sham ha portato alla più grande escalation della guerra civile in Siria dal 2019.

Ma che ne sarà della Siria? E’ chiaramente presto per tirare delle conclusioni, c’è chi afferma che la repubblica siriana potrebbe essere smembrata in varie entità, soluzione questa molto gradita a Washington. Sta di fatto che la redenzione del gruppo Hayat Tahrir al Sham è poco credibile, ma agli Stati Uniti e a Israele poco importa, l’importante è aver rotto il corridoio siriano che all’Iran permetteva di sostenere i libanesi di Hezbollah. Inoltre non bisogna dimenticare che in una ipotetica, ma non troppo, decisione di attaccare l’Iran da parte Israeliana avere la Siria dalla sua parte è fondamentale non solo politicamente, ma soprattutto logisticamente.

Speriamo che le dichiarazioni del gruppo  Hayat Tahrir al Sham nelle quali affermano che la caduta di Assad ha lasciato alle spalle un’eredità di distruzione e sofferenza non siano la solita propaganda dei vincitori. Dall’Unione Europea il capo della diplomazia Callas ha dichiarato che appoggia l’arrivo degli oppositori a Damasco.  

Infine, riguardo alla definizione di questi terroristi come oppositori moderati, non dimentichiamo la Libia e l’Afganistan …

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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