ROTTA DELLA SETA ADDIO?
Il nostro governo, nella sua oramai campagna di sovranità limitata dai dettami degli Stati Uniti, potrebbe uscire dall’accordo di cooperazione con la Cina nel progetto della nuova rotta della seta.
Dopo aver dichiarato un un totale sostegno al Regime di Kiev ed essersi unita al circo Occidentale delle provocazioni guerrafondaie anti-Cinesi con l’invio di navi da guerra della Marina Militare della Repubblica Italiana verso Oriente, in direzione del Mar Cinese Meridionale, Giorgia Meloni – Primo Ministro della Repubblica Italiana, potrebbe essere pronta a sottostare ad un’altra richiesta degli Stati Uniti ovvero abbandonare la Nuova Via della Seta.
Giorgia Meloni, mantenendo quanto affermava nel 2022 ai media di Taiwan dove prometteva che l’Italia, qualora lei avesse vinto le elezioni, si sarebbe ritirata dalla “Belt & Road Initiative”, ovvero la Nuova Via della Seta, il macro-progetto infrastrutturale e commerciale più grande e ambizioso di sempre, presentato ufficialmente dal Governo Cinese nel 2013, a cui 149 Paesi in tutto il Mondo si sono uniti, e che rappresenta uno dei cardini del Mondo Multipolare.
Dieci anni dopo la Presentazione della BRI, sono stati organizzati 3000 progetti di cooperazione, investiti quasi 1 Trilione di Dollari e sono stati creati 420.000 posti di lavoro per i Paesi che hanno partecipato al Progetto.
Come scritto nell’articolo “Italy rethinks its close China ties as US backs stronger break” di SCMP, per il Governo Italiano rinnovare il Progetto BRI «invierebbe un messaggio difficile da comprendere a Washington», mentre non rinnovarlo «metterebbe a dura prova le relazioni con la Cina», che è tra i primi partner commerciale dell’Italia.
Il 16 febbraio 2023, Wang Yi – Direttore dell’Ufficio Generale della Commissione Centrale per gli Affari Esteri del Partito Comunista Cinese – incontrò Antonio Tajani, dove sottolineò il fatto che la firma del Documento sulla Costruzione Congiunta tra Cina e Italia per la Nuova Via della Seta (2019) aveva elevato le Relazioni Sino-Italiane.
Tuttavia, Adolfo Urso – Ministro delle Imprese e del Made in Italy – ha confermato un Rapporto di Bloomberg secondo il quale funzionari del Governo Italiano avevano discusso dei piani con le autorità del regime di Taiwan per un investimento pari a 400 milioni di dollari nell’industria Italiana dei chip.
Inoltre, il Governo Italiano prevede di aumentare il commercio con il regime di Taiwan, ed è probabile l’apertura di un nuovo ufficio di rappresentanza di Taiwan a Milano entro la fine dell’anno.
A margine del Vertice G20, il Presidente Xi Jinping aveva sottolineato a Giorgia Meloni l’importanza, per i due Paesi, di portare avanti la Tradizione dell’Amicizia, accantonando le differenze ideologiche e dando l’esempio per la costruzione di relazioni tra Paesi con sistemi economici, sociali e culturali profondamente differenti.
Il Presidente Cinese aveva invitato Giorgia Meloni in Cina, ma la Premier Italiana in tutti questi mesi non ha ancora risposto ufficialmente all’invito.
Chissà se la “sovranista”, la “patriota” riuscirà ad agire in maniera indipendente, o continuerà ad accodarsi a USA e NATO, politicizzando le relazioni commerciali tra il nostro paese e Pechino.
In Italia, dove il sentimento anti-Cinese è molto forte, dove la propaganda anti-Cinese è veicolata sia dai media tradizionali che dalla stragrande maggioranza dei cosiddetti “lupi anti-sistema” (che tornano ad essere pecorelle pronte a bersi qualsiasi cosa quando si tratta della Cina), non sarebbe difficile far passare il messaggio di abbandono del progetto. A Giorgia Meloni basterebbe sciorinare qualche frase fatta da patriottismo di cartone, e una buona fetta di Popolazione la seguirebbe. (Collettivo Shaoshan)
In realtà il protocollo di collaborazione tra Italia e Cina sul progetto della nuova rotta della seta è rimasto praticamente irrealizzato o comunque non è stato molto implementato dalle due parti, ma un’uscita del nostro paese da questo progetto metterebbe in serio pericolo le relazioni economiche tra i due paesi e certificherebbe, di fronte alle autorità di Pechino, anche se credo non ce ne sia bisogno, come il nostro paese sia di fatto commissariato dalle decisioni degli Stati Uniti.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info