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LA BOLIVIA SI UNISCE ALLA CAUSA DI GENOCIDIO CONTRO ISRAELE 

 

La Bolivia ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia di unirsi alla causa del Sudafrica contro Israele per presunto genocidio del popolo palestinese nella Striscia di Gaza, ha riferito il ministero degli Esteri del paese sul suo sito web.

“Lo Stato Plurinazionale della Bolivia, in qualità di firmatario della Convenzione per la Prevenzione e la Sanzione del Crimine di Genocidio, ha presentato martedì [8 ottobre] la richiesta di intervento sulle azioni, i flagelli e i crimini di genocidio contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza, come parte del caso che il Sudafrica ha presentato contro Israele alla Corte Internazionale di Giustizia”, afferma il comunicato.

La Bolivia cita in proposito  l’articolo 63 dello statuto della Corte di Giustizia Internazionale, secondo il quale qualsiasi Stato ha il diritto di intervenire in un processo dinanzi alla Corte, “quando si tratta dell’interpretazione di una convenzione di cui fa parte, come nel caso della Convenzione per la prevenzione e la sanzione del crimine di genocidio [nota come Convenzione sul genocidio], di cui la Bolivia è parte dal giugno 2005”.

La Bolivia diventa il decimo paese, dopo Nicaragua, Colombia, Libia, Messico, Palestina, Spagna, Turchia, Cile e Maldive, a intervenire nel caso che cerca di “prevenire e sanzionare azioni che possono portare al genocidio”.

La cancelliera, Celinda Sosa Lunda, citata nel testo, ha affermato che la Bolivia continuerà a “condannare, in tutti gli ambiti, l’occupazione illegale di Israele e l’esecuzione di migliaia di innocenti”.

Alla fine dello scorso dicembre, il Sudafrica, sulla base della Convenzione sul reato di genocidio, ha intentato una causa contro Israele presso la Corte di Giustizia Internazionale esortandola a prendere provvedimenti contro le autorità israeliane. Le prime udienze si sono tenute l’11 e il 12 gennaio.

Il 26 gennaio la corte  ha ordinato a Israele di adottare tutte le misure necessarie per prevenire il genocidio nell’enclave palestinese e di fornire urgentemente assistenza umanitaria alla Striscia di Gaza, richiesta ovviamente non presa in alcun modo in considerazione da Tel Aviv.

In seguito, il Sudafrica ha fatto appello in tribunale dopo la decisione di Israele di espandere la sua operazione militare nella città di Rafah, situata a sud della Striscia di Gaza.

Il rappresentante della delegazione sudafricana e ambasciatore di questa nazione nei Paesi Bassi, Vusimuzi Madonsela, ha accusato il 20 febbraio Israele di applicare una forma estrema di apartheid nei territori palestinesi, simile a quella che aveva subito il Sudafrica.

Ad aprile la Corte di Giustizia Internazionale ha anche ordinato a Israele di adottare misure per garantire che gli aiuti umanitari raggiungano la Striscia di Gaza senza ostacoli.

Il 10 maggio, il Sudafrica ha chiesto alla corte di adottare ulteriori misure contro Israele a causa della situazione a Rafah, e il 24 maggio la Corte di Giustizia Internazionale ha ordinato allo Stato ebraico di interrompere l’operazione militare nella città.

Inoltre, il prossimo ottobre il Sudafrica deve presentare alla corte un memorandum sui crimini di  genocidio israeliano compiuto in Palestina, mentre Israele deve presentare la sua contromemoria entro il 28 luglio 2025, poiché il processo è ancora in corso. (Sputnik)

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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