GLI STATI UNITI PROGETTAVANO DI RAPIRE ED UCCIDERE JULIAN ASSANGE
Tra le varie opzioni prese in esame dalla precedente amministrazione statunitense di Donald Trump per chiudere la bocca a Julian Assange c’era anche quella di rapirlo ed assassinarlo, secondo quanto afferma un’inchiesta pubblicata da Yahoo News.
Nel 2017 gli Stati Uniti avrebbero cospirato per rapire il fondatore di Wikileax quando si trovava nell’ambasciata dell’Ecuador ed avrebbero pensato persino di ucciderlo. E’ quanto emerge da un’inchiesta condotta da Yahoo News che ha intervistato una trentina di ex funzionari statunitensi. Alcuni alti funzionari del Foreign Intelligence Service degli Stati Uniti e dell’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump avrebbero valutato, tra le varie opzioni, anche la possibilità di assassinare Julian Assange dopo averlo rapito.
Le discussioni sul rapimento o l’omicidio di Assange sono avvenute “ai più alti livelli” dell’amministrazione dell’ex presidente, ha detto un ex funzionario di alto livello del controspionaggio. “Sembrava che non ci fossero alter”native, ha aggiunto. Secondo il rapporto, Mike Pompeo, allora direttore della Central Intelligence Agency, era intenzionato a vendicarsi di Assange per aver pubblicato migliaia di documenti riservati sul suo sito. Pubblicazione questa considerata la maggiore fuga di notizie nella storia degli Stati Uniti e per questo bisognava fargliela pagare cara.
“Come cittadino americano, trovo assolutamente oltraggioso che il nostro governo stia contemplando il rapimento o l’omicidio di qualcuno senza alcun procedimento giudiziario semplicemente perché ha pubblicato informazioni veritiere”, ha detto Barry Pollack, avvocato statunitense di Assange, a Yahoo! News.
Mentre il dibattito su come portare a termine il rapimento andava avanti alcune informazioni considerate molto attendibili dagli agenti statunitensi hanno fatto sospendere l’azione. Gli agenti hanno ricevuto informazioni sul fatto che l’intelligence russo stava preparando un progetto per far fuggire Julian Assange dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Il fondatore di Wikileax sarebbe dovuto fuggire dentro un furgone che trasportava la biancheria sporca con destinazione Mosca.
Il piano non è stato portato avanti anche perché alti funzionari dell’intelligence statunitensi hanno avuto paura di compromettere i rapporti di collaborazione che gli Stati Uniti hanno con il Regno Unito. I funzionari hanno affermato che non si trattava di un’azione da compiere in Egitto o Pakistan ma nel Regno Unito.
Attualmente Julian Assange è imprigionato nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh nel Regno Unito, dove è stato trasferito dopo essere stato arrestato nell’aprile 2019 nell’ambasciata ecuadoriana. In precedenza l’allora presidente dell’Ecuador Lenin Moreno aveva revocato l’asilo politico al fondatore di Wikileax ed aveva permesso alla polizia britannica di entrare dentro la rappresentanza diplomatica per arrestare Assange in violazione di tutte le regole stabilite dai protocolli diplomatici.
Negli Stati Uniti Assange è accusato di aver pubblicato centinaia di migliaia di pagine di documenti militari segreti e cablogrammi diplomatici sulle attività statunitensi nelle guerre in Iraq e Afghanistan, che sono stati diffusi dal suo portale WikiLeaks. Le accuse contro di lui comportano una pena massima di 175 anni di carcere.
Il Tribunale britannico ha respinto la richiesta di estradizione negli Stati Uniti per motivi di salute ma l’amministrazione statunitense ha fatto appello. Il processo dovrebbe riprendere il prossimo mese, speriamo che la sentenza venga confermata.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info