IMPERIALISMO E GRUPPI ARMATI IN BRASILE

 

La formazione di Gruppi Armati statali e parastatali in Brasile è storicamente ed in forma dottrinaria legata all’influenza francese e statunitense.

L’azione di gruppi armati in Brasile è un fatto noto a molti e non mancano esempi dell’attuazione di questi gruppi, nella stampa, nella memoria o nella vita quotidiana. Anche la partecipazione diretta o indiretta dello Stato a questi gruppi, attraverso le forze di sicurezza (polizia civile e militare) e le forze armate è un fatto acquisito.

Ma quello che forse pochi conoscono è la partecipazione imperialista alla formazione dei Gruppi Armati in Brasile e in America Latina. Questa partecipazione imperialista si concretizza da parte di due specifiche potenze straniere: gli Stati Uniti e la Francia, che nel corso del XX secolo hanno prodotto ed indotto decine di conflitti armati in paesi controllati dalle loro forze militari.

Asia, Africa e America Latina sono tutti continenti che in qualche modo portano i segni di queste forze imperialiste, che lasciano come eredità istituzionale ciò che in Brasile è concepito come “Sicurezza Pubblica”, cioè controllo e sterminio militarizzati attraverso il terrore e la brutalità, principalmente dalla polizia nazionale, per mantenere l’ordine stabilito.

Nel caso francese, questo intervento può essere riassunto nella politica della Dottrina della Guerra Rivoluzionaria e, nel caso americano, nella Dottrina della Difesa Nazionale.

La Francia esercitava una forte presenza coloniale nei territori sia in Africa che in Asia. Ed è proprio a causa di questo dominio territoriale imperialista che i processi di emancipazione sono esplosi attraverso il conflitto armato nelle colonie dominate dalla Francia.

Nel caso delle guerre d’Indocina (1946-1954), l’esercito francese fu sconfitto dalle sue ex colonie. La più emblematica fu la sconfitta del Vietnam. Questo fiasco, tuttavia, permise ai generali francesi di valutare a fondo il loro fallimento nei confronti delle colonie e di decidere di cambiare le loro tattiche di guerra. I francesi conclusero che la principale difficoltà sul campo di battaglia era l’organizzazione e la disciplina di quella popolazione, ideologicamente influenzata dalle idee comuniste provenienti dalla Cina e dall’URSS. Pertanto, era necessario trovare una nuova strategia che combattesse più rigorosamente nel campo ideologico.

È in questo contesto che i generali svilupparono quella che è diventata nota come la Dottrina della Guerra Rivoluzionaria. Questa dottrina consisteva non solo nel combattere la propagazione delle idee comuniste nella popolazione di un dato territorio invaso o occupato dai francesi, ma anche nella formulazione di sistemi d’azione di intelligenza capaci di anticipare il nemico nel conquistare l’appoggio popolare, con tutti i mezzi ritenuti applicabili per raggiungere l’obiettivo desiderato.

La Dottrina della Guerra Rivoluzionaria è stata applicata per la prima volta dalla Scuola di Guerra Francese nella Guerra d’Indipendenza d’Algeria (1954-1962) e in quella occasione furono usati infatti tutti i mezzi per raggiungere la meta auspicata, tra cui la tortura, la violenza sistematica ed il terrore diffuso.

Nonostante tutti questi metodi di terrore di stato imperialista, il popolo algerino ne uscì vittorioso e nel 1962 dichiarò la sua liberazione nazionale. Tuttavia, in quel conflitto fu elaborata una dottrina, dalla scuola di guerra francese e dai suoi generali, che sarebbe servita come riferimento per altri territori con condizioni simili.

In questo senso, attraverso un processo di esportazione, la dottrina francese fu in seguito utilizzata in America Latina e in Brasile. Ufficiali e generali brasiliani delle Forze Armate sono stati formati da agenti della scuola di guerra francese durante gli anni ’50, un processo che si è intensificato con il colpo di stato impresarial-militare del 1964, nonostante l’orientamento francese fosse già fortemente presente nelle forze di sicurezza pubblica di San Paolo.

