LA CRISI DEL GAS ED IL BLUFF DELL’UNIONE EUROPEA
Nella complessa partita a poker sulla questione gas tra Cremlino e Bruxelles sembra proprio che le carte in mano all’Unione Europea siano piuttosto deboli.
La partita a poker sul gas tra Cremlino e Bruxelles continua ed il bluff dell’Unione Europea sembra avere i giorni contati. In una partita di poker quando hai in mano solo una doppia coppia di donne per tentare di vincere puoi solo bluffare ed alzare la posta in gioco. Se il tuo avversario però ha in mano un poker d’assi lui probabilmente sta al tuo gioco per aumentare il piatto. Pare questa sia la strategia adottata dalla Russia nei confronti dell’Unione Europea ma prima o poi le carte dovranno essere scoperte ed allora il bluff apparirà.
La partita a poker sul gas sembra essere arrivata al termine ed il bluff dell’Unione Europea apparirà in tutta la sua tragicità per i cittadini del vecchio continente. Il bluff di Bruxelles consisteva nel convincere Mosca che il nostro continente poteva far a meno del gas russo. Bruxelles ha alzato la posta sul piatto emettendo nuove sanzioni sperando che queste avrebbero colpito l’economia russa in maniera devastante ma alla resa dei conti proprio chi le emetteva ne era colpito maggiormente.
Bruxelles ha tentato il bluff ma non c’è riuscita: Mosca ha continuato la mano nella partita a poker sapendo benissimo di avere le carte vincenti. Adesso pare che Mosca voglia vedere le carte e noi in mano abbiamo un pugno di mosche.
Da domani il North Stream 1, il gasdotto che collega direttamente la Germania con la Russia, sarà chiuso per dieci giorno. Ufficialmente Gazprom adduce questa chiusura a delle manutenzioni programmate da tempo ma a Bruxelles si teme che la Russia stia usando il gas come ritorsione nei confronti dell’Unione Europea per le sanzioni adottate. Sia quello che sia da domani il gas russo non arriverà più in Europa, Mosca ha calato il suo poker d’assi sul tavolo ed il nostro bluff è finito.
La Germania ha chiesto quindi al Canada, che detiene una turbina di Gazprom per riparazioni di renderla alla Siemens che gliela aveva consegnata, in modo che poi loro la riconsegnino al legittimo proprietario, ovvero Gazprom, per vedere se davvero la Russia stia giocando con il gas. In poche parole Gazprom, ricevendo la turbina, dovrebbe tornare a somministrare il gas attraverso il North Stream 1, secondo il governo tedesco. Se non lo facesse allora la Russia davvero starebbe usando il gas come forma di pressione verso di noi.
E se davvero i timori di Bruxelles fossero veri ci sarebbe da stupirsi? Ci dovremmo indignare se Gazprom decidesse di chiuderci il rubinetto del gas? Per mesi ci hanno preso in giro dicendoci che il gas russo non era essenziale per il nostro sistema energetico, che avremmo potuto disfarci dell’ingombrante fornitore in qualunque momento, che avremmo rimpiazzato Gazprom con altri fornitori, abbiamo mandato il nostro Ministro degli Esteri Luigi Di Maio in gita turistica in mezzo mondo per firmare contratti con altri fornitori ma adesso iniziano a vedersi sui media esperti e politici che preannunciano che senza il gas di Mosca l’autunno potrebbe, usano il condizionale solo per pudore, essere molto difficile.
Ci hanno preso in giro per tutto questo tempo quando sapevano benissimo che in questa partita di poker in mano non avevamo le carte per vincere. Adesso tutti si preoccupano se la Russia ci chiude il gas ma fino a ieri ci hanno ripetuto che il gas russo non era essenziale e che ci saremmo disfatti di Mosca al più presto adottando un embargo sulle forniture per attaccare in modo definitivo la sua economia. Ora siamo noi a sperare che il rubinetto non venga chiuso.
Con Mosca ci siamo comportati come dei veri e propri colonizzatori che sfruttano un paese fino a quando conviene e poi lo lasciamo al suo destino. Ma con Mosca il bluff è saltato ben presto: al Cremlino sapevano benissimo che rinunciare al loro gas in tempi brevi non sarebbe stato possibile, e ce lo hanno detto in tutte le salse ma noi, sicuri che il nostro bluff non sarebbe stato compreso, abbiamo continuato ad ascoltare ciò che ci veniva detto dalla Casa Bianca, ovvero che avremmo dovuto applicare centinaia di sanzioni per ridurre alla fame il popolo russo. Il nostro embargo doveva iniziare il giorno che avremmo avuto la certezza che il gas russo non era più necessario perché i nuovi fornitori ci avrebbero inondato di quell’oro blu di cui non possiamo fare a meno.
Ma sembra che al Cremlino abbiano deciso di anticipare l’embargo, come dire che se non vorrete più acquistare da noi il gas allora iniziamo adesso senza perdere tempo.
Infine secondo alcuni dati forniti dall’agenzia statunitense Bloomberg, quindi un’istituzione che non può essere certamente considerata filoputiniana, l’economia russa avrà una contrazione quest’anno di circa il 3 per cento, valore questo molto lontano dal 12 per cento ipotizzato a livello internazionale dopo l’applicazioni delle sanzioni economiche.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info