Una raffineria di RosneftUna raffineria di Rosneft

GLI STATI UNITI GELANO L’EUROPA MENTRE LA RUSSIA TROVA NUOVI MERCATI PER IL PETROLIO ED IL GAS 

 

Si preannuncia un inverno gelato per l’Europa data l’impossibilità da parte dell’industria petrolifera degli Stati Uniti di soppiantare gli idrocarburi russi mentre Mosca potrebbe trovare nuovi compratori che di fatto renderebbero le sanzioni inutili.

Non ci sarà alcun salvataggio da parte degli Stati Uniti all’Europa quando l’embargo del petrolio russo entrerà in vigore perché le industrie petrolifere e del gas statunitensi non sono in grado di aumentare l’estrazioni e quindi non potranno soppiantare gli idrocarburi che non arriveranno dalla Russia.

Nel costante tentativo dell’Unione Europea di trovare altre fonti energetiche per soppiantare il petrolio ed il gas di provenienza russa arriva la notizia che gli Stati Uniti sarebbero al massimo delle loro possibilità estrattive di petrolio e gas con la tecnica della frammentazione. Questo  rappresenta una doccia gelata per i cittadini europei che si sono fidati di questa classe politica inetta e sottomessa che ha fatto credere che le sanzioni avrebbero piegato la Russia in pochi giorni. La situazione potrebbe diventare drammatica. 

Gli industriali statunitensi, sia del gas che del petrolio hanno ribadito che: “Non è che gli Stati Uniti possano pompare tanto di più. La nostra produzione è quella che è”, ha dichiarato Wil VanLoh, capo del gruppo di private equity Quantum Energy Partners, uno dei maggiori investitori dello shale patch. “Non c’è nessun salvataggio in arrivo”, ha aggiunto VanLoh. “Né sul fronte del petrolio, né su quello del gas”, riporta Rai News.

Le esportazioni di petrolio e gas liquefatto dagli Stati Uniti sono aumentate per sfruttare i prezzi più elevati in Europa, ma ora sono vicine al massimo, hanno affermato i dirigenti, avvertendo che la crescita della produzione di greggio non sarà all’altezza delle previsioni del governo  quest’anno.

L’Agenzia internazionale per l’energia ha dichiarato mercoledì che le vendite di petrolio dalla Russia, il più grande esportatore mondiale di petrolio, potrebbero diminuire di quasi il 20% quando l’embargo dell’UE entrerà in vigore. I prezzi del Brent sono aumentati dell’1% a 94 dollari al barile in seguito al rapporto.

L’Agenzia internazionale per l’energia ha dichiarato mercoledì che le vendite di petrolio dalla Russia, il più grande esportatore mondiale di petrolio, potrebbero diminuire di quasi il 20% quando l’embargo dell’UE entrerà in vigore. I prezzi del Brent sono aumentati dell’1% a 94 dollari al barile in seguito al rapporto.

Negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti grazie al petrolio estratto dagli scisti si è convertito nel primo produttore mondiale di petrolio con una produzione giornaliera di circa 13 milioni di barili e questa produzione ha compensato l’aumento della domanda di greggio prima della pandemia. Ma oggi pare che la capacità di aumentare le estrazioni sia arrivata al limite.

Dall’altra parte la Russia potrebbe trovare nuovi mercati per circa la metà delle esportazioni di greggio che l’Unione Europea proibirà a partire da dicembre quando entrerà in vigore l’embargo sul suo petrolio, afferma Bloomberg citando un rapporto della società di dati energetici Kpler, vanificando di fatto il provvedimento sanzionatorio europeo.

Secondo il rapporto, Indonesia, Pakistan, Brasile, Sudafrica, Sri Lanka e alcuni paesi del Medio Oriente potrebbero comprare insieme fino a un milione di barili al giorno di greggio dalla Russia questo inverno. Se ciò avvenisse sarebbe l’ulteriore conferma che le sanzioni economiche applicate in modo unilaterale dall’Unione Europea, che ha seguito in modo incomprensibile e masochistico le direttive imposte dalla Casa Bianca, si stanno ritorcendo solo contro di noi. Infatti dall’altra parte dell’oceano le aziende stanno pagando l’energia sette volte meno che le imprese europee che si trovano di fatto fuori mercato per gli alti costi energetici.

Intanto in Germania per arginare la crisi energetica il governo ha annunciato che confischerà tre raffinerie di petrolio   di proprietà della compagnia petrolifera russa Rosneft anche se questa azione è considerata illegale dalla compagnia.

Le sanzioni economiche contro Mosca continuano ad avere conseguenze in Occidente. Con l’inflazione più alta degli ultimi 49 anni, i prezzi del carburante hanno raggiunto livelli insopportabili e vi è un pericolo reale di deindustrializzazione, ma forse è proprio quello che vogliono alla Casa Bianca. In questo desolante quadro economico  la Germania ha preso la decisione di prendere il controllo di tre raffinerie che sono gestite da due filiali di Rosneft, una delle più grandi compagnie energetiche della Russia.

Il Ministero dell’Economia tedesco ha riferito che i tre stabilimenti – gestiti dalle filiali Rosneft Deutschland GmbH e RN Refining & Marketing GmbH – saranno ora controllati dall’Agenzia federale delle reti del paese tedesco perché “la Russia non è più un fornitore affidabile di energia”.

Rosneft ha rilasciato una dichiarazione in cui ha espresso il suo rifiuto alla nuova misura delle autorità tedesche che a definito  un atto al di fuori della legge.

“Questa decisione è illegale e, infatti, è un’esproprio della proprietà degli azionisti come risultato di una situazione deliberata creata dalle sanzioni dell’Unione europea e dalle azioni dei regolatori tedeschi e polacchi, il cui obiettivo era quello di confiscare i beni”, ha detto la società russa.

Infine dall’incontro tra il Presidente russo Vladimir Putin con il suo omologo turco Recep Tayip Erdogan arriva la notizia che la Turchia a breve inizierà a pagare il 25 per cento del gas proveniente dalla Russia in rubli.

“Siamo disposti ad aumentare sostanzialmente le nostre forniture alla Turchia in tutte le aree che hanno interesse. Il nostro accordo sulle forniture di gas naturale russo alla Turchia e il pagamento in rubli del 25 per cento di queste forniture è previsto nel prossimo futuro. Queste questioni sono concordate”, ha dichiarato Putin.

Il presidente russo ha anche sottolineato che la Turchia è diventata una delle rotte più affidabili per la fornitura di gas russo.

“La Turchia è diventata uno dei percorsi più affidabili per la fornitura di energia compreso il gas, non solo per le proprie esigenze, ma anche per i paesi dell’Unione Europea. Non ci sono problemi nella fornitura attraverso il  Turkish Stream all’Europa”, ha assicurato.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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