PRESENTATE PROVE CHE VINCOLEREBBERO JUAN GUAIDO AD UN TRAFFICANTE DI DROGA ITALO-VENEZUELANO
Il presidente dell’Assemblea nazionale del Venezuela, Jorge Rodríguez, ha presentato venerdì una serie di prove che collegano Juan Guaidó ed i suoi più stretti collaboratori di fiducia con Biagio Benito Garofalo Forte, un presunto trafficante di droga che è stato catturato lo scorso fine settimana in Colombia, con il quale aveva legami “profondi”.
Durante una conferenza stampa svoltasi a Caracas, Rodríguez ha mostrato foto, documenti, chat di WhatsApp e video in cui compaiono Guaidó e i suoi più stretti collaboratori ritratti vicini a Garofalo Forte, che è stato arrestato domenica scorsa nella città colombiana di Cartagena. Sulla testa di Biagio Benito Garofalo Forte pendeva un ordine di cattura internazionale emesso dall’Interpol in 193 paesi con codice rosso per il reato di traffico di droga con richiesta di estradizione dalla Spagna, dove era entrato con 365 chili di cocaina nel 2006.
Il Presidente dell’Assemblea Nazionale venezuelana nella conferenza stampa ha commentato che Biagio Garofalo, di nazionalità venezuelana e italiana, è diventato il “principale finanziatore” di Voluntad Popular, un partito fondato dal latitante Leopoldo López, in cui è stato nominato nel 2016 da Guaidó, che all’epoca era Segretario dell’Organizzazione, come coordinatore del comune di Anaco, nello stato di Anzoátegui nell’est del paese.
Tra le prove presentate da Rodríguez, che ha ricordato che anche il traffico di droga colombiano ha legami con questo gruppo, c’è un video registrato in una casa di Garofalo, dove Guaidó e i suoi compagni vengono ritratti tranquillamente partecipando ad una festa.
Inoltre ha commentato che dopo l’arresto di Forte, Marco Aurelio Quiñones, che era il capo delle relazioni interistituzionali di Guaidó e quello incaricato di mantenere i legami con il governo degli Stati Uniti e l’ambasciatore James Story, ha tenuto una conversazione con Franco Casella, un altro membro del gruppo, in cui hanno parlato del problema che avrebbe generato la cattura di Garofalo.
Rodríguez ha anche mostrato diversi messaggi di Quiñones su Twitter in cui ha detto che stava cercando di dissociarsi da Garofalo, poiché ha assicurato che sebbene gli arrestati avessero partecipato ad attività politiche con Voluntad Popular fino al 2019, non erano a conoscenza dei “fatti di presunti legami con il traffico di droga di cui attualmente sono accusati.
A quel punto, il capo del Parlamento ha mostrato che Garofalo compare in una sentenza della Corte Suprema di Giustizia (TSJ), dopo essere stato arrestato nel 2015 dall’Interpol per il reato di traffico di droga con richiesta di estradizione dalla Spagna.
Rodríguez ha commentato che il trafficante di droga sarebbe stato protetto dall’ex procuratore generale, la latitante per la giustizia venezuelana , Luisa Ortega Díaz, motivo per cui non è stato processato ed è rimasto fuori dal carcere nonostante i crimini di cui è accusato.
Garofalo è stato arrestato il 13 marzo dalla polizia migratoria colombiana nella città di Cartagena. Sarebbe entrato in quel paese attraverso un sentiero di La Guajira nella zona di confine tra Colombia e Venezuela. Sebbene lo scopo della sua visita in questa zona sia sconosciuto, questa regione è utilizzata dai trafficanti di droga colombiani per effettuare importanti spedizioni di droga all’estero. (RT)
Insomma sembra che la stella di Juan Guaidò, l’autoproclamato Presidente del Venezuela e protetto dagli Stati Uniti, si sia definitivamente spenta. Pochi giorni fa una delegazione dell’amministrazione di Joe Biden, alla ricerca di petrolio dopo il divieto di importazione negli Stati Uniti del greggio russo, si era recata a Caracas per tentare di riavvicinarsi con il paese sud americano riconoscendo di fatto la legittimità del governo di Nicolas Maduro.
Questa mossa ha chiaramente spiazzato tutti i sostenitori della marionetta Juan Guaidò che adesso non dovrebbero più godere dei favori della Casa Bianca. In tutta questa vicenda anche l’Unione Europea non ha fatto una bella figura dato che si era allineata, tanto per cambiare, alle decisioni prese oltre oceano di non riconoscere il governo di Maduro riconoscendo invece Guaidò come presidente del Venezuela. Ricordo a tale proposito le ripetute tournée dei membri della sua squadra nei paesi europei per chiedere maggiori sanzioni contro il governo bolivariano.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info