carri armati si, carri armati no
Non è ancora chiaro se la Germania fornirà o no i carri armati Leopard 2 all’Ucraina, infatti dalla riunione dei ministri della difesa dei paesi membri della NATO che si è tenuta nella base militare statunitense di Ramstein non sono arrivate notizie che chiarificano questa scelta.
Il Ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, ha detto che non è stata ancora presa una decisione sulla consegna dei carri armati Leopard 2 all’Ucraina.
Pistorius ha sottolineato che non può specificare quando verrà presa una decisione su queste forniture. “Ci sono buone ragioni per fare le consegne e ci sono buone ragioni contro”, ha sottolineato il ministro, aggiungendo che “bisogna pesare molto bene tutti i pro e i contro”, riporta Reuters.
Ore prima, il segretario alla difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha evidenziato nel suo discorso inaugurale in occasione dell’evento che si avvicina a un punto di svolta nel conflitto in Ucraina. Ovviamente alla riunione non poteva mancare il mendicante presidente dell’Ucraina Vladimir Zelenski che ha partecipato in videoconferenza. Rivolgendosi ai partecipanti ha affermato che “il Cremlino deve fallire” sul campo di battaglia, mentre, come sempre, chiedeva più aiuto militare all’Occidente.
Recentemente i media hanno riferito che Scholz sarebbe disposto a fornire a Kiev carri Leopard 2 a condizione che gli Stati Uniti forniscano all’Ucraina carri armati Abrams. Cosa questa che non sembra essere accettata dagli Stati Uniti che affermano che i loro carri armati sono molto costosi, pesanti e che consumano molto carburante. Quindi lo stallo continua.
I Paesi Bassi e la Polonia sarebbero invece pronti a fornire i loro carri armati Leopard 2 all’esercito ucraino ma per l’invio occorre il consenso del produttore cioè la Germania.
Nonostante la questione dei carri armati resta ancora aperta l’occidente continua senza sosta ad inviare armi in Ucraina. Il nuovo pacchetto di aiuti presenta una netta escalation. Oltre a una gran quantità di veicoli per il trasporto delle truppe come i Marder tedeschi, i Bradley degli Stati Uniti, veicoli blindati, artiglieria semovente (M109 Paladin USA, Archer svedesi), artiglieria trainata e sistemi di difesa antiaerea, oltre alla solita massa di armi individuali, secondo alcune indiscrezioni gli USA hanno intenzione di spedire anche munizionamento GLSDB per i lanciamissili HIMARS, che ha una gittata ben superiore al munizionamento standard: arriva infatti a circa 150 chilometri, cosa che ovviamente complicherebbe la logistica russa minacciando aree finora fuori raggio dall’artiglieria ucraina, tra cui le basi in Crimea.
Una cosa che va notata nel nuovo pacchetto di aiuti è che il materiale bellico, sia quello che verrà spedito che quello che viene richiesto dall’Ucraina, è ormai tutto occidentale, scrive Francesco Dall’Aglio sul suo canale Telegram. E la ragione non è che le superarmi occidentali sono migliori eccetera, ma che quelle sovietiche stoccate nei magazzini NATO o raccattate in giro per il mondo ormai sono finite. Ma perché l’Ucraina ha ancora bisogno di carri, blindati e artiglieria? Ne aveva ricevuti molti in primavera e in estate oltre a quelli che aveva di suo. Che fine hanno fatto?
All’inizio del conflitto si stima che l’Ucraina avesse a disposizione più o meno 2500 carri armati, 12500 veicoli corazzati e 3500 pezzi d’artiglieria di grosso calibro superiori a 122 mm. Di sicuro non tutto il materiale era effettivamente utilizzabile, ma resta comunque un parco mezzi ragguardevole: e secondo i nostri fantasiosi giornalisti, verso aprile l’Ucraina aveva a disposizione un numero di mezzi SUPERIORE a quello che aveva all’inizio dell’invasione, perché ne aveva presi a centinaia dai russi.
Nonostante questi numeri, tra primavera ed estate si è reso necessario spedire molti altri mezzi, tutti sovietici per minimizzare le difficoltà logistiche legate all’addestramento degli equipaggi e ai rifornimenti. Sono arrivati 410 carri da Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, 300 veicoli blindati, 1100 veicoli per il trasporto truppe tra cui 300 M113 e 250 M117, 300 pezzi d’artiglieria tra cui i celebri M777, 400 pezzi di artiglieria semovente tra essi anche produzioni post-sovietiche dell’Europa Orientale, come i Krab polacchi e i Zuzana slovacchi, e 85 lanciamissili semoventi HIMARS e non solo.
Anche questo materiale pare essere stato “speso”, come si dice in maniera asettica: cioè distrutto. Non tutto ovviamente ma quello che resta non è sufficiente per la difesa dell’Ucraina, figuriamoci per le avanzate che dovrebbero consentirle di riprendere tutto il territorio fino ai confini del 1991. In sintesi, due eserciti interi si sono vaporizzati tra Donbas, Kharkiv e Cherson. Ora bisogna mandarne un terzo. Se anche questo dovesse risultare inutile ci si chiede quale sarà la prossima mossa.
Vedendo questi numeri appare quasi surreale la diatriba sull’invio di alcune decine di carri armati: vedendo tutto quello che l’esercito russo ha distrutto ovviamente, anche se arrivassero i tanto agognati carri armati occidentali, le sorti della guerra non cambierebbero. I nuovi mezzi farebbero la fine degli altri inviati in tutti questi mesi, sarebbero solo ferro vecchio e cimitero per altri militari ucraini. Ma si sa bisogna combattere fino all’ultimo ucraino.
Infine riguardo alle forze armate ucraine da utilizzare sul fronte arriva la notizia che il i generale polacco Skshipchak ha affermato che occorre mobilitare i rifugiati ucraini che si trovano attualmente nei paesi dell’Unione Europea. Il vantaggio della Russia è così grande che, secondo il militare, questo è l’unico modo di “aiutare” a Kiev.
“Dobbiamo addestrare le nuove formazioni dell’esercito polacco insieme alla NATO in Polonia, Germania, Francia. Possiamo addestrare i cittadini ucraini che sono qui: mobilitare, addestrare, reclutare, mandare al fronte”.
Insomma parrebbe che l’esercito ucraino abbia problemi di effettivi da inviare al fronte come carne da macello. Quindi quale cosa migliore spedire a combattere anche coloro che sono scappati dal paese.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info