PARAGUAY: OPPOSIZIONE DENUNCIA BROGLI ELETTORALI
Il risultato delle elezioni che si sono svolte domenica in Paraguay non è stato accettato dai candidati sconfitti da Santiago Peña del Partito Colorado che hanno chiesto un riconteggio manuale delle schede.
A seguito delle dichiarazioni dei due leader sconfitti si sono verificate varie manifestazioni da parte dei sostenitori dei due candidati. Durante le proteste di piazza 59 persone sono state arrestate dalla polizia.
Domenica, il candidato del partito al potere Colorado, Santiago Peña, ha vinto le elezioni con il 43% dei voti. Al secondo posto si è classificato Efraín Alegre (Concertación Nacional), con il 27%; e al terzo posto, Paraguayo Cubas (Cruzada Nacional), con il 23%.
Nonostante la differenza di voti sia notevole, Cubas ha chiesto il conteggio delle schede elettorali e ha invitato i suoi sostenitori a manifestare davanti al Tribunale Elettorale, il che ha portato a una serie di disordini registrati ieri.
Alegre, da parte sua, ha chiesto il calcolo manuale in almeno il 10% dei tavoli scelti a caso e che venga realizzato un audit internazionale indipendente. “Rimaniamo vigili e mobilitati”, ha avvertito.
Tuttavia, le proteste sono già state controllate, la maggior parte dei governi stranieri si è congratulata con Peña e sia l’Alta Corte di Giustizia Elettorale (TSJE) che la missione di osservatori internazionali hanno ratificato la validità dei risultati. Tutto ciò indebolisce le denunce dell’opposizione.
Il vicepresidente del TSJE, César Rossel, ha descritto le accuse come “una sciocchezza” e ha esortato coloro che hanno dubbi sulla trasparenza delle elezioni a presentare prove di quanto affermato.
“Non c’è alcuna possibilità di frode, i risultati delle elezioni sono le espressioni dei cittadini, che ci piaccia o no”, ha aggiunto Carlos María Ljubetic, consulente legale del massimo organo elettorale, durante una conferenza stampa tenuta oggi.
Il presidente del Tribunale, Jorge Bogarín, ha avvertito che verra difesa la volontà popolare dato che è stato un processo elettorale trasparente e supervisionato dai rappresentanti di tutti i partiti.
“Non abbiamo rilevato alcuna frode. Noi chiediamo calma. Dire semplicemente che c’è una frode in modo generico, sollecitando la violenza, non porta a nulla di positivo”, ha detto invitando i leader a rispettare e difendere le istituzioni.
“Saremo fermi nella difesa dello stato di diritto. Chiederemo all’ufficio del procuratore generale dello Stato di indagare sul perché si sta cercando di impedire il lavoro della Corte. Stanno minacciando i nostri funzionari, ho anche parlato con il presidente della Repubblica (…) si sta commettendo una coercizione contro gli organismi istituzionali”, ha detto.
La missione di osservazione elettorale per la trasparenza delle elezioni nazionali e dipartimentali del Paraguay ha anche approvato il processo e si è congratulata con le autorità per la velocità con cui sono stati pubblicati i risultati.
“La giornata elettorale si è svolta normalmente, con un alto afflusso di elettori, e con alcuni ritardi nei centri elettorali visitati”, ha detto la missione in un comunicato, in cui ha aggiunto che non ci sono stati “problemi ” con il funzionamento della Boleta Única Electrónica che è stata implementata per la prima volta a livello nazionale.
Peña, un economista di 44 anni, trascorrerà un periodo di transizione che culminerà il 15 agosto, quando l’attuale presidente, Mario Abdo Benítez, gli consegnerà la fascia presidenziale.
Il Partito Colorado nelle elezioni di domenica dei 45 seggi che erano in discussione al Senato ne ha ottenuti 23. Alla Camera dei Deputati ha ottenuto 48 seggi su 80 mentre nei 17 governatorati in palio, ha vinto in 15.
I risultati hanno confermato la predominanza del partito che ha governato il paese per otto decenni in modo quasi ininterrotto, tranne i quattro anni del progressista Fernando Lugo (2008-2012).
Peña inizia comunque il suo governo con fattori politici contrari, in particolare perché è ancora visto come un candidato dipendente dall’ex presidente Horacio Cartes, che è accusato di molteplici cause di corruzione che negli Stati Uniti gli sono già valse sequestri e divieti di ingresso.
Durante la campagna elettorale, i suoi rivali hanno denunciato in diverse occasioni che, se Peña vincesse, Cartes sarebbe un presidente ombra. Ora il nuovo presidente eletto dovrà cancellare ogni ombra sul suo conto e dovrà dedicarsi alla lotta alla corruzione ed alla povertà dilagante nel suo paese. (RT)
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info