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NEGATO AL VENEZUELA L’ACCESSO ALL’ORO DEPOSITATO PRESSO LA BANCA D’INGHILTERRA 

 

La giustizia britannica ha negato allo stato venezuelano l’accesso alle 32 tonnellate d’oro depositate presso la Banca d’Inghilterra.

La giustizia britannica si è pronunciata questo venerdì a favore della “direttiva” della Banca centrale del Venezuela, nominata dall’ex deputato dell’opposizione Juan Guaidó, quindi ha negato allo Stato venezuelano l’accesso alle 32 tonnellate di oro che rimangono conservate nella Banca d’Inghilterra.

La decisione è stata presa dal giudice Sara Cockerill dell’Alta Corte di Londra, che dopo una camera di consiglio di quattro giorni ha stabilito che non considera valide le decisioni della Corte Suprema del Venezuela (TSJ) che ha dichiarato nulla la nomina  del consiglio di amministrazione parallelo della Banca Centrale del Venezuela nominato da Juan Guaidó perché nel Regno Unito non esistono le basi legali per farlo.

Il giudice britannico inoltre  non ha autorizzato l’ex deputato dell’opposizione Juan Guaidò, che si è proclamato incostituzionalmente Presidente nel 2019, ad accedere alle riserve auree, nonostante il fatto che il consiglio di amministrazione nominato da Guaidò sia considerato valido e che lui sia riconosciuto dal governo britannico come presidente legittimo. Un’altra sentenza dovrà quindi decidere se l’ex deputato potrà disporre delle 32 tonnellate d’oro.

Sebbene Caracas non abbia ancora commentato la vicenda la difesa della Banca Centrale del Venezuela presenterà appello contro la  sentenza, che arriva dopo che la Corte Suprema britannica ha deferito il caso alla Corte commerciale nel dicembre 2021 per decidere chi potrà avere  l’accesso alle 32 tonnellate d’oro, del valore di un miliardo di dollari.

Guaidó ha chiesto alla Banca d’Inghilterra di non consentire l’accesso all’oro al governo di Nicolás Maduro dopo aver nominato un Direttivo ad hoc della Banca Centrale del Venezuela per assumere il controllo di tali risorse. Pertanto, Cockerill ha dovuto decidere se ammettere o meno la validità della risoluzione della Corte Suprema che ha dichiarato nulla la designazione di quel Direttivo  parallelo.

Nella sua sentenza, il giudice ha stabilito che sebbene le sentenze della Corte Suprema invalidino le nomine di Guaidó, non hanno alcun fondamento nella sua giurisdizione. 

Questa battaglia legale risale al 2018, quando il governo venezuelano ha chiesto l’accesso alle sue riserve per onorare i suoi impegni finanziari nel bel mezzo delle sanzioni applicate dagli Stati Uniti. L’accesso alle riserve d’oro non è stato concesso.  Successivamente, nel 2019, ha fatto una nuova richiesta per disporre dell’oro ma c’è stato un altro rifiuto da parte della Banca d’Inghilterra, che sosteneva che l’allora primo ministro britannico, Boris Johnson, riconosceva Guaidó quale presidente legittimo del Venezuela.

Alla fine di settembre 2020, la corte d’appello ha annunciato che avrebbe esaminato la richiesta dello Stato venezuelano e determinato se la sentenza che favoriva Guaidó fosse stata adeguata. Uno dei punti chiave sostenuti dalla BCV era che il Regno Unito non ha rotto le relazioni diplomatiche con l’amministrazione Maduro, quindi il riconoscimento dell’ex deputato dell’opposizione era discutibile.

Un mese dopo, quell’istanza ha annullato la decisione a beneficio dell’ex parlamentare e ha rinviato il caso al tribunale commerciale per la proroga dell’indagine. (RT)

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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