Biden e Netanyahu durante il loro colloquioBiden e Netanyahu durante il loro colloquio

IL REGNO UNITO NON FERMERA’ IL MANDATO DI CATTURA CONTRO NETANYAHU

 

Il Regno Unito non interferirà con la richiesta della Corte penale internazionale (CPI) di emettere un mandato d’arresto contro Benjamin Netanyahu, il primo ministro di Israele, rimuovendo così un ostacolo chiave affinché possa essere consegnato al tribunale, riferisce The Guardian.

La portavoce del primo ministro britannico ha confermato venerdì che il paese ritirerà l’obiezione del governo precedente alla richiesta della CPI di mandati di arresto contro Netanyahu e il suo ministro della difesa, Yoav Gallant, per l’accusa di crimini di guerra nella Striscia di Gaza. “Questa è una proposta del governo precedente che non è stata presentata prima delle elezioni”, ha spiegato la portavoce del 10 di Downing Street, aggiungendo che l’attuale governo ha un’opinione molto ferma sullo stato di diritto sia a livello nazionale che internazionale.

Le dichiarazioni del nuovo governo laburista guidato da Keir Starmer dimostrano una posizione più dura verso Tel Aviv e sono una battuta d’arresto per i piani annunciati dall’ex esecutivo conservatore del paese. L’ex ministro degli Esteri britannico David Cameron aveva affermato a maggio che la CPI non ha giurisdizione in quel caso, dato che Israele non è firmatario dello Statuto di Roma, il documento costitutivo della corte, e “La Palestina non è riconosciuta come stato”.

Alla fine di giugno il governo del Regno Unito aveva presentato un memoriale alla corte al fine di ritardarne la sentenza. Secondo il giornale britannico The Guardian alla luce di alcuni documenti giudiziari, il governo britannico ha insistito che i giudici incaricati del caso dovevano affrontare questioni “in sospeso” sulla giurisdizione della CPI sugli israeliani prima di decidere se emettere i loro ordini di arresto,. 

La decisione della corte di accettare il memoriale del governo britannico aveva generato preoccupazione in alcuni esperti di diritto internazionale, per i quali questo intervento ha motivazioni politiche ed è un tentativo di riaprire questioni legali già risolte.

Un alto funzionario israeliano ha detto durante la visita di Netanyahu negli Stati Uniti che Tel Aviv “è profondamente delusa da questa decisione fondamentalmente sbagliata”, affermando che “è contraria alla giustizia e alla verità e viola il diritto di tutte le democrazie di combattere il terrorismo”.

Lo scorso maggio, il procuratore della CPI Karim Khan ha chiesto mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant, che considera “responsabili dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità commessi sul territorio di Israele e dello Stato di Palestina”, così come contro tre leader di Hamas. Tra gli altri crimini, Netanyahu e Gallant sono accusati di “causare la fame ai civili come metodo di guerra” e di “dirigere intenzionalmente attacchi contro una popolazione civile come crimine di guerra”. (RT)

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

 

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