L’UNIONE EUROPEA VUOLE TRASFERIRE A KIEV I BENI CONGELATI RUSSI
Oltre alle innumerevoli sanzioni applicate dall’Unione Europea alla Russia, si sta parlando del decimo pacchetto, a Bruxelles si parla sempre più insistentemente del trasferimento dei beni congelati a Mosca e giacenti nelle banche europee a Kiev per ricostruire il paese.
Tra i provvedimenti in discussione a Bruxelles vi è quello che prevederebbe il trasferimento dei beni congelati alla Russia e giacenti nelle banche europee al governo di Kiev ufficialmente per permettergli di ricostruire il paese ma che più probabilmente useranno per pagare i debiti accumulati in questi mesi di guerra. Ovviamente su questo eventuale provvedimento Mosca ha eretto le proprie barricate.
La Russia prenderà provvedimenti per proteggere i suoi interessi se l’Unione europea decide di confiscare i suoi beni congelati e trasferirli a Kiev, ha dichiarato il vice ministro degli esteri russo Alexandr Grushkó.
“Naturalmente, valuteremo la situazione e, se necessario, prenderemo tutte le azioni necessarie per difendere i nostri interessi legittimi”, ha detto Grushkó rispondendo ad una domanda di un giornalista, riporta Sputnik.
Ha quindi definito illegali le azioni che l’unione Europea vorrebbe intraprendere sottolineando che “molti paesi dubitano del loro successo e della sua conformità agli standard del diritto internazionale”.
A tal fine il 15 febbraio la presidenza svedese del Consiglio dell’UE ha riferito che i rappresentanti permanenti degli Stati membri dell’UE hanno approvato l’istituzione di un gruppo di lavoro speciale per studiare il modo di utilizzare i beni congelati alla Russia a beneficio dell’Ucraina.
L’UE ha espresso in più di un’occasione la volontà di utilizzare i beni congelati della Russia, compresi quelli privati, per ricostruire le infrastrutture ucraine dopo il conflitto, ma al momento Bruxelles non dispone di un meccanismo legislativo che gli permetta di espropriare i beni russi presenti in Europa e cederli a Kiev.
Intanto dalla Svizzera arriva la notizia che il paese non ha trovato basi legali per il trasferimento dei beni della Federazione Russa all’Ucraina. Il gruppo di lavoro guidato dal Dipartimento federale di giustizia ha concluso che la confisca di beni privati russi minerebbe la Costituzione federale e l’ordinamento giuridico esistente e lo ha definito quindi illegale. E’ vero che la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea ma questo è un importante precedente per il diritto internazionale.
Dopo tante questioni serie un poco di buon umore ci vuole. Per sorridere non posso non riportare la dichiarazione che Tatiana Santi pubblica sul suo canale Telegram del ministro delle finanze svedese Elisabeth Svantesson che parlando dell’efficacia delle sanzioni anti-russe imposte dall’Occidente, ha affermato che le sanzioni funzionano sicuramente, ma non si sa come: “Certo, le sanzioni hanno un effetto. Ma non sappiamo quale”.
Insomma le sanzioni funzionano ma non sappiamo in quale ambito hanno il loro effetto. In effetti funzionano ed Elisabeth Svantesson ha ragione: peccato che gli effetti delle sanzioni si stanno ritorcendo contro di noi e non contro la Russia, ma questo lei non lo poteva dire.
Infine nell’ultimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il decimo, viene impedita l’esportazione di servizi igienici a Mosca: niente più water e bidet costruiti in Europa alla Federazione Russa. Il popolo russo se ne farà una ragione.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info