A QUINDICI GIORNI DALL’INIZIO DELLE PROTESTE IN COLOMBIA ANCHE OGGI I MANIFESTANTI SCENDONO IN PIAZZA
A quindici giorni dall’inizio delle manifestazioni in Colombia le proteste contro il governo di Ivan Duque non cessano, oggi è in programma una giornata di mobilitazione generale in tutto il paese e speriamo che la polizia resti con le mani in tasca.
Il 28 aprile sono iniziate le proteste contro la riforma fiscale che il governo voleva introdurre. Tra le misure spiccava l’aumento dell’Iva su molti prodotti di prima necessità che avrebbe penalizzato come sempre quando le riforme hanno un carattere neoliberale le classi popolari più povere.
Oggi a quindici giorni dall’inizio delle proteste si annuncia un giorno di sciopero generale in tutta la Colombia con manifestazioni nelle principali città. Le manifestazioni avranno luogo oltre che nella capitale Bogotà anche a Medellin, Barranquilla, Pereira, Manizales, Bucaramanga, Cartagena, Villavicencio e Cali, diventato l’epicentro delle proteste. Nella stessa Cali il Comitato nazionale proteste che raccoglie i sindacati, e le organizzazioni della società civile ha indetto per oggi un’assemblea generale dopo il fallimento dei colloqui con il governo tenutasi lunedì.
La riforma fiscale che il governo voleva far passare comprendeva oltre alla riforma tributaria anche la riforma sanitaria, del lavoro e delle pensioni. A Bogotà i lavoratori del settore sanitario stanno manifestando assieme agli altri lavoratori ed agli studenti contro il progetto di riforma sanitaria. Tale progetto vuole privatizzare maggiormente la già privata sanità colombiana rendendo l’accesso alla salute un diritto solo per chi dispone di ingenti risorse lasciando la gran parte dei colombiani senza assistenza sanitaria. La riforma prevede la chiusura dell’ospedale pubblico per la cura dei malati affetti da cancro lasciando anche queste cure al settore privato: chi avrà soldi potrà curarsi mentre chi non potrà sostenere le costose cure è destinato a morire. Infine gli ospedali dovranno ridurre i costi di gestione pena la loro chiusura.
In mezzo a questi tagli nel settore sanitario e pensionistico il governo ha deciso di investire ingenti risorse nel settore della difesa acquistando armi per l’esercito. E’ notizia di ieri che per far fronte alle proteste sono stati acquistati oltre 4000 scudi di protezione, oltre un centinaio di fucili spara lacrimogeni ed altre attrezzature per la polizia e per lo Squadrone Mobile Anti Sommossa (Esmad), quest’ultimo reo della maggior parte delle violenze contro i manifestanti mentre nel paese scarseggiano i vaccini contro il Covid 19. Per tentare di sedare le manifestazioni il governo ha deciso di inviare nel frattempo altri 2 mila soldati e 10 mila poliziotti nella città di Cali.
Insomma le proteste in Colombia sono ben lungi dal terminare. La crisi innescata dalla pandemia è stato il detonatore che ha fatto esplodere nella società colombiana il malcontento che covava sotto la cenere da tempo. L’arrivo del corona virus nel paese sud americano ha privato molte persone del loro lavoro condannandole di fatto alla miseria, situazione aggravata dalla latitanza del governo nella gestione della pandemia. Infatti la Colombia dopo il Brasile e il Messico è il paese del sud America dove il corona virus ha colpito più duramente. Se poi si considera che la Colombia è il secondo paese dell’America Latina con la maggiore disuguaglianza ed il settimo al mondo, secondo i dati della Banca Mondiale, si capisce da dove nasca tutto questo malcontento.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info