UNA TERZA NAVE SAREBBE LA RESPONSABILE DELLA TRAGEDIA DEL MOBY PRINCE
La relazione conclusiva dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tragedia del traghetto Moby Prince afferma che le cause del disastro sono riconducibili alla presenza di una terza nave non identificata con cui l’imbarcazione avrebbe avuto una collisione.
La notte tra il 9 ed il 10 aprile 1991 il traghetto Moby Prince partito dal porto di Livorno con destinazione Olbia improvvisamente ha una collisione con la petroliera Agip Abruzzo. Il traghetto prende fuoco e tutti i membri dell’equipaggio ed i passeggeri perdono la vita. Fin dalle prime ore dopo l’incidente vengono formulate le ipotesi più fantasiose per depistare le indagini. Oggi grazie alla relazione conclusiva dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta si aprono finalmente altre ipotesi che speriamo portino finalmente alla verità.
“Fu una terza nave di cui non è stato possibile accertare l’identità a provocare l’incidente” dice il presidente della commissione Andrea Romano. È stato “stabilito in maniera inequivocabile” che non ci fu alcuna esplosione a bordo della Moby Prince prima della collisione. Un risultato che chiude una lunga stagione di ipotesi di vario genere.
Secondo la ricostruzione della Commissione Parlamentare una terza nave di cui non si conoscono le generalità si sarebbe trovata nel mezzo della rotta percorsa dalla Moby Prince la quale per scongiurare la collisione ha cambiato repentinamente rotta andando poi a scontrarsi con la Petroliera Agip Abruzzo che in quel momento non era visibile a causa di un incendio che le aveva fatto saltare l’impianto elettrico.
Vengono quindi accantonate tutte le fantasiose ipotesi come quella che l’intero equipaggio stasse guardando una partita di calcio in televisione oppure quella che addossava tutte le colpe al comandante del traghetto, morto anche lui. o alla nebbia. Non si fa comunque luce sulla terza nave che resta avvolta nel mistero.
Vengono comunque aperte nuove ipotesi come quella che la terza nave fosse un ex peschereccio battente bandiera somala, la ’21 October II’, che si trovava nel porto di Livorno per delle riparazioni oppure quella della presenza sul luogo del disastro di una bettolina che avrebbe prelevato illecitamente carburante dalla stessa petroliera.
Nella collisione del traghetto ‘Moby Prince’ con la petroliera Agip Abruzzo morirono 65 persone dell’equipaggio e 75 passeggeri. tra cui una bambina di due anni.
Il 9 aprile del 2021, a trenta anni dalla strage, avevamo pubblicato un’intervista a Piero Pacini, rilasciata l’anno prima all’agenzia Sputnik Italia, in cui affermava che fu proprio una terza nave che non si doveva trovare in quel luogo con cui il Moby Prince aveva colliso. In quel momento pareva una ricostruzione suggestiva e al tempo stesso complottista, anche se basata su documenti ufficiali, ma adesso pare proprio che non lo fosse.
Di seguito uno stralcio dell’intervista:
— Signor Pacini, secondo la Sua versione dei fatti cos’è successo la notte del 10 aprile 1991 al traghetto Moby Prince?
— Alle 22:14 la Moby Prince in uscita dal porto di Livorno fece rotta per 220/225° (come sempre per recarsi ad Olbia in Sardegna), quella sera sulla sua rotta (in zona divieto ancoraggio) vi era una petroliera della SNAM gruppo Agip ENI. Sul ponte comando della Moby cambiarono la rotta per 200/205° per passare a poppa della petroliera, lasciando sulla propria sinistra due mercantili carichi di armi ed esplosivi militarizzati da parte di un dipartimento statunitense: il “Department Of The Army Military Traffic Management Command Terminal Battalion Italy Apo New York”. La manovra avveniva in piena sicurezza poiché tra la poppa della petroliera e la prua dei mercantili vi era una distanza minima di oltre 1.000 metri. Sulla petroliera era scoppiato un incendio alle 22:15 e il personale stava cercando di spegnerlo con i propri mezzi (molti sono i testimoni dell’evento). L’incendio stava coprendo di fumo la rada, rendendo invisibile tutto quello che si trovava a sud-ovest. Dal fumo è sbucato uno dei due mercantili militarizzati e ha speronato il lato sinistro del traghetto Moby Prince, all’altezza del ponte lance/solarium (i danni sulla Moby Prince erano evidenti fin da subito). La nave investitrice obbligò il traghetto a virare tutto il timone a destra per ridurre gli effetti della collisione (come da regolamento internazionale); questa manovra portò il traghetto in rotta di collisione con la petroliera, che oltre dal fumo era stata resa invisibile da un blackout totale. Il ponte di comando della Moby Prince ordinò timone tutto a sinistra e macchine tutte indietro, per evitare o ridurre la gravità dell’imminente impatto.
— Qual è invece la versione ufficiale?
— Le versioni ufficiali sono variate nel tempo: siamo passati da tutta colpa dell’equipaggio della Moby Prince disattento che guardava una partita di calcio, facendo uno slalom fra le navi in rada ed in mezzo alla nebbia (secondo questa versione principale responsabile della tragedia), alla totale assenza di nebbia ed un eroico equipaggio attento alla sicurezza ed alla incolumità dei passeggeri fino a sacrificare la propria vita.
— La Moby Prince era ancora fumante in rada ed il Ministro della Marina, Carlo Vizzini disse: “Appare chiaro che l’errore umano è alla base di questa tragedia”. Errore umano dell’equipaggio del traghetto che non poteva difendersi in quanto perirono tutti, tranne l’unico superstite il mozzo Alessio Bertrand. Questo ed altri depistamenti immediati alla tragedia mi spinsero a cercare la verità per difendere chi non poteva più difendersi e l’onorabilità di quei marittimi.
Qui l’intervista completa: https://www.occhisulmondo.info/2021/04/09/trenta-anni-fa-la-sciagura-della-moby-prince-una-delle-tante-sciagure-italiane-che-non-hanno-trovato-risposte/
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info