MANIFESTANO INCILE PER CHIEDERE LA DESTITUZIONE DEL PRESIDENTE PINERA
In Cile ieri centinaia di persone hanno Manifestato per chiedere le dimissioni del Presidente Sebastián Piñera dopo l’apertura di un indagine a seguito della sua comparsa nei Pandora Papers.
Il Cile ha vissuto una giornata intensa di manifestazioni questo venerdì dopo l’annuncio dell’apertura di un’indagine contro il presidente Sebastián Piñera per la vendita di Minera Dominga, rivelato nell’indagine internazionale chiamata Pandora Papers.
L’inchiesta denominata Pandora Papers che ha rivelato come centinaia di miliardari, politici e personalità dello spettacolo e dello sport abbiano usato società offshore con domiciliazione nei paradisi fiscali per evadere le imposte o nascondere proventi illeciti inizia ad avere conseguenze pratiche. Infatti in Cile la Procura ha aperto un’indagine per stabilire se il Presidente ha delle responsabilità nella vendita del progetto minerario Dominga.
Nel quadro dell’indagine penale che cercherà di verificare se il presidente sia incorso in reati di corruzione, centinaia di cileni sono scesi in piazza per chiedere la fine della corruzione nella più alta sfera politica. Con tamburi e megafoni, gruppi di giovani universitari cantavano all’unisono: “Andiamo compagni, usciamo di nuovo in strada; il pianeta Terra non va venduto ma, va difeso”.
L’indagine aperta dalla Procura cilena avviene dopo la pubblicazione dei Pandora Papers in cui figura anche il Presidente cileno. L’inchiesta giornalistica indica che l’attuale presidente cileno Sebastián Piñera è stato coinvolto in diverse attività offshore. I figli di Piñera possedevano il 33,3% delle azioni del progetto minerario di Dominga. Nel dicembre 2010, quando Piñera era già presidente da nove mesi, la sua famiglia ha venduto i titoli della sua società mineraria all’uomo d’affari ed amico d’infanzia del presidente Carlos Alberto Délano. La vendita è stata effettuata attraverso due società di comodo registrate nelle Isole Vergini britanniche. La vendita è stata siglata con due documenti: uno firmato in Cile per 14 milioni di dollari e l’altro nelle Isole Vergini britanniche per 138 milioni di dollari. Il pagamento doveva essere effettuato in tre tranche, ma con una condizione: l’ultimo pagamento sarebbe stato effettuato solo se il governo del Cile non avesse dichiarato l’area di operazioni del progetto Dominga come santuario naturale. L’esecutivo di Piñera ha deciso di non promuovere l’iniziativa ambientale e, in questo modo, è stata erogata la terza tranche.
Dopo l’annuncio della Procura, Piñera ha dichiarato di non condividere la decisione di riaprire l’indagine contro di lui, poiché si tratta di “un caso che è già stato processato”.
“Come presidente del Cile, non ho mai eseguito alcuna azione, né effettuato alcuna gestione relativa a Minera Dominga”, ha detto il presidente in un video dal Palazzo La Moneda, come riportato da RT
La direttrice anticorruzione della Procura nazionale, Marta Herrera, ha spiegato che nel 2017 quando il presidente è stato indagato nel cosiddetto caso Exalmar-Dominga, dove è stato assolto, il contratto che è stato pubblicato domenica scorsa nell’indagine internazionale non era ancora conosciuto.
Martedì scorso l’opposizione al Congresso cileno ha dichiarato di preparare un atto di accusa costituzionale contro il Presidente. In Cile tali atti possono essere presentati quando riguardano fatti in cui “l’onore della nazione” è compromesso o quando vengono svolte attività che costituiscono “grave mancanza di probità. Nel caso di Piñera e dei Pandora Papers, l’analista politico Yuri Vásquez, in un’intervista concessa ad RT, riflette sul fatto che questi eventi hanno ripercussioni oggi perché “c’è stato un occultamento” delle informazioni da parte del governo.
“Infatti il governo attraverso il Segretariato Generale e il portavoce del ministro Jaime Bellolio sotto ordini diretti del presidente della Repubblica, ha negato tutti i fatti, mentendo al paese”, ha detto Vásquez nella sua intervista.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info