L’esportazione della dottrina militare francese includeva, tra i suoi metodi d’azione, la formazione di “Squadroni della Morte”, con lo scopo di prevenire la formazione di gruppi comunisti in Brasile e, ancor più, di prevenire la formazione di qualsiasi cellula sovversiva dell’ordine della civilizzazione borghese riservata ai popoli “barbari”.

Pertanto, qualsiasi comportamento considerato “sovversivo” avrebbe potuto immediatamente determinare la messa in atto di specifiche azioni di guerra, essendo tali sospetti sufficienti a far sì che chiunque, a giudizio di questi gruppi armati, ne avrebbe potuto subire le conseguenze.

La partecipazione nordamericana fu molto più incisiva e duratura. Mettendo in atto una politica di buon vicinato, gli Stati Uniti dispiegarono diverse agenzie per intervenire nelle polizie, sia in Brasile che in America Latina in generale.

Martha Huggins in “Polizia e Politica: Relazioni tra Stati Uniti e America Latina” (1998) descrive come gli USA abbiano partecipato attivamente sia all’addestramento della polizia che dei gruppi armati attraverso la formazione di Squadre Speciali come principio di polizia efficace che avrebbe represso con efficienza tanto i movimenti sovversivi quanto i criminali comuni: “Si tratta di squadroni della morte che sono solo più o meno strettamente imparentati con la polizia, o con giustizieri legati alla polizia, oppure legati ai settori della sicurezza interna”.

Martha Huggins analizza casi empirici di paesi latinoamericani che hanno subito questi interventi, come Haiti, El Salvador, Honduras, Brasile e Nicaragua, e che hanno accumulato l’eredità francese e statunitense come postulato tradizionale della formazione delle rispettive forze di polizia e dei gruppi armati.

“Ci sono molte somiglianze tra l’addestramento delle Forze di Sicurezza Pubblica di San Paolo da parte dei francesi e l’istituzione, da parte degli Stati Uniti, delle forze di polizia in Nicaragua e Haiti”. Questo riassume un processo molto nebuloso tra i confini definiti della legalità e dell’illegalità nelle prestazioni di questi gruppi. Dal punto di vista dello Stato, si tratta di soggetti istituzionalmente riconosciuti come suoi agenti, tuttavia, le loro pratiche superano le barriere legalmente raccomandate dai protocolli ufficiali, mentre l’istituzione statale garantisce loro supporto legale e indipendenza nell’esecuzione delle loro azioni. Un lavoro sporco che risponde al clamore sociale esigente delle caste dominanti.

L’iniziativa per la formazione degli Squadroni della Morte è stata diffusa ed applicata nelle forze di polizia e nelle Forze Armate in base ad un accordo firmato tra gli Stati Uniti e le istituzioni brasiliane, attraverso l’agenzia nordamericana AID, Agency for International Development, preposta alla formazione delle polizie straniere, ad opera della sua specifica Sezione di Pubblica Sicurezza (Office of Public Security).

Il processo di collaborazione è così palesemente conclamato che tale Office of Public Security aveva una sezione esclusiva per il Brasile, l’OPS-Brasil. Oltre a questa agenzia, anche la CIA e l’FBI hanno partecipato alla formazione della polizia civile e militare e delle forze armate brasiliane.

Lo scopo dell’immersione statunitense nel territorio della sicurezza nazionale brasiliana era quello di contenere ogni possibile influenza comunista, oltre ad offrire una “professionalizzazione” della polizia. Tuttavia lo schema operativo finì per estendersi al controllo e al dominio delle popolazioni povere dei territori periferici

Martha sottolinea che “la scuola di addestramento della polizia dell’FBI insieme al Dipartimento dell’Ordine Politico e Sociale (DOPS) di Rio de Janeiro [struttura repressiva attuante nei periodi storici delle dittature brasiliane] è proseguita, con lezioni tenute da Rolf Larson. Alla prima conferenza di Larson hanno partecipato 80 persone, la maggior parte delle quali dipendenti di varie organizzazioni regionali del DOPS. Nel corso tenuto da Larson, quattro argomenti delle lezioni riguardavano lo spionaggio, il controspionaggio, le attività di Quinta Colonna ed il sabotaggio; altri due riguardavano l’osservazione e la sorveglianza; e altri quattro erano incentrati sulle tecniche di interrogatorio”. Sebbene queste notizie siano state acquisite negli anni ’60, la richiesta brasiliana all’FBI per l’assistenza alle istituzioni di pubblica sicurezza del paese  risale agli anni ’30.

