ORRORE IN COLOMBIA: GIOVANE DI 16 ANNI UCCISO E POI BRUCIATO DALLA POLIZIA
In Colombia gli orrori non cessano: a 37 giorni dall’inizio delle proteste la polizia e la squadra mobile anti sommossa continuano nella più totale indifferenza della comunità internazionale a uccidere e torturare i manifestanti. Il 29 maggio nella città di Cali un giovane di 16 anni è stato seviziato, ucciso e poi bruciato dalla polizia.
Il fatto è avvenuto il 29 di maggio a Cali dove il giovane di 16 anni Daniel Stiven Sanchez è stato ucciso e poi bruciato. Il corpo carbonizzato del sedicenne è stato trovato nel negozio Dollar City, nel comune di Siloé a Cali, alle prime ore del 29 maggio. Secondo le testimonianze e da quanto affermato dai famigliari l’omicidio e il successivo incenerimento del corpo sarebbe stato compiuto dalla polizia. Da parte sua la polizia nega ogni addebito e afferma che il corpo sarebbe stato trovato nel negozio che precedentemente era stato dato alle fiamme da sconosciuti. Il giovane, secondo loro, si sarebbe trovato nel negozio quando sconosciuti vi sono entrati e poi hanno appiccato le fiamme e Daniel sarebbe rimasto coinvolto nell’incendio perdendo la vita.
Ma le versioni fornite dalla polizia e dai famigliari non coincidono. In un documentario di poco più di nove minuti, il produttore audiovisivo colombiano Alejandro Palencia ha ricostruito i fatti sulla morte di Daniel Stiven intervistando la madre e le due sorelle.
La prima a parlare è María Paula Sánchez, una delle sue sorelle. Dice che il giovane stava tornando dal lavoro in compagnia di altre persone quando si è imbattuto in un mezzo della Polizia Metropolitana di Cali. Dopo aver visto il mezzo, si è paralizzato dalla paura ed è riuscito solamente ad alzare le mani per avvisare che non aveva nulla a che fare con la protesta.
Da quel momento in poi, hanno raccontato testimoni alla famiglia, ci sono state diverse aggressioni al giovane, presumibilmente commesse dai poliziotti che lo hanno picchiato, colpito con proiettili più volte e trascinato via mentre chiedeva aiuto. “Ha detto che era minorenne e i testimoni hanno gridato: hanno preso un bambino, lo hanno portato a Dollar City, lo stanno picchiando, non vogliono consegnarlo a noi”, dice la sorella.
Le percosse non sono terminate, anche un paramedico che lo voleva aiutare è stato colpito, poi è stato caricato sul mezzo ed è stato portato via. I famigliari si chiedono come sia finito il ragazzo nel negozio e perché il suo corpo sia stato rinvenuto bruciato. La sorella inoltre afferma che il corpo presenta ferite da arma da fuoco anche se non sono ancora usciti i risultati della perizia.
L’altra sorella, Yurany Sanchez, dice che si sente distrutta per quanto accaduto e afferma che non gli è bastato uccidere il fratello ma lo hanno anche bruciato. Secondo la ricostruzione della polizia il giovane stava vandalizzando il negozio e poi gli avrebbe dato fuoco, ma i testimoni sostengono che Daniel stava tornando da lavoro. María Sánchez, sua madre, dice che gli era proibito andare alle dimostrazioni per paura che gli potesse succedere qualcosa. “Coloro che erano in prima linea [avanguardia nelle mobilitazioni] hanno confermato a mia figlia che non lo avevano mai visto lì”, riporta RT..
Il caso ha mobilitato molto le coscienze dei colombiani che da oramai oltre un mese assistono alle violenze della polizia. Ma le versioni fornite sul caso sono profondamente divergenti e non sarà facile scoprire la verità in un paese dove le forze dell’ordine e la giustizia rispondono solo al governo. Governo che continua a gettare tutte le responsabilità delle manifestazioni al solito complotto organizzato da non si sa bene chi ma che vedrebbe la regia occulta di Cuba e Venezuela allo scopo di destabilizzare la pacifica Colombia.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info