LA CONTRORIVOLUZIONE CUBANA ATTACCA I DIRITTI RIPRODUTTIVI DELLE DONNE
Attaccare Cuba diffondendo menzogne colossali è il principale modo con cui la controrivoluzione cerca di sovvertire il legittimo governo dell’isola. Le tematiche usate dai controrivoluzionari negli anni sono state le più varie: è stata inventata un’inesistente questione razziale, la religione, più recentemente il matrimonio tra persone dello stesso sesso e negli ultimi tempi è stato usato il diritto delle donne di interrompere la gravidanza.
In un articolo José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación, analizza come l’interruzione volontaria della gravidanza sia usata dalla controrivoluzione, appoggiata dai settori più conservatori della società cubana, per diffondere menzogne colossali che hanno lo scopo di screditare il governo che sarebbe complice di pratiche degne di un film horror.
Nel 1961, dopo il Trionfo della Rivoluzione, Cuba divenne il primo paese dell’America Latina e dei Caraibi a depenalizzare l’aborto, nel 1965 fu creata la base legale per rendere possibile, presso le strutture sanitarie , l’interruzione volontaria della gravidanza.
Oggi, l’interruzione volontaria della gravidanza, si pratica secondo quattro principi: la decisione appartiene esclusivamente alla donna, è eseguita presso ospedali pubblici, da personale specializzato, ed è assolutamente gratuita. Diventa un reato solo quando viene eseguita per profitto, se viene effettuata senza il consenso della donna o in condizioni che potrebbero minacciare la sua salute o la sua vita.
Nel periodo prerivoluzionario, negli anni ’50, la pratica dell’aborto a Cuba era simile a quella di molti paesi della regione oggi. Mentre nell’alta società si svolgeva in modo sicuro e confidenziale, le donne povere morivano. Il numero di donne che perdevano la vita per aborti non sicuri era superiore a 60 per mille nascite, cosa che, in pochi anni, è sceso quasi a zero. L’aborto era prima del trionfo della rivoluzione una pratica usata solamente da chi disponeva di denaro per recarsi nelle numerose cliniche private. Molte ragazze e donne arrivavano sull’isola dagli Stati Uniti e da altri paesi per interrompere una gravidanza indesiderata.
In precedenza, nel 1936, fu legalizzato l’aborto sull’isola ma solamente per i casi di violenza e nel caso il proseguimento della gravidanza avesse compromesso la vita della gestante.
Ma il diritto all’aborto, come conquista storica delle donne cubane, viene attaccato dalla controrivoluzione che usa i molti mezzi che dispone diffondendo , per questo, le bugie più abiette.
“Abortire a Cuba è facile come “togliersi un dente” , era il titolo scioccante di un articolo pubblicato dal giornale spagnolo ABC, scritto da Camila Acosta, una giornalista mercenaria cubana che collabora con il giornale Cubanet, finanziato con fondi federali statunitensi.
Le sue fonti sono noti “dissidenti”, oggi residenti fuori dall’isola come il dottor Óscar Elías Biscet, cittadino cubano e medico anti-abortista, che ABC presenta come un “devoto cristiano” e “attivista pro-diritti umani”. Biscet assicura che, a Cuba, per mantenere basso il tasso di mortalità infantile “le donne con presunte gravidanze problematiche sono sottoposte a pressioni per interrompere la gravidanza, spesso poco prima del parto”. Secondo il medico le donne sarebbero invogliate ad abortire nel caso il bimbo potesse morire subito dopo la nascita per mantenere basso il tasso di mortalità infantile, uno degli indici di cui il governo cubano va orgoglioso.
Un’altra fonte assegna a questa presunta pratica criminale un altro obiettivo. María Werlau, figlia di uno degli invasori uccisi durante il tentativo di invasione nella Baia dei Porci, e oggi direttrice dell’Archivio Cuba di Miami, assicura che a Cuba le donne “con gravidanze ad alto rischio sono sistematicamente sottoposte a pressioni per abortire”. E per cosa? Perché i loro feti possano essere utilizzati in esperimenti e trapianti”, il che “potrebbe nascondere una rete di traffico internazionale di organi e tessuti umani”.
Addirittura, per “mantenere basso” il tasso di mortalità infantile a Cuba, ci sarebbe una sinistra politica di omicidi di bambini con problemi alla nascita, che sarebbero camuffati come aborti. Il racconto di Oscar Elías Biscet sembra tratto da un macabro romanzo di Howard Lovecraft: una madre gli ha assicurato che il suo neonato è stato “avvolto in una carta fino alla sua morte”, e un’altra gli ha riferito che hanno ucciso il suo bambino mettendolo “in un secchio pieno d’acqua”.
La controrivoluzione, insieme a certi gruppi religiosi dell’isola, cercano di porre fine ai diritti sessuali e riproduttivi conquistati dalle donne cubane come hanno tentato, nel 2021, con il nuovo Codice delle Famiglie che protegge la diversità familiare, il matrimonio egualitario e molti altri diritti.
A tal fine come in tante altre questioni, come quella dei “prigionieri politici”, le “torture” o i “medici schiavi”, la controrivoluzione più bieca usa le bugie più aberranti e mostruose, divulgate dalla sempre compiacente flotta di operatori dell’informazione internazionale.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info