COLOMBIA: TRA OMICIDI MIRATI E REPRESSIONI DELLA POLIZIA MORIRE E’ FIN TROPPO FACILE
Due mesi di proteste contro il governo di Ivan Duque represse dalla polizia che hanno causato almeno 70 morti e anni di omicidi di contadini e ex appartenenti alle Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane compiuti da bande paramilitari pongono la Colombia tra i paesi più violenti al mondo.
Nel paese sud americano le manifestazioni che da due mesi vanno avanti senza sosta per protestare contro le riforme che il governo di Ivan Duque voleva imporre alla popolazione impoverita dalla pandemia hanno causato decine di morti e feriti. La polizia e lo squadrone mobile anti sommossa (ESMAD,) alle dipendenze del Ministero della Difesa, hanno tentato di reprimere le pacifiche proteste con l’uso sproporzionato della forza ed hanno causato una settantina di omicidi tra i manifestanti. Ma il bilancio è molto più grave: feriti, persone sparite di cui non si sa più nulla, manifestanti feriti agli occhi, stupri di donne, arresti arbitrari sono solo alcune delle nefandezze che le forze dell’ordine, con il bene placido del governo, hanno commesso in questi due mesi di proteste.
Nella Colombia insanguinata dalle repressioni delle forze dell’ordine verso i manifestanti non sono cessate le azioni violente delle bande paramilitari che hanno continuato indisturbate ad uccidere contadini ed ex firmatari dell’accordo di pace tra governo e FARC. Ultimo in senso temporale è l’assassinio di cinque contadini nella città di San Vicente del Caguàn, nel dipartimento del Caquetà, che porta il numero totale di massacri compiuti nel paese sud americano dall’inizio di questo anno a 45.
Le cinque persone uccise erano contadini, tre della stessa famiglia e due lavoratori della zona, massacrati da ignoti nel pomeriggio di sabato. Le autorità al momento ignorano gli esecutori del nuovo massacro.
Secondo quanto riportato dall’Istituto per lo Studio per lo Sviluppo e la Pace (INDEPAZ) lo stesso sabato nella città di Buenos Aires, nel dipartimento del Cauca, è stata uccisa Norelia Trompeta Hachacue, una delle firmatarie degli accordi di pace tra il governo colombiano e le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane nel 2016, che stava seguendo un programma per essere reincorporata . Assieme alla ex appartenente alle FARC è stata uccisa anche un’altra donna che si trovava con la vittima.
Dall’inizio dell’anno sono stati uccisi 28 ex appartenenti alle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia che porta il numero totale degli assassinati dal 2016, anno in cui sono stati firmati gli accordi di pace con il governo, a 277. Tutto ciò accade nell’indifferenza più totale del governo di Ivan Duque che evidentemente vuole eliminare tutti gli ex guerriglieri che dopo la firma degli accordi di pace sono usciti dalla clandestinità.
E la comunità internazionale cosa fa per tentare di arginare la deriva violenta in cui si trova la Colombia? Assolutamente nulla. Resta impassibile tranne emettere scarni comunicati di sdegno e ripudio della violenza. Eppure le violazioni dei diritti umani sono diventate il faro illuminante della politica estera degli Stati Uniti e della sodale Unione Europea. Violazione dei diritti umani che assume importanza solo se compiuta dal Venezuela, da Cuba e da tutte le altre nazioni che non si sono inginocchiate di fronte allo Zio Sam.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info