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ATTENTATO AL NORTH STREAM: QUALCOSA NON TORNA 

 

Secondo L’archeologo subacqueo Sven Thomas la versione della procura generale tedesca sull’attentato ai gasdotti North Stream nella quale viene sostenuto che quattro subacquei ucraini, a bordo di una piccola imbarcazione, avrebbero messo gli ordigni che hanno fatto esplodere i gasdotti è poco probabile.

In un articolo pubblicato sul quotidiano tedesco Bild L’archeologo subacqueo Sven Thomas spiega come la versione ufficiale sull’attentato ai gasdotti sia poco credibile. La versione su cui la procura generale tedesca sta indagando prevede che sia stata una piccola squadra di ex soldati ucraini a piazzare quattro ordigni esplosivi trasportati su un piccolo yacht. Bombe del peso di diverse centinaia di chilogrammi. Ad una profondità di 90 metri.

L’archeologo ha spiegato che un’operazione del genere richiede non solo uno yacht, ma anche diverse navi aggiuntive. Inoltre, è necessaria una piattaforma fissa con gru, un sistema di ancoraggio e zavorra, il cui peso deve essere di almeno una tonnellata. 

“Per le discese fino a una profondità di 34 m, il nostro pontile è assicurato con quattro catene di ancoraggio per fissarlo esattamente sopra il sito di immersione. Ciò richiede diverse centinaia di metri di catena e cavi di ancoraggio. E l’Andromeda )la nave su cui erano imbarcati i sommozzatori, ndr) aveva a bordo solo un’ancora da 25 chilogrammi con quasi 100 m di catena e cavo. E questo ad una profondità di immersione di 90 m, nonostante il mare sia mosso”, spiega.

Per effettuare le 4 esplosioni che hanno distrutto l’infrastruttura sono necessarie almeno 8 immersioni, occorre cercare il punto giusto e poi posizionare gli esplosivi. Le registrazioni sismiche delle esplosioni del North Stream mostrano che sono stati utilizzati circa 400 kg di esplosivo. Tali quantità di esplosivo non possono essere immersi in acqua senza l’uso di una gru e contrappesi, altrimenti la barca si capovolgerebbe.

Inoltre, secondo Sven Thomas, le tute e le bombole necessarie ai sommozzatori hanno un peso di almeno 110 kg, il che rende le operazione dei sub molto difficili in quanto la mobilità è molto ridotta.

Insomma la teoria secondo cui quattro subacquei avrebbero posizionato gli esplosivi ad una novantina di metri di profondità con il solo appoggio di una piccola barca è poco realistica. Ha chiesto quindi spiegazioni alla procura generale la quale ha preferito non rispondere alle domande dell’archeologo. 

Il mistero resta, anche se è molto probabile che tutta la storia sia una plateale menzogna messa in giro per esonerare dalle responsabilità i veri esecutori di quello che è il più grave attentato terroristico della storia contro una struttura civile.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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