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LA RUSSIA PRIMO ESPORTATORE DI PETROLIO IN EUROPA NEL 2022 

 

Sanzioni, sanzioni e poi altre sanzioni ma nonostante tutto la Russia è rimasta il primo fornitore di petrolio per l’Unione Europea nel 2022.

Le sanzioni spezzeranno le reni alla Russia, affermavano con orgoglio i capi di stato occidentali all’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina. Il 2022 si è chiuso ed il prodotto interno lordo della Russia è calato solo del 2,5 per cento mentre le esportazioni di petrolio, importante risorsa energetica per il bilancio di Mosca, non sembra avere avuto sostanziali cali. Infatti anche in Europa la Russia, nonostante le sanzioni, ha continuato ad esportare il proprio greggio.

Nel 2022 la Russia è rimasto il primo fornitore di petrolio via mare per il vecchio continente nonostante  il calo del 12 per cento rispetto all’anno precedente. Secondo i dati della società di brokeraggio del settore marittimo Banchero Costa, lo scorso anno l’UE ha importato via mare 98,8 milioni di tonnellate di greggio russo, in calo rispetto ai 112,5 milioni di tonnellate del 2021 e ai 128,5 milioni di tonnellate del 2019.

L’anno scorso la Russia ha rappresentato il 21,9 per cento  delle importazioni europee di greggio via mare, seguita dal Mare del Nord con il  17 per cento  e dal Nord Africa, con il 15,4 per cento delle importazioni.

Le spedizioni di petrolio dal Mare del Nord verso l’Europa sono aumentate del 19,2 per cento  rispetto all’anno  precedente, gli arrivi di petrolio dal Nord Africa sono cresciuti del 6 per cento. Anche le spedizioni di petrolio dall’Africa occidentale sono aumentate del 27,5 per cento  nel 2022. 

Ottimo ovviamente l’exploit degli  Stati Uniti che hanno registrato un aumento delle esportazioni di greggio del 43,1 per cento raggiungendo il  record di 51,4 milioni di tonnellate. E poi ancora ci chiediamo a chi sta giovando la guerra in Ucraina.

Ma l’impennata maggiore è arrivata dal Golfo Arabico, che ha registrato un aumento del 76,4 per cento su base annua nel 2022, anche se è ancora in calo rispetto ai livelli del 2019, mentre le esportazioni statunitensi verso l’Europa sono state da record.

Altro dato che deve far riflettere sulle conseguenze di questa insensata guerra è l’aumento delle vendite di petrolio nel 2022. Infatti la domanda di greggio nel mondo è cresciuta dell’8,5 per cento rispetto all’anno precedente alla faccia della transizione ecologica tanto sbandierata prima dell’inizio del conflitto quale soluzione a tutti i problemi ambientali che il nostro mondo soffre. Ma le strategie di comando del mondo da parte degli Stati Uniti, appoggiate insensatamente anche dagli europei, hanno messo da parte ogni proposito di transizione verso altre fonti di energia meno inquinanti. Inoltre bisogna notare che anche l’uso del carbone, la fonte energetica più inquinante, è aumentato per sopperire alla  mancanza di gas naturale.

Dal punto di vista della domanda, l’anno scorso la Cina ha registrato un calo complessivo del 3,6% delle importazioni di greggio via mare, mentre l’India ha registrato un aumento dell’11,7% delle importazioni.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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