QUANDO LA STAMPA ITALIANA SI PREOCCUPAVA DEI NAZISTI UCRAINI
22 maggio 2014: sono passati tre mesi dal colpo di Stato che ha abbattuto il presidente Yanukovich e dato il via alla fase “filo-occidentale” in Ucraina. Su “La Stampa” compare questo articolo che mette in evidenza il protagonismo dei gruppi neo-nazisti nella “rivoluzione arancione” ispirata dalla NATO e la loro centralità nei nuovi equilibri politici del Paese. Oggi un articolo del genere sui media mainstream sarebbe impensabile ma all’epoca la priorità per i mezzi d’informazione non era quella di dipingere il governo di Kiev come il più democratico e illuminato del mondo, ma strepitare contro la destra sovranista in ascesa in tutta Europa. “Che conseguenze può avere per l’Europa questo coagularsi di queste forze non solo euroscettiche, ma ultranazionaliste, razziste, anti immigrati, antiabortiste e via dicendo?” si chiedeva l’autrice. La rilettura di questo articolo ci sembra particolarmente utile alla vigilia del 25 aprile, in un momento in cui l’ANPI è bersaglio di una campagna mai vista di insulti e calunnie per non essersi schierato acriticamente dalla parte del Battaglione Azov (noto club di estimatori della filosofia classica) e degli eredi di Stepan Bandera. Campagna nella quale si distinguono personaggi legati al cosiddetto “centro-sinistra”, ai quali in realtà dell’antifascismo non importa un fico secco. L’auspicio è che invece la giornata della Liberazione possa contribuire a una riflessione sulle vecchie e nuove destre, sia quelle legate al carro atlantista, sia quelle “rossobrune” schierate sul fronte opposto (red.).
Ucraina: se il nuovo corso filo-Occidente include l’ultradestra neo-Nazista
MARIA GRAZIA BRUZZONE
L’ultimo scontro è quello all’ONU fra l’inviato ucraino e i russi – tutto verbale, per carità. In margine alla riunione del Consiglio di Sicurezza, martedì scorso, l’ambasciatore ucraino alle nazioni unite Yuriy Sergeyev ha incolpato l’ex URSS di aver fabbricato le accuse contro i nazionalisti ucraini davanti al tribunale di Norimberga contro i crimini nazisti. “Offende la memoria di Russi, Ukraini, Ebrei, Polacchi e cittadini di altre nazionalità vittime delle atrocità degli Ukraini sostenitori dei Nazisti; ci sono un mucchio di prove, le forniremo a Sergeyev “, ha risposto il ministro degli Esteri russo.
E’ una storia vecchia di oltre 70 anni ma sempre viva nella memoria di un paese dove nazionalismo e Seconda Guerra Mondiale sono sempre rimasti temi divisivi, ammette lo stesso sito russo RT che riporta il curioso episodio. Ed è tornata più che mai alla ribalta oggi che gli ultranazionalisti neoNazisti e russofobi di Svoboda (Libertà) e di Pravy Sektor (Right Sector, Settore Destro o Ala Destra), dopo aver guidato la protesta di Maidan hanno conquistato ruoli di primissimo piano nel nuovo governo e controllano Forze Armate, Polizia, Giustizia e Sicurezza Nazionale. Abbastanza da preoccupare la Russia, certo, ma forse anche l’Europa dove ci si accinge a votare fra qualche mese e dove i partiti di destra estrema, più o meno rivestiti di panni rispettabili, stanno conquistano posizioni tra gli euroscettici.
Al centro della disputa è la figura di Stepan Bandera leggendario combattente per la libertà e l’indipendenza ucraina per i nazionalisti ucraini di cui sopra, ma collaboratore della Germania di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale con la quale si alleò in funzione anti sovietica pur di conquistare l’indipendenza del suo paese. La sua organizzazione fascista OUN-B, contribuì all’Olocausto facendo uccidere migliaia di Ebrei e Polacchi e dopo la guerra si batteva per un’Europa totalitaria ed etnicamente pura mentre un movimento affiliato portava avanti un fallimentare tentativo di sollevazione contro l’URSS, tanto che Bandera (che secondo alcune fonti era diventato un agente dell’MI6) alla fine venne fatto fuori dal KGB – scrive il sito progressista californiano Salon.com, in un post (25/2/2014) intitolato “Gli Usa in Ucraina appoggiano i neo-Nazisti?”
