CREMLINO: PROIBITA LA VENDITA DI PETROLIO AI PAESI CHE ADOTTANO IL TETTO SUL PREZZO
Sono trascorsi dieci mesi dall’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina e le nazioni occidentali continuano ad emettere sanzioni contro Mosca ottenendo in pratica poco o nulla. Una delle ultime sanzioni che intenderebbe pregiudicare l’economia russa è quella che prevede un tetto al prezzo di acquisto del petrolio proveniente dai suoi giacimenti.
Oggi il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, in risposta alla misura adottata dai paesi del G7, dall’Unione Europea e dall’Australia, ha firmato il decreto che proibisce la vendita di petrolio ai paesi che si sono uniti alla misura sanzionatoria.
Secondo il documento ufficiale, “in relazione alle azioni non amichevoli e contrarie al diritto internazionale degli Stati Uniti e degli Stati stranieri e delle organizzazioni internazionali che si sono unite a loro”, le forniture di petrolio e prodotti petroliferi russi a persone giuridiche e fisiche straniere sono vietate “se i contratti di queste forniture prevedono l’uso di un meccanismo di limitazione dei prezzi”.
Il decreto entrerà in vigore il 1° febbraio 2023 e rimarrà in vigore fino al 1° luglio 2023. All’inizio di dicembre, i paesi del G7, l’Unione Europea e l’Australia hanno concordato di imporre un tetto di 60 dollari al barile al prezzo del petrolio russo. I promotori della misura miravano a “limitare la principale fonte di reddito” della Russia per la sua operazione militare in Ucraina, “preservando allo stesso tempo la stabilità dell’approvvigionamento energetico globale”, ha detto il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen.
Il governo russo ha ripetutamente descritto l’iniziativa occidentale come una “misura anti-mercato” che “può complicare notevolmente la situazione nei mercati energetici globali”, e ha avvertito che “non ha intenzione di fornire” petrolio ai paesi e alle aziende che si uniscono alla limitazione del suo prezzo.
Il tetto al prezzo del petrolio russo non avrà grandi impatti sull’economia della Russia ma ne potrebbe avere invece sulle economie dei paesi che lo hanno adottato. Infatti adesso la Russia sta già vendendo il petrolio ad un prezzo che si aggira intorno ai 60 dollari al barile accordando un forte sconto agli acquirenti. Dopo l’entrata in vigore del tetto al prezzo i paesi che hanno adottato questa misura potrebbero acquistare lo stesso petrolio da quei paesi che non hanno inteso allinearsi alla sanzione ma ovviamente ad un prezzo più alto. Quindi alla fine troveremo il petrolio russo sul mercato ma ad un costo maggiore con il risultato finale che chi andrà a pagare di più saremmo proprio noi.
Insomma una misura che potrebbe non penalizzare affatto la Russia ma, come sta avvenendo, del resto, dall’inizio dell’introduzione delle sanzioni, queste misure andranno a colpire in maniera diretta proprio le economie che le stanno promuovendo ovvero le nostre. Infine come al solito, gli Stati Uniti non saranno pregiudicati in quanto loro sono diventati, grazie alla tecnica del fracking, grandi produttori di greggio e di gas.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info