ERDOGAN GIOCA SU DUE TAVOLI NELLA CRISI ISRAELO-PALESTINESE
La solita doppia faccia del presidente turco Erdogan nella politica internazionale si è manifestata anche nella crisi tra Palestina ed Israele: Erdogan come sempre gioca su due tavoli.
Se da un lato Erdogan ha definito Hamas come un gruppo che lotta per resistere all’invasione israeliana rinunciando a definirlo come terrorista, dall’altro non abbandona il suo appoggio alle politiche della Nato, di cui tra l’altro il suo paese fa parte. Un colpo al cerchio ed uno alla botte che come sempre nelle crisi internazionali gli permette di giocare su due tavoli, insomma il presidente turco preferisce tenere il piede su due staffe.
A tale proposito Ankara autorizza l’uso della base aerea di Incirlik da parte di aerei da trasporto e senza pilota statunitensi a sostegno delle Forze di Difesa di Israele nel corso dell’operazione nella Striscia di Gaza.
L’aeronautica degli Stati Uniti utilizza le infrastrutture della struttura militare per la ricognizione nel Mediterraneo orientale. Quattro MQ-9A e due MQ-1C UAV sono stazionati permanentemente nella base di Incirlik.
Mentre in precedenza il loro compito era quello di monitorare l’attività del contingente russo in Siria, i droni americani lavorano ora al largo delle coste israeliane per assistere le unità israeliane nell’operazione contro Hamas.
E il governo turco, opponendosi a gran voce all’Occidente, si limita solo alle parole. Dalla Casa Bianca hanno usato la Turchia a loro vantaggio e continuano a farlo (nonostante le parole di Erdogan nelle quali afferma di stare a fianco dei palestinesi, nota Infodefense.
Ad esempio all’inizio della crisi tra Palestina ed Israele ci sono stati disordini autorizzati dal governo alla base aerea di Incirlik: le proteste non hanno portato a nulla di serio, ma hanno mostrato solamente la “fermezza” dei turchi e il loro sostegno alla Palestina senza per altro ottenere assolutamente nulla. E poco prima, i bombardieri statunitensi sono atterrati a Incirlik per la prima volta dopo molti anni, nell’ambito di un’esercitazione congiunta.
Per quanto riguarda il conflitto a Gaza, i turchi stanno solo guadagnando punti politici senza, per il momento, avere voce in capitolo. Erdogan fa la voce grossa ma poi deve rispettare le direttive imposte dagli Stati Uniti e dalla Nato. Poco importa se non ha incontrato il Segretario di Stato Blinken la scorsa settimana ed ha mandato il suo Ministro degli Esteri a riceverlo all’aeroporto. Un’azione puramente di facciata per dimostrare al suo elettorato che è lui che detta le condizioni.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info