E non è l’unico né il primo a esprimere perplessità e porsi interrogativi del genere – Vedi il Guardian già il 22/1 (L’estrema destra ha infiltrato il movimento di protesta, che non riflette tutti), , TIME il 28/1 (La protesta di Kiev sequestrata da gruppi di estrema destra) e International Business Times (19/2), e Business Insider, che linka persino il Jerusalem Post e Counterpunch.org (vari post), fino ai più “alternativi” Infowars, Global Research e il sito di La Rouche ripreso in italiano da Movisol e altri, per es qui.
Tanto più man mano che è venuto alla luce il coinvolgimento della politica americana nella preparazione del push che ha detronizzato il premier Yanukovich che, per quanto il suo regime fosse degenerato e corrotto, era pur sempre stato eletto dalla maggioranza degli ucraini -Vedi l’incontro, già a dicembre, del senatore repubblicano John Mc Cain col leader di Svoboda Oleh Tyanhybok e col futuro presidente l’ex banchiere Arseniy Yatsenyuk. Indicato poi esplicitamente a quel ruolo da parte dell’assistente alla Segreteria di Stato, il “falco” Victoria Nuland, durante una telefonata riservata con l’ambasciatore Usa a Kiev, nonché la foto insieme agli stessi personaggi di Nuland che a dicembre a Washington aveva dichiarato che gli Usa avevano investito $ 5 miliardi nelle agitazioni ucraini (qui le foto).
Salon aggiunge alla storia di Bandera una coda “americana” che spesso sfugge (si cita il libro del giornalista Russ Bellant. Old nazi, New Right and the Repubblican Part, 1988).
“Nel dopoguerra molti sopravvissuti dell’OUN-B fuggirono in Europa Occidentale e negli Stati Uniti, a volte con l’aiuto della CIA, dove fecero alleanze con gruppi di destra. A Washington questi transfughi ricostituirono l’OUN-B sotto la sigla UCCA – Ukrainian Congress Committee of America, in buoni rapporti coi Repubblicani (un banderista di spicco, Stetsko, che sovrintese al massacro di 7000 ebrei a Lviv venne ricevuto da Reagan alla Casa Bianca nel 1983). Tanto che quando il Dipartimento di Giustizia lanciò una crociata per catturare e processare i criminali nazisti, l’UCCA fece lobby inducendo il Congresso a bloccare l’iniziativa. Ed è ancora una lobby influente, né nasconde la sua reverenza per il nazionalismo Banderista.”
Non lo nasconde neanche Svoboda, il partito che ha avuto un ruolo di leader nella protesta di Maidan e il cui ingresso per la prima volta nel 2010 nel parlamento ucraino, con 36 seggi e il 10% dei voti (soprattutto nelle regioni dell’estremo ovest di lingua ucraina, dove arriva al 40%) ha suscitato dichiarazioni di sorpresa e preoccupazione da parte di leader europei e israeliani.
Due settimane dopo che Nuland aveva dichiarato che Euromaidan “incorpora i principi e i valori che sono pietre miliari di ogni democrazia” , 15.000 membri di Svoboda hanno promosso una manifestazione a lume di torce in onore di Bandera a Lviv –epicentro delle attività neofasciste in Ucraina. Luogo dove si è voluto rinominare Piazza della Pace -nome troppo sovietico- “Battaglione Nachtigall “in onore degli autori della carneficina di ebrei a Lviv e in Bielorussia.
Il suo leader Oleh Tyahnybok non solo sostiene che contro la Russia “eterno nemico” dell’Ucraina “la guerra è inevitabile, non solo è fautore di un nazionalismo etnico, ma ha una lunga storia di dichiarazioni anti semite, compreso l’appello lanciato in parlamento nel 2004 lanciò per la liberazione del suo paese “controllato dalla mafia Moscovita-Ebraica”, e se l’è presa anche con l’”Organized Jewry” (organizzazione ebraica, traduciamo impropriamente) che domina i media e il governo” – riferisce il citato International Business Times. Aggiungendo che in risposta alla retorica antisemita di Svoboda il World Jewish Congress aveva chiesto di bandire il partito.
Del resto il vice di Tyahnybok, Yuriy Mykhalchyshyn ama citare il ministro della Propaganda di Hitler Joseph Goebbels, che ammira al punto da aver dato il suo nome a un think tank che ha fondato.
Sarebbe il “social nazionalista” Mykhalchyshyn il collegamento fra Svoboda e le milizie neo-Naziste raggruppate sotto l’ombrello del Pravy Sektor, vero protagonista sul campo della protesta di Euromaidan. “Un oscuro raggruppamento di nazionalisti autonomi riconoscibili dall’abbigliamento da skineahds, via ascetica, fascinazione per le violenze di strada”, lo descrive Salon. E dalle fasce gialle al braccio con rune nere, simboli celtici dell’ultradestra, più qualche svastika quando capita.
Leader di spicco dell’Ala Destra e della rivolta di Kiev è Dmitry Yarosh già alla guida del Tryzub (Tridente), che del Right Sector è diventato il cuore, comandante sul campo, con i suoi 2-3000 militi venuti da tutta l’Ucraina, armati di scudi, mazze – e catene, pietre, bottiglie Molotov, persino medievali catapulte, vantava lui stesso, intervistato da TIME un mese fa, rivelando per la prima volta “l’arsenale letale accumulato” e dicendosi “pronto al conflitto armato”.
È riapparso in piazza Indipendenza il 22 febbraio, il giorno dopo che la politica aveva raggiunto un accordo, garantito dai ministri degli esteri di Polonia, Francia e Germania. Nel video postato da RT arringa la piazza con cupi toni militareschi, in quello di Salon (vedi post) promette di combattere “contro la degenerazione del liberalismo totalitario”, e di condurre le sue armate alla “riconquista dell’Europa”. Secondo alcuni l’adesione al movimento pro Europa sarebbe solo strumentale.
Sulla pagina di Pravi Sektor del social network VKontacte il 1 marzo è apparso un appello al terrorista ceceno Umarov a unirsi agli Ucraini, contro la Russia, così come gli Ucraini hanno aiutato i Ceceni. E Umarov non è uno qualsiasi, è il most wanted in Russia, accusato anche di attentati a civili come quello a metro di Mosca, ma anche nella lista dell’ONU . Il movimento ha poi detto di essere stato hackerato, racconta lo stesso post di RT che ne ha dato notizia.
Ebbene, Yarosh è l’autonominato vicepresidente del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa organo che ha il compito di sviluppare la politica di sicurezza nazionale sul fronte interno ed estero.
Presidente è diventato Andriy Parubyic, coordinatore dei corpi di sicurezza volontaria della protesta. Già protagonista della Rivoluzione Arancione del 2004, nel 1991 aveva fondato insieme a Tyanhybok il Partito Nazional Socialista neonazista da cui poi è nato Svoboda mantenendo il motto “one race, one nation, one Fatherland” . Nel 2010 si è distinto per aver chiesto all’Europarlamento di riconsiderare la sua reazione negativa alla proposta – presentata qualche tempo prima dal presidente filo-occidentale Yushenko – di proclamare Stepan Bandera eroe nazionale dell’Ucraina.
Il nuovo governo provvisorio sotto la presidenza Yatsenyuk (del partito Fatherland) ha assegnato a Svoboda e all’Ala Destra del Pravy Sektor vari ministeri e posti chiave che assicurerebbero loro il controllo di Forze Armate, Polizia, Giustizia e Sicurezza Nazionale (vedi Global Research). E il primo atto è stato l’abolizione del russo come seconda lingua ufficiale ucraina.
Non stupisce che gli ukraini del sud est e della Crimea, di lingua russa e filo russi, siano a loro volta scesi in strada e abbiano preso le loro misure. Chiaramente spalleggiati dalla Russia di Putin che le loro preoccupazioni condivide. Né stupiscono richieste affinché “Il nuovo governo rassicuri la comunità ebraica”, come l’ HuffingtonPost Usa titola un post molto documentato. (E il leader di Svoboda ha voluto recentemente incontrare dei rappresentanti di Israele, mentre militari dell’esercito israeliano di origine ucraina, arrivati a Kiev per dare una mano – gli Elmetti Blu di Maidan – non esitano a dire di aver seguito gli ordini di Svoboda, vedi qui l’agenzia JTA, con foto).
Ma le preoccupazioni vanno oltre la Russia e i rapporti con l’Occidente – come segnalava International Business Times già a gennaio, prima delle violenze più gravi e del precipitare degli eventi.
Il partito Svoboda è legato ad altri gruppi di estrema destra in Europa attraverso l’ Alliance of European National Movements, fondata nel 2009, che comprende fra gli altri il BNP- British National Party e Jobbik, il partito neofascista e anti-semita dell’Ungheria, la Fiamma Tricolore, il National Front del Belgio, il National Democrats svedes più vari altri ultradestri di Lituania, Polonia, Romania ecc. Ne faceva parte anche il Front National di Marine Le Pen che nel 2001, quando ha dato al suo partito un aspetto più rispettabile ha lasciato l’Alleanza per l’European Alliance for Freedom di cui fa capo anche l’UKIP inglese.
Che conseguenze può avere per l’Europa questo coagularsi di queste forze non solo euroscettiche ma ultranazionaliste, razziste, anti immigrati, antiabortiste e via dicendo?
Cosa ne pensano gli europei e i loro rappresentanti politici dell’appoggio Occidentale a questi partiti estremisti di destra in Ucraina? Cosa ne pensano i socialisti europei del Pse?
Qualche giorno fa all’Europarlamento Martin Schulz – che oltre a essere candidato del Pse è anche presidente dell’assemblea europea – è apparso assai imbarazzato davanti alle domande provocatorie di Natalia Vitrenko, riferiscono vari blog italiani (es qui).
L’economista ucraina, leader del Partito Socialista progressista Ucraino, il 25 gennaio scorso insieme a rappresentanti di 29 partiti e organizzazioni ucraine aveva lanciato un appello al segretario dell’ONU, ai dirigenti UE e agli Stati Uniti per fermare i saccheggi e l’incitamento alla guerra civile da parte dei guerriglieri, e mettendo in guardia dal sostenere le loro azioni: “di fatto state proteggendo e istigando i neonazisti e i neofascisti ucraini”.(vedi quie qui in italiano).
Nei giorni scorsi faceva parte della delegazione del Partito Socialista Progressista a Bruxelles. “Il mio partito viene attualmente perseguitato” ha detto Vitrenko, assieme a tutte le forze e gli individui disapprovati dalle forze “neonaziste e terroriste” armate che controllano Maidan e il Parlamento. Gli esponenti politici e le loro famiglie vengono minacciati, le sedi assaltate e bruciate. “Questi neonazisti sono forse espressione dei valori europei?”, ha chiesto.
Schulz, visibilmente scosso, ha risposto che “stando alle mie informazioni, l’UE sta trattando con tutte le parti, compresa Svoboda”. Prendo molto sul serio la sua denuncia e indagherò, ha detto il Presidente del PE, dicendosi anche pronto a incontrare la Vitrenko separatamente.
Tratto da “La Stampa”, 22 maggio 2014
Fonte: https://codice-rosso.net/quando-la-stampa-si-preoccupava-dei-neonazisti-ucraini/