Da quel periodo in poi, diversi alti ufficiali delle Forze Armate e ufficiali di polizia ricevettero formazione “professionale” dalle agenzie statunitensi.

Nel periodo dell’amministrazione Kennedy l’offensiva si rafforzò a causa della Guerra Fredda, già in pieno andamento. Il presidente americano esigeva che la formazione degli ufficiali di polizia civile e militare fosse amministrata dall’OPS con un proprio budget e con personale estremamente professionale, il tutto supervisionato dalla CIA, che aveva una propria scuola di formazione per ufficiali di polizia nazionali e stranieri, l’IPA – International Police Academy – a sua volta destinata a reclutare e formare agenti per questi scopi.

Uno di questi agenti, ad esempio, era il colonnello brasiliano Moacir Coelho, che ha partecipato al corso di “Operazioni Psicologiche” e fu membro e fondatore del Servizio Informativo Nazionale (SNI) e capo della Polizia Federale.

Un altro caso degno di nota è quello del generale Amaury Kruel, che nel 1958 divenne capo delle forze di polizia nell’allora capitale federale Rio de Janeiro. Il generale Kruel era l’agente dell’esercito scelto per il programma di pubblica sicurezza in collaborazione con gli Stati Uniti attraverso il programma dell’Amministrazione per la cooperazione internazionale (ICA), quindi il generale faceva parte del coordinamento delle operazioni di polizia (OCB).

Nel 1943, Kruel trascorse tre mesi a Fort Leavenworth, nello Stato del Kansas, in USA, insieme ad altri undici ufficiali dell’esercito brasiliano, con l’obiettivo di imparare a “sostituire i metodi di combattimento francesi con i metodi statunitensi”. Ciò significava mettere in atto tattiche di movimento rapido e audaci in un sistema di pattugliamento motorizzato.

Le attività più importanti di Amaury Kruel furono la partecipazione effettiva negli Squadroni della Morte, ma ancor prima di essere membro dei Gruppi di sterminio, il generale Kruel aveva già “i suoi uomini di fiducia” attuanti nelle pratiche di controllo sociale e di esecuzione sommaria, note come “Squadrone Motorizzato” (EM).

Tra gli “uomini coraggiosi” del generale Kruel, due agenti di polizia si sono distinti per la loro efficienza nella  fabbricazione di cadaveri: Milton Le Cocq ed Euripides Malta, entrambi ufficiali di polizia civile.

È proprio il poliziotto investigativo Malta che acquisì “l’onore” di essere stato il primo creatore ufficiale di uno Squadrone della Morte. Il suo collega fu ricordato per un diverso motivo: Milton Le Cocq venne assassinato alla fine degli anni ’50 e la responsabilità del delitto fu attribuita al bandito Manoel Moreira, noto come “Faccia di Cavallo”.

Un’esecuzione, afferma Vanessa de Mattos, “piena di polemiche, in quanto uno dei proiettili prelevati dal corpo del detective è stato sparato dalla pistola di uno degli agenti di polizia della stessa squadra di Le Cocq”.

Al funerale del detective, i suoi amici “coraggiosi” promettono di vendicarsi non solo di “Faccia di Cavallo”, ma di chiunque sia considerato un nemico dal Gruppo di Sterminio in processo di riorganizzazione. Inizia quindi un’offensiva contro tutti coloro che erano già considerati assassinabili.

A partire da quel momento, i massacri e le uccisioni, i morti con segni di crudeltà ecc. sarebbero diventati sistematici per ordine della polizia. È in questo punto che il poliziotto investigativo Malta decide di chiamare lo Squadrone della Morte di Rio de Janeiro “Scuderie Le Cocq”, in onore del suo amico assassinato. Nel corso degli anni furono anche conosciuti come “i 12 uomini d’oro della polizia carioca” perché, per l’opinione pubblica, erano una sorta di élite della polizia.

“Faccia di Cavallo” venne brutalmente assassinato dal gruppo di sterminio ed il suo corpo fu crivellato con oltre cinquanta proiettili. La vendetta venne ufficializzata come metodo di operazione di polizia, principalmente perché Amaury Kruel era il capo della polizia e istituzionalizzò la metodologia di attuazione dello Squadrone della Morte Scuderie Le Cocq attraverso il Servizio di Diligenze Speciali, lo SDI [1], che mise a disposizione e promosse una specie di licenza per uccidere, per effettuare estorsioni da parte della polizia, per la gestione delle lotterie clandestine, per l’offerta di servizi di sicurezza privata, ecc., con il supporto istituzionale.

Le pratiche di esecuzione, tortura e sparizione forzata delle loro vittime erano ciò che il generale Amaury Kruel aveva imparato dalla scuola americana. Questa è l’origine delle tecniche del generale e degli altri militari che in seguito agirono anche negli Squadroni della Morte. Quello che accadde, infatti, fu l’unione di due metodi di polizia – ufficiale e marginale – esercitati come politica di sicurezza nazionale: uno francese e l’altro americano.

La morte del poliziotto Le Cocq, indipendentemente dal motivo, fu la giustificazione che istituzionalizzò gli Squadroni della Morte; così, in Stati come San Paolo, Espirito Santo, Minas Gerais e Alagoas cominciarono a poco a poco a verificarsi misteriosi casi di brutali morti seriali senza paternità.

Le somiglianze evidenti erano il profilo dei crimini e la crudeltà delle esecuzioni. Non potendo rimanere anonima a lungo, la letalità venne gradualmente riconosciuta per la somiglianza delle modalità di attuazione emerse in altri Stati, fino a quando gli Squadroni iniziarono ad annunciare i crimini commessi senza remore sulla stessa stampa.

I corpi, che precedentemente venivano regolarmente brutalizzati, iniziarono a presentare il disegno di un teschio con le iniziali “EM”, come firma della paternità dell’esecuzione: Esquadrões da Morte [Squadroni della Morte].

Come a Rio de Janeiro, anche in altri stati questi gruppi erano composti da polizia militare e civile, oltre a scagnozzi armati e pistoleri che prestavano servizi ai grandi proprietari terrieri.

Gli squadroni della morte avevano fatto una promessa che sarebbe diventata una sorta di statuto e modello comportamentale dei gruppi di sterminio: “per ogni poliziotto ucciso, saranno uccisi dieci criminali”. La forza incisiva di questa massima fu notevole e servì come giustificazione sia legale che illegale. Essa entrò prepotentemente nel senso comune e nell’opinione pubblica e vi rimase impressa per anni.

Si trattava di una retorica del tutto irragionevole, ma che ha alimentato il consolidamento della logica della vendetta nello statuto della polizia fino ai nostri giorni. Nel 2017, la polizia di Rio de Janeiro ha ucciso 1.127 persone a seguito delle operazioni, mentre 119 poliziotti sono stati uccisi nello stesso periodo. Quindi, sorge un dubbio molto pertinente quando si pensa all’azione della polizia in diverse città brasiliane. Chi definisce i limiti legali e illegali dell’azione di polizia?

È in questo gioco tra il legale e l’illegale che la violenza poliziesca, praticata sia dalla polizia che agisce legalmente e sia da gruppi armati che seguono la loro etica militarizzata, ha incrociato la repressione politica istituzionale. L’interlocutore di questo incontro fu il colpo di stato economico e militare del 1964.

Di fatto, saranno i militari delle Forze Armate a legalizzare le attività dei Gruppi di sterminio. Il caso più famoso fu quello del capo della polizia Sérgio Paranhos Fleury, che sarebbe poi diventato capo del DOPS di San Paolo. Fleury era notoriamente conosciuto come uno dei peggiori torturatori della dittatura che ha perseguitato il Brasile per 21 anni, ma oltre ad essere il capo del DOPS, Fleury era anche il capo di uno squadrone della morte a San Paolo, che praticava reati minori, esecuzioni e dominio territoriale.

Inoltre, una miriade di agenti di polizia, giustizieri e carnefici che facevano parte degli Squadroni della Morte vennero incorporati dalla dittatura e assegnati specificamente ai dipartimenti di tortura, cosa abbastanza semplice per i militari, poiché, all’epoca, non c’erano concorsi come oggi.

Inoltre, i Gruppi di sterminio, che diventarono anche gruppi per la caccia a comunisti e sovversivi, erano formati da generali della Scuola francese della Dottrina della Guerra Rivoluzionaria applicata in Algeria. La dottrina fu recepita nella Legge di Sicurezza Nazionale, nel 1967, attraverso l’applicazione dei parametri teorici della Guerra Rivoluzionaria previsti dal decreto-legge n.314 del 13 marzo dello stesso anno.

Alcuni organismi brasiliani sono stati creati con la stessa funzione e configurazione degli organi della Scuola francese, come il Distaccamento di operazioni Interne (DOI) in Brasile, che faceva riferimento al Détachement Opérationnel de Protection (DOP) francese.

Paul Aussaresses (1918-2013), un generale francese che ha partecipato alla formulazione e all’esportazione della Dottrina in altri paesi dell’America Latina, è stato addetto militare francese in Brasile fin dall’epoca della dittatura militare, tra il 1971 e il 1973. Egli dichiarò che “insegnava la dottrina e i metodi applicati in Algeria agli ufficiali latinoamericani a Fort Bragg, in Virginia”, citando attività simili presso la Scuola di Guerra nella Selva a Manaus nell’Amazzonia.

In territorio brasiliano erano presenti anche altri addetti francesi, che collaboravano all’attuazione della Dottrina francese in Brasile, come affermato da Vanessa de Mattos nella sua brillante tesi “Squadroni della morte in Brasile (1973-1979): repressione politica, uso e abuso della legalità e della legalità manipolatrice nell’autocrazia borghese bonapartista”.

Quando, negli anni ’80, la dittatura gradualmente si ritrasse, l’insabbiamento delle responsabilità di questi agenti di polizia membri degli squadroni, dei centri di tortura e dei gruppi adepti ad esecuzioni sommarie si è intensificato e ai loro membri sono state offerte occupazioni benefiche nella vita sociale. Tuttavia, molti di questi poliziotti e militari avevano già consolidato la loro fama, un autorevole prestigio e un dominio territoriale, quindi era vantaggioso mantenerli ai loro posti.

Per questo motivo molti agenti degli Squadroni della Morte, che per un certo periodo hanno servito i dettami della dittatura economica e militare o che hanno partecipato a centri di tortura come i DOPS, sono rimasti in attività e hanno continuato ad attuare con le loro pratiche consolidate. Questi stessi agenti hanno organizzato altri Gruppi di Sterminio, mantenendo il loro dominio sul territorio in modi diversi e gestendo nel corso del tempo un settore tradizionale della criminalità a Rio de Janeiro: la catena delle lotterie clandestine.

Si percepisce quindi come i Gruppi di sterminio in Brasile abbiano avuto la caratteristica fondamentale di in processo di osmosi continuo tra la sfera legale e quella illegale dal punto di vista dell’istituzionalità giuridica, peraltro fermamente legittimata nell’ottica del funzionamento dello Stato borghese.

Possiamo, quindi, citare tre corrispondenti esempi concreti che ne hanno permesso il mantenimento e la continuità.

Innanzitutto, la ROTA (Ronde Ostensive Tobias Aguiar), una specie di squadra speciale all’interno della polizia di San Paolo, che ha istituzionalizzato le pratiche dei suddetti gruppi di sterminio. Creata negli anni ’70, la ROTA ha un rapporto diretto con gli Squadroni della Morte dell’epoca.

Tuttavia, prima di assumere la sua forma istituzionale, la ROTA era riconosciuta come RUDI (Ronde Unificate del Dipartimento Investigativo) e come RONE (Ronde Notturne Speciali), entrambe istituite negli anni 50.

Huggins sottolinea che “le qualifiche di RONE e RUDI erano le stesse di qualsiasi altro squadrone della morte parallelo con collegamenti con la polizia. In tutte loro era essenziale essere impavidi, forti, familiari con il mondo della polizia e garantire il contatto tra l’organizzazione ufficiale e le attività devianti dei gruppi informali”. Guarda caso, il già citato delegato torturatore Fleury fu per un periodo capo della RONE.

È interessante evidenziare inoltre che l’istituzione dei Gruppi di Operazioni Speciali – GOE (anch’essi squadroni di sterminio) fu introdotta dalla OPS-Brasil. Attraverso il Segretario della Pubblica Sicurezza di Rio de Janeiro, il Generale dell’Esercito Luís França Oliveira, l’OPS-Brasil ha richiesto la formazione di una “squadra d’élite” che coinvolgesse DOPS, Esercito, Polizia Militare e Vigili del fuoco, con totale autonomia nelle loro azioni.

Il criterio per reclutare i GOE era il coraggio già dimostrato durante la vita professionale di questi agenti. I membri dei GOE hanno partecipato a corsi di azione e comando istruiti da soldati della Brigata dei Paracadutisti, che prevedevano tattiche di guerriglia urbana, provenienti esclusivamente dall’esercito, assistiti da istruttori statunitensi. La prima operazione dei GOE è stata svolta in una favela.

Il terzo esempio è il Battaglione di Operazioni Speciali (BOPE) della Polizia Militare di Rio de Janeiro, che, coincidentalmente o no, ha uno stemma molto simile al già citato Gruppo di Sterminio Scuderie Le Cocq.

Pur non avendo legami ufficiali e, soprattutto, istituzionali con organismi internazionali, non può essere scartato il legame politico ereditato dall’orientamento delle scuole francese e statunitense. Il BOPE è apparso originariamente alla fine degli anni ’70, con il nome di “Nucleo della Compagnia di Operazioni Speciali”.

Come criterio di reclutamento, l’agente scelto per il Nucleo doveva dimostrare una solida integrità morale. Questo nucleo iniziale era composto da membri delle Forze Armate che avevano seguito corsi di aggiornamento, come il corso di Guerra nella Selva e il corso di controguerriglia, del commando anfibi, oltre a importanti poliziotti e militari dell’Esercito.

A poco a poco, a causa delle dinamiche politiche e sociali, il Nucleo ha cambiato nome in base alla specificità del suo svolgimento, fino a quando, nel 1991, dopo la determinazione che sarebbe stato un gruppo speciale per il combattimento nelle favelas, si è è finalmente riconosciuto come BOPE.

A quell’epoca non c’era più una dittatura civile-militare, non c’era più l’esistenza ufficiale di Squadroni della Morte e nemmeno la partecipazione di agenti di organismi americani e francesi; tuttavia, l’intera eredità della Pubblica Sicurezza accumulata in quel periodo è rimasta immutata.

Un altro punto notevole in questo senso si trova attualmente nello Stato del Goiás. Si tratta del Primo Battaglione delle Forze Speciali dell’Esercito brasiliano, noto come “Fantasmi”, a causa della sua azione altamente segreta.

Esso fu creato nel 1968 nella città di Rio de Janeiro e fu inizialmente subordinato alla Brigata Paracadutisti, consolidandosi progressivamente e acquistando autonomia rispetto alla direzione gerarchica di altri comandi all’interno della struttura militare, passando cioè da distaccamento a compagnia fino a diventare un battaglione nel 1983. Esso fu trasferito nel Goiás solo nel 2003, a causa del coinvolgimento nel traffico di droga al dettaglio di alcuni suoi membri.

Nel 2017 i “Fantasmi” sono stati segnalati dalla stampa nell’ambito di un’operazione a dir poco strana, avvenuta nella favela di Salgueiro, a São Gonçalo, nella regione metropolitana di Rio de Janeiro. All’epoca, otto residenti furono uccisi. Uno dei tre residenti sopravvissuti disse di essere riuscito a vedere uno dei membri dell’operazione: “i proiettili che hanno colpito le vittime sono stati sparati da uomini vestiti di nero, con elmetti e fucili a mirino laser che erano nascosti nella zona boschiva”. Tuttavia, anche prima di commettere questo massacro a Rio, le Forze Speciali dei “Fantasmi” avevano già altre operazioni “eccezionali” nel loro curriculum.

Creato per partecipare ad operazioni di “guerra irregolare” (terrorismo, guerriglia, insurrezione, movimenti di resistenza) ed ispirato alla dottrina dei Berretti Verdi nordamericani, il Battaglione conta su duemila uomini altamente addestrati, che, in generale, svolgono attività di polizia urbana.

La sua esperienza nei mega-eventi svolti sul territorio nazionale risale ai Giochi Panamericani del 2007. È da segnalare, inoltre, la partecipazione del battaglione nelle azioni contro la Guerriglia dell’Araguaia [un gruppo della resistenza armata durante la dittatura militare. 1968-1974], le missioni ad Haiti [2004-2017], nonché le azioni a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, e ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Il battaglione dei “Fantasmi” ha partecipato anche a confronti con le FARC a sostegno dell’esercito colombiano nell’Operazione Traíra del 1991 e negli interventi militari nella Favela della Maré nel 2014 e 2018. Ma pochi sanno cosa hanno effettivamente fatto in queste occupazioni/missioni.

È importante ricordare e mettere a fuoco l’attenzione su queste due vertenti della presenza imperialista nei Gruppi armati nella formazione sociale brasiliana, tanto quella istituzionale,riguardante le forze speciali, quanto quella para-istituzionale, dei gruppi di sterminio. 

Attualmente è possibile ritrovare queste pratiche e modelli di azione sia nelle Forze di Sicurezza dello Stato, sia nelle Forze Armate e sia nei Gruppi Civili Armati di “miliziani” che operano nello spazio urbano, un noto esempio di militarizzazione derivante della società borghese in crisi.

È necessario riflettere sulle cause e sulle finalità della proliferazione di questi Gruppi Armati in tempi di crisi sociale e sulla loro notevole disponibilità di strumentazione bellica da utilizzare sul territorio.

Thiago Sardinha, 07/05/2021

Nota:

[1] Esiste anche un’altra narrazione riguardo alla formazione dello Squadrone della Morte a Rio de Janeiro basata sulla testimonianza alla Commissione per la Verità dello Stato di Rio de Janeiro di Alessandra Vieira, in un’udienza pubblica del 15 ottobre 2014. Nella presentazione fatta alla Commissione per la Verità “Rubens Paiva”, la giurista attesta che “Il primo atto dello Squadrone della Morte risale al 1958 quando l’allora capo della polizia del Distretto Federale, il temuto generale Rogério Mont Karp, creò il Servizio di Diligenze Speciali (SDI), in risposta a un’ondata di rapine a negozi e tassisti nella città. Noto sia per i suoi metodi micidiali di lotta alla criminalità, sia per il suo coinvolgimento nella gestione delle lotterie clandestine, nel traffico di droga e nelle cliniche per aborti clandestini, Mont Karp aveva promesso alla popolazione una risposta immediata nella lotta contro i rapinatori, disponendo che la SDI mettesse in atto, se necessario, “lo sterminio puro e semplice dei malfattori”. Così ebbe inizio l’uccisione di diversi sospetti, appoggiata da gran parte della popolazione dell’epoca.

 

Fonte: Revista Opera – https://revistaopera.com.br/2021/05/07/imperialismo-e-grupos-armados-no-brasil/

(Traduzione di Alessandro Vigilante)

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