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FORNITURE DI ARMI ALL’UCRAINA SEMPRE PIU’ DIFFICILI

 

Un funzionario della Nato ha affermato che almeno venti dei trenta paesi che formano l’alleanza atlantica hanno terminato le scorte di armi da destinare all’Ucraina ma gli altri dieci possono ancora fornire attrezzature belliche. Tra i paesi che ancora possono armare l’esercito ucraino, secondo il funzionario citato in un articolo del New York Times, troviamo le nazioni più grandi come Germania, Francia, Paesi Bassi ed ovviamente l’Italia.

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica i paesi appartenenti alla Nato hanno drasticamente ridotto le spese militari pensando che il nuovo ordine mondiale che si stava costituendo potesse portare ad un clima di pace ed in generale le spese militari sono state dirottate verso la creazioni di eserciti più leggeri.

L’attuale conflitto in Ucraina sta prosciugando le esigue scorte di materiale bellico necessario ad una guerra di posizione dove l’artiglieria riveste un ruolo fondamentale. Così i paesi Nato che stanno inviando armi per sostenere l’esercito ucraino si trovano in grande difficoltà perché le scorte a loro disposizione stanno terminando e la produzione non è in grado di ricostituirle in tempi brevi. 

Ora, a nove mesi dall’inizio della guerra, la fondamentale impreparazione dell’Occidente ha dato il via a una folle corsa per fornire all’Ucraina ciò di cui ha bisogno, ricostituendo anche le scorte della NATO.  Mentre entrambe le parti bruciano armi e munizioni a un ritmo mai visto dalla seconda guerra mondiale, la competizione per mantenere gli arsenali è diventata un fronte critico al punto che  potrebbe rivelarsi decisivo per lo sforzo dell’Ucraina, scrive il New York Times.

La quantità di artiglieria utilizzata è sbalorditiva, affermano i funzionari della NATO.  In Afghanistan, per esempio,, le forze della NATO sparavano al massimo 300 colpi di artiglieria al giorno e non avevano reali preoccupazioni per la difesa aerea.  Ma l’Ucraina nonostante spari  migliaia di colpi al giorno rimane alla disperata ricerca di difesa aerea contro i missili ed i droni.

“Un giorno in Ucraina è un mese o più in Afghanistan”, ha affermato Camille Grand, esperta di difesa presso il Consiglio europeo per le relazioni estere, che fino a poco tempo fa era vicesegretaria generale della NATO per gli investimenti nella difesa.

Quindi l’Occidente si sta affannando per trovare attrezzature e munizioni di epoca sovietica sempre più scarse che l’Ucraina possa utilizzare ora, inclusi missili di difesa aerea S-300, carri armati T-72 e soprattutto proiettili di artiglieria di calibro sovietico.

Dato l’alto consumo di armi da parte dell’esercito ucraino l’occidente sta cercando anche sistemi militari più vecchi ed economici per sostituire le forniture dei costosi missili che attualmente vengono forniti. Inoltre vengono fatte pressioni alle industrie belliche per aumentare la produzione di armi necessarie anche per rimpiazzare le scorte dei paesi Nato che stanno scemando.

Kiev dispone ancora di molte attrezzature di epoca sovietica, è stato quindi pensato di riavviare la produzione di munizioni per artiglieria di calibro 122 e 152 millimetri nelle vecchie fabbriche della Repubblica Ceca e della Bulgaria. Le munizioni in dotazione alla Nato hanno un calibro di 155 millimetri e non sono compatibili con l’artiglieria di epoca sovietica.

I paesi della NATO, spesso con grande clamore, hanno fornito all’Ucraina artiglieria occidentale avanzata, che utilizza proiettili da 155 mm standard della NATO.  Ma i sistemi NATO sono raramente certificati per l’uso di proiettili prodotti da altri paesi NATO, che spesso producono proiettili in modo diverso.  (Questo è un modo per i produttori di armi di assicurarsi di poter vendere le loro munizioni, come avviene per esempio  con i  produttori di stampanti che guadagnano con la vendita delle  cartucce d’inchiostro.)

In pratica l’esercito ucraino si trova a dover usare sistemi militari molto diversi tra loro ed incompatibili Quindi il rifornimento è difficile, così come la manutenzione. 

Dalla Nato viene poi affermato che dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 gli obiettivi di spesa militare al 2 per cento del prodotto interno lordo sono troppo bassi, quindi i paesi aderenti all’alleanza atlantica dovrebbero aumentare ulteriormente i propri investimenti in armamenti. Viene poi sottolineato che molti paesi non si sono adeguati alle nuove necessità di spesa militare e gli obiettivi sono stati ampiamente ignorati dai principali membri.

A febbraio, quando è iniziata la guerra in Ucraina, le scorte per molte nazioni erano solo circa la metà di quelle che avrebbero dovuto essere, ha detto un funzionario della NATO, e c’erano stati pochi progressi nella creazione di armi che potessero essere usate in modo intercambiabile dai vari paesi.

La ricostituzione delle scorte di armamenti da parte dei paesi Nato si sta rivelando molto difficile.  I francesi, ad esempio, hanno fornito alcune armi avanzate e creato un fondo di 200 milioni di euro affinché l’Ucraina acquisti armi fabbricate in Francia.  Ma la Francia ha già fornito all’Ucraina almeno 18 moderni obici Caesar,  circa il 20 per cento di tutta la sua artiglieria esistente, ed è riluttante a fornirne altri.

L’Unione Europea ha approvato un fondo da  3,1 miliardi di euro  per rimborsare gli Stati membri per ciò che forniscono all’Ucraina, ma quel fondo, l’European Peace Facility, è esaurito per quasi il 90 per cento.  In totale, i paesi della NATO hanno finora fornito circa 40 miliardi di dollari in armi all’Ucraina, all’incirca la dimensione del bilancio annuale della difesa della Francia.

I paesi più piccoli hanno esaurito il loro potenziale di fornitura, ha affermato un altro funzionario della NATO. Venti nazioni non sono più in grado di fornire armamenti all’ucraina  ma i restanti 10 possono ancora fornire di più, ha suggerito, soprattutto alleati più grandi come Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi.

Non possono poi essere fornite tutti i tipi di armi per evitare che il conflitto possa alzarsi di livello, ad esempio gli ATACMS, che hanno una portata di circa 190 chilometri, non saranno forniti per paura che possano essere usati per colpire la Russia. I carri armati e gli aerei da combattimento sono semplicemente troppo complicati e richiedono un anno o più di addestramento al loro uso. 

Ma nonostante tutto ciò  i funzionari statunitensi insistono sul fatto che l’esercito degli Stati Uniti ha ancora materiale sufficiente per continuare a rifornire l’Ucraina e difendere gli interessi statunitensi altrove.

“Siamo impegnati a fornire all’Ucraina ciò di cui ha bisogno sul campo di battaglia”, ha detto questo mese Sabrina Singh, vice addetta stampa del Pentagono, dopo aver annunciato la fornitura di altri missili Stinger all’Ucraina.

Washington sta anche esaminando alternative più economiche come dare all’Ucraina missili TOW anticarro, che sono in abbondanza, invece di Javelins, e missili terra-aria Hawk invece di versioni più recenti.  Ma i funzionari spingono sempre più l’Ucraina a essere più efficiente ea non lanciare, ad esempio, un missile che costa 150.000 dollari contro un drone che costa 20.000.

A settembre però  l’esercito statunitense aveva un numero limitato di proiettili per artiglieria da 155 mm nelle sue scorte e un numero limitato di razzi guidati, lanciarazzi, obici ed altri materiali,, secondo un’analisi di Cancian che aggiunge che la maggiore preoccupazione è la mancanza dei proiettili da 155 millimetri per l’artiglieria e ci vorranno  almeno quattro o cinque anni per ricostituire le scorte.

Insomma non sarà facile continuare a fornire armi all’Ucraina con questi ritmi e ricostituire le scorte al medesimo tempo